venerdì 27 giugno 2025

Occorre rompere la scacchiera... Altro non mi è possibile.



Occorre rompere la scacchiera...

Se è vero che ha (già?) deposto i potenti dai troni e ha innalzato gli ultimi.

Se è vero che ha (già?) ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote

Allora gli ultimi e gli affamati, i non garantiti, gli oppressi, i crocifissi,  sono l'unico soggetto ecclesiale e politico  possibile e legittimato. Ed io non posso far parte del soggetto ecclesiale e civico, neppure volendolo,  perché sono e resto garantito. I garantiti sono stati dichiarati con il canto di Myriam di Nazareth estranei a qualunque relazione con il rabbì di Nazareth… anche, e forse soprattutto, i garantiti progressisti e di sinistra. Il rabbì di Nazareth non li vuole. E non ci vuole perché sa che le nostre intenzioni non sono sincere ed oneste, anzi sono indecorose. In qualunque marciapiede i garantiti si collocano, esistono per controllare, esorcizzare, imbavagliare il soggetto ecclesiale e politico individuato da Myriam di Nazareth madre di Gesù. I garantiti di destra tramite leggi securitarie e confindustriali di azzeramento dei diritti e dell'esercizio del dissenso, anzi dell'esercizio ad esistere in dignità. Inutile autocensurarsi: stanno nel marciapiede della rivincita fascista  sulle Costituzioni ed anche sul Magnificat di Myriam. Con costoro non ci si confronta… li si contrasta h.24.  I garantiti "progressisti" con la furbata del "teologicamente e civicamente corretto", con la costruzione del partito degli intelligentoni che si autoproclama guida degli ultimi, vogliono (unico verbo possibile) loro  insegnare come organizzarsi secondo  parametri che solo essi intelligentoni hanno costruito insindacabilmente.

Gli intelligentoni del progressismo ecclesiale in tutti questi cinquanta anni hanno agito/abbiamo agito  da maestrini in Israele e alla fine hanno/abbiamo  parlato e si continua a parlare tra di noi …dotti studi teologici… pubblicazione di testi di ermeneutica …riviste..siti... blog…convegni…alleanze ecclesiali. Alleanze politiche… mentre a Palermo, un frate laico, oltremodo conservatore, garantiva un minimo di dignità possibile ai protagonisti del Magnificat. Quel frate laico ha fatto,senza volerlo, politica ed è rimasto inviso a tutte le tipologie di garantiti. 

In questo ambito i due marciapiedi di garantiti sono stati costruiti da fratelli/sorelle gemelli monovulari. Quindi è anche ora necessario non confrontarsi neppure con i garantiti progressisti. E quindi di fatto e di diritto non mi autorizzo da me a me stesso a continuare a scrivere.

Ho solo un sogno: un giorno i non garantiti che vivono, rectius: "stanno" ,nel mio quartiere  e sono tanti e tante e di qualsivoglia "identità" mi  possano chiedere: Giovanni ci aiuti a trovare un luogo in quartiere dove ci possiamo riunire da noi a noi stessi per noi stessi  senza pagare nulla ? Solo questo aiuto, Giovanni, perché ai nostri incontri  ovviamente NON sei benvenuto. 

Mi impegnerei totalmente per cercare questo luogo. A me garantito di sinistra resta solo questa fragile occasione per aver autorizzazione a cantare con Myriam di Nazareth il Magnificat.

Altro non mi è possibile. 

 


lunedì 16 giugno 2025

Claudio Lupo Tabacco. Lamento per Gaza




La culla è un grido vuoto

lo hanno crocefisso a Gaza

a Beirut gli hanno inchiodato le carni

non si chiamava Gesù ma era carne di Dio

ed un grido si è levato a Ramallah

un grido nel vento nero.

… e alla fine siamo terra

incatenati alla terra

argilla rossa che pretende il cielo

siamo terra e solo terra

Un triste gelido vento soffia a Gaza

lo stesso triste gelido vento di Varsavia 

un triste gelido polveroso vento

gemito di Dio tra le macerie di Gaza

lo stesso triste gelido polveroso vento

gemito di Dio tra le macerie di Varsavia. 

Da queste mura di notte

Primavera fugge

finestre senza sguardo

e profonde ore senza costrutto

Ho freddo. 

Da Gaza si è levato un grido

e Amina piange la figlia massacrata

divorata, la figlia di Amina, dal Principio della Guerra

carne di bambini viscere di bambine

lo stupro non distingue

carne di adolescente carne vecchia

la bomba non distingue

neppure l’oscena raganella 

carne di macello che neppure più grida

la morte libera

la speranza tormenta

Domani quando mangerai il pane dei crocefissi

fai Memoria di chi per un sacco di farina 

fu da Erode ucciso. 

A Gaza si muore

si muore a caso

è una riffa 

A Gaza si muore 

si muore nel nero

A Gaza si vive come i morti.

Siamo carni appese ai ganci del nulla

che si amano con disperazione.

mercoledì 11 giugno 2025

Gianluigi Quaranta ANTIMAGNIFICAT IN TEMPO DI GUERRA E GUERRE






ANTIMAGNIFICAT IN TEMPO DI GUERRA E GUERRE

L'anima mia esecra i potenti e maledice i governanti del mondo poiché sono assassini con licenza di uccidere e perversi operatori di violenza, delitti, spargimenti di sangue innocente . L'anima mia esecra i generali e i militari e li maledice perché prestano obbedienza ai comandi malvagi e agli ordini spietati dei governanti, li maledice perché si addestrano e addestrano ad uccidere innocenti coloro che sono posti, loro malgrado, sotto la la loro autorità e perché pervertono la propria e l'altrui coscienza nel nome della "obbedienza dovuta".

