sabato 21 febbraio 2015

Domenica dei latticini/domenica del perdono/ domenica dell'esilio di Adamo ed Eva ultima del triodion prequaresimale



  Domenica dei latticini/domenica del perdono/ domenica dell'esilio di Adamo ed Eva ultima del triodion prequaresimale

http://www.ortodossia.it/w/media/com_form2content/documents/c17/a1211/f255/Vespro%20e%20Mattutino%20della%20Domenica%20dei%20latticini.pdf

Kontakion — Tone 6

Master, Teacher of wisdom, / Bestower of virtue, / you teach the thoughtless and protect the poor: / Strengthen and enlighten my heart. / Word of the Father, / let me not restrain my mouth from crying to you: / Have mercy on me, a transgressor, / O merciful Lord!
 
 
 Maestro di sapienza e guida dell’intelletto, che ti compiaci istruire gli ignoranti e proteggere i poveri, tu o Signore, fortifica e ammaestra il cuor mio. Tu che sei il Verbo del divin Padre, infondi anche a me la tua parola ed io non  frenerò le mie labbra dal ripeterti: o misericordioso, abbi pietà di me, miseramente caduto.

Quest'ultima domenica prima della Grande Quaresima dei digiuni è dedicata a due temi importanti: il perdono e il ricordo della cacciata dal Paradiso di Adamo ed Eva. Il tema del perdono è sottolineato dal passo del Vangelo di Matteo che si legge nella Divina Liturgia, dove  Gesù dice:
"se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe (Mt 6,14-15)".
La necesità del perdono nasce dal bisogno di essere riconciliati con Dio e con gli uomini per poter fare un vero cammino quaresimale. Infatti, frutto del peccato è la divisione mentre frutto dell'amore è la comunione. Chi cerca l'amore di Dio non può che vivere cercando la comunione con i fratelli.
Nelle ufficiature del Vespro e del Mattutino gli inni liturgici richiamano la nostra attenzione sul pianto di lamento che Adamo compie per la sua nuova condizione:
"Sedette Adamo davanti al paradiso e piangendo la propria nudità così faceva lamento: aimè, mi sono lasciato convincere e depredare da un malvagio inganno e sono stato allontanato dalla Gloria; aimè, nudo e nella semplicità e ora mancante di tutto! O Paradiso, mai più godrò delle tue delizie, mai più vedrò il Signore, mio Dio e Creatore, perché me ne andrò alla terra dalla quale sono stato tratto. Abbi misericordia, o Pietoso, e a te io grido: abbi misericordia di me che sono caduto"(doxasticon del Vespro).
La Quaresima è il periodo in cui piangiamo con Adamo ed Eva davanti al cancello chiuso del Paradiso, e con loro ci pentiamo per i peccati che ci hanno privato della comunione con Dio. Ma la Quaresima è anche un periodo in cui ci prepariamo a celebrare l'evento salvifico della morte di Gesù Cristo, che ha riaperto per noi le porte del Paradiso. Così il dolore per il nostro esilio nel peccato è temperato dalla speranza del nostro rientro in Paradiso.
La sera di questo stesso giorno, ai vespri del Lunedì, inizia la Grande Quaresima dei digiuni e l’astensione dai prodotti lattiero-caseari (l'astensione dalla carne è iniziata il lunedì precedente). Tutti i giorni della quaresima, eccetto il 25 marzo (festa dell'Annunciazione), il sabato e la domenica, sono aliturgici (non viene celebrata la Divina Liturgia); il mercoledì e il venerdì si celebra un ufficio di comunone detto dei Presantificati o Projasmena, ossia la comunione con l'Eucarestia consacrata la domenica precedente.





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 “Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: << E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino? >>. Rispose la donna al serpente: << Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete >>. Ma il serpente disse alla donna: << Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male >>. Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture...

...Il Signore Dio disse al serpente:
<< Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno >>.
Allora alla donna disse:
<< Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà >>.
All'uomo disse: << Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba campestre.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finchè tornerai alla terra,
perchè da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e polvere tornerai! >>.
L'uomo chiamo la moglie Eva, perchè essa fu la madre di tutti i viventi...Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perchè lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via dell'albero della vita...”

