giovedì 24 aprile 2025

autore: Claudio Tabacco. POVERO DIO.




Povero dio. 

 Povero dio ti vedo strattonato di qua e di là per giustificare sentimentalismi vacui e feroci integralismi, e Tu misero re travicello sei incapace di difenderti. Sei ridotto, povero dio, ad una parola vuota, anzi alla parola più vuota in ogni lingua, non servi neppure più come lacera bandiera in alzata su di un'ora di grande dolore. Hai giustificato e fondato razionalmente, povero dio, ogni Potere ed ora sei un mucchietto cencioso di parole senza troppo costrutto. Vorrei abbracciarti, vorrei in qualche modo soccorrerti, caricarti sulle mie spalle, curve e fragili, e condurti alla locanda e lì prendermi cura delle tue piaghe del tuo dolore. D'altro canto io sono un escluso dal tuo radar perché non credo nei tuoi miracoli e nei tuoi segni, nelle tue religioni, nel sentimentalismo, preferisco la Critica della Ragion Pura del Padre del Nichilismo, dunque sono perfetto come contemporaneo Samaritano. Vorrei, ma non ne ho la forza. Patisco il non prestarti aiuto povero dio ma debbo prendermi cura di ciò che resta della mia umanità. Offesa, umiliata, schiantata da guerre e genocidi, fatta ammalare da un’economia feroce e così competitiva da essere suicida. Debbo fare una scelta, povero dio , decidere per te o per la mia umanità messa alla gogna, nuda, ferita, offesa, ed allora decido per l’Umanità che è in me, che è ancora in me. Non sono né ateo né nichilista, sono tragico, vivo contemplando la necessità della mia morte, mentre tu, povero dio, sei necessariamente eterno. Ed allora mi prendo cura di quel filo d’erba esposto al gelo ed a tramontana e lascio te morire eternamente sul ciglio della strada.


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