L'anima mia esecra e maledice preti, pope, pastori, rabbini e imam che usano, profanano e bestemmiano il nome del Dio dell'universo per santificare e benedire stragi, massacri e pulizie etniche in nome della salvezza dei loro popoli  "eletti" da "dio".  L'anima mia maledice ed esecra questi miserabili e spregevoli professionisti del "sacro" perché tacciono di fronte al dolore di Rachele e passano oltre, con indifferenza.

L'anima mia ha soltanto compassione per le folle traviate e distolte dalla verità e dalla compassione dalle belve assetate di sangue dei palazzi del potere e dei quartieri generali delle forze armate e dal meschini mercenari  che prostituiscono la parola di Dio alla perversa volontà del potere e dei suoi corifei per denaro e privilegi.

                            Amen


https://www.facebook.com/gianluigi.quaranta.397/posts/pfbid0x83m8eUEZQS7F1fMj3HKdf7Yi928oePEuv1DFKbCziYqij4Ghts9CTuzPe9uCJ39l


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Commento del Padre Giovanni ù

io direi: la pienezza del Magnificat in reale continuità con l'urlo di Myriam di Nazareth

martedì 10 giugno 2025

Quest’oggi, 4 giugno 2025, Pastore Massimo Aprile, Pastora Anna Maffei




Come cristiani evangelici che vivono in occidente, nella parte, tutto sommato, ancora garantita del mondo, desideriamo confessare il nostro peccato e chiedere perdono a Dio, per le nostre mancanze

circa la sofferenza inenarrabile del popolo palestinese.

Chiediamo perdono per i nostri deficit, culturali, morali e spirituali che, se non hanno determinato,hanno contribuito ad aggravare la situazione devastante in cui versa il popolo e lo stato palestinese.


Il primo è un peccato di distrazione.


Già da molto prima del 7 ottobre, in cui si è scatenata la furia disumana di Hamas, la politica iniqua di occupazione delle terre palestinesi da parte dei coloni israeliani, col sostegno delle autorità militari e politiche israeliane, ha reso la vita degli abitanti della Cisgiordania, insostenibile. Quasi impossibile spostarsi a causa delle decine di check point, pericoloso andare al lavoro per il rischio di ritrovare la propria abitazione occupata dai coloni, difficile vivere sotto il ricatto ideologico di Israele. Distrazione anche rispetto alle tante disattese risoluzioni dell’ONU da parte di Israele.

Mentre confessiamo questo peccato di distrazione, siamo consapevoli, che proprio mentre pronunciamo queste parole, risulteremo “distratti” rispetto ad altri conflitti non meno cruenti che si stanno consumando nel mondo in questo momento.


Poi abbiamo commesso un peccato di pregiudizio positivo verso Israele.

Abbiamo creduto troppo a lungo, che una democrazia liberale, come essi si accreditano in occidente, non potesse varcare la soglia della brutalità. Abbiamo commesso il peccato di credere che la morte di tanti civili palestinesi fosse danno collaterale della lotta contro Hamas, per poi renderci conto che i bambini, gli anziani e le donne, sono ormai divenuti il target di una strategia stragista di Israele.


Abbiamo commesso un peccato di leggerezza,


pensando che si potesse essere equidistanti, per cercare di offrire margini di mediazione. Ma. l’escalation del conflitto avrebbe richiesto una parola di chiarezza e di parzialità, perché il Dio in cui crediamo, lo stesso Dio degli ebrei, ha scelto di essere dalla parte dei deboli, dei poveri, delle vittime, dei senza potere. E i palestinesi, e in particolare le donne e i bambini palestinesi, rappresentano tutto questo. Abbiamo mancato del coraggio di ripetere al despota di turno le parole chiare e ferme di Giovanni Battista “Non ti è lecito”.

Abbiamo commesso il peccato di credere che le dichiarazioni delle chiese cristiane dovessero essere espressione di diplomazia ecclesiastica più che di parresia evangelica. Abbiamo peccato perché abbiamo mancato di stigmatizzare tempestivamente la politica di Israele e del suo capo politico, Benjamin Netanyahu. Non abbiamo richiesto a chi ci governa di revocare ogni accordo di cooperazione con lo Stato d’Israele particolarmente nei settori della difesa e dell’intelligence e di avviare sanzioni e campagne di boicottaggi, da sempre efficaci strategie di lotta nonviolenta.

Il nostro amore per i fratelli e le sorelle ebree, ovunque nel mondo, la nostra coscienza del grave peccato di antisemitismo della chiesa nei secoli, ci hanno impedito di riconoscere la differenza tra la fede ebraica e un governo politico sostenuto dai peggiori fanatismi anche religiosi.

Nel confessare questo nostro peccato ed esprimere così la nostra vicinanza e parzialità ad un popolo a cui viene nei fatti negato il diritto di esistere, riaffermiamo la solidarietà con tutte le vittime dell’orrendo conflitto in corso, comprese quelle del 7 ottobre e dell’odioso omicidio di due giovani dipendenti dell'ambasciata israeliana uccisi a Washington da un estremista filopalestinese.

Un versetto del Vangelo di Matteo 2,18 si offre a noi per riflettere e agire:


«Un grido si è udito in Rama,

un pianto e un lamento grande:

Rachele piange i suoi figli

e rifiuta di essere consolata,

perché non sono più».