(Libro della Genesi cap. 3)

“Voi pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.




Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe...”

(Vangelo di Matteo cap. 6).

Romani 13,11-14,4

13,11 E questo tanto più dobbiamo fare, conoscendo il tempo, perché è ormai ora che ci svegliamo dal sonno, poiché la salvezza ci è ora più vicina di quando credemmo. 12 La notte è avanzata e il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13 Camminiamo onestamente, come di giorno, non in gozzoviglie ed ebbrezze, non in immoralità e sensualità, non in contese ed invidie. 14 Ma siate rivestiti del Signor Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne le sue concupiscenze.
14,1 Or accogliete chi è debole nella fede, ma non per giudicare le sue opinioni. 2 L'uno crede di poter mangiare d'ogni cosa, mentre l'altro, che è debole, mangia solo legumi. 3 Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha accettato. 4 Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Stia egli in piedi o cada, ciò riguarda il suo proprio signore, ma sarà mantenuto saldo, perché Dio è capace di tenerlo in piedi.


http://media.famigliacristiana.it/2013/6/peccato-originale_2899748_702180.jpg

Matteo 6,14-21

14 Perché, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre. 16 Ora, quando digiunate, non siate mesti d'aspetto come gli ipocriti; perché essi si sfigurano la faccia, per mostrare agli uomini che digiunano; in verità vi dico che essi hanno già ricevuto il loro premio. 17 Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, 18 per non mostrare agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa pubblicamente».
19 «Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine guastano, e dove i ladri sfondano e rubano, 20 anzi fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano. 21 Perché dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
 
SABATO SERA AI VESPRI
Al Kyrie ekèkraxa (gospodi vozzah)
Il mio Creatore, il Signore,
prendendo del fango della terra mi ha formato,
mi ha donato un’anima con il suo soffio vivificante,
mi ha messo a capo di tutte le cose visibili
e mi ha fatto concittadino degli Angeli;
ma satana, con l’intervento del serpente,
mi ha preso all’amo e mi ha separato dalla gloria di Dio,
abbandonandomi alla morte sulla terra;
ma tu, Signore della tenerezza, richiamami a te.
Ahimè, io mi sono spogliato dell’abito divino, Signore,
trasgredendo al tuo comandamento per il consiglio del Nemico;
mi sono coperto con le foglie del fico e con le tuniche di pelle;
ho mangiato il mio pane con il sudore della mia fronte,
e per colpa mia la terra fu condannata a portare cardi e spine;
ma tu, Signore, nato dalla Vergine in questi ultimi tempi,
richiamami per farmi rientrare nel paradiso.
Amabile paradiso, primaverile bellezza, dimora divinamente creata,
gioia e delizia senza fine, gloria dei giusti,
incanto dei profeti e residenza dei Santi,
supplica con il mormorio delle tue foglie il Creatore dell’universo
di schiudermi le porte che io stesso ho chiuso con la mia colpa
e di lasciarmi cogliere all’albero della Vita
la gioia che una volta trovavo in te.
Adamo per la sua disobbedienza fu cacciato dal paradiso
e privato delle sue delizie, ingannato dalle parole della donna;
e nudo se ne stava davanti al giardino piangendo.
Perciò accogliamo tutti con zelo questo tempo,
digiuniamo ed obbediamo agli insegnamenti evangelici,
al fine di essere graditi a Cristo e di abitare di nuovo nel paradiso. 
 
Gloria al Padre, tono 6
Adamo sedette davanti al giardino gemendo per la sua nudità:
Ahimè, con un inganno io fui sedotto e spogliato
e mi sono allontanato dalla gloria;
ahimè, io che prima me ne stavo nudo in tutta semplicità,
ora non so più che fare.
O Paradiso, io non gusterò mai più la tua gloria,
mai più vedrò il Signore, mio Dio, mio Creatore,
poiché devo tornare alla terra da cui fui creato.
Dio d’amore, a te io grido: Dopo la mia colpa, abbi pietà di me.

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