mercoledì 21 giugno 2023

IL MONOTEISMO SOLARE DELL’IMPERATORE FLAVIO CLAUDIO GIULIANO




il canto del cigno del “paganesimo” mediterraneo e del pensiero sacro antico nell’estremo tentativo dell’ultimo imperatore di Roma, che pagò la sua personale Resistenza venendo marchiato come «Apostata»



https://axismundi.blog/2018/01/12/il-monoteismo-solare-dellimperatore-flavio-claudio-giuliano/


INNO AL SOLE. di Flavio Claudio Giuliano Imperatore 


Canto la gloria del risplendente Dio del Sole,
la bellissima progenie del possente Giove,
Colui che, attraverso la vivificante fonte solare,
nella sua mente creatrice nascose
la forma di una triade di splendidi Dei solari;
da cui le multiformi forme del mondo emersero
dalla mistica tenebra nella magnifica luce,
perfetta e ricolma di beni della sfera intellettiva.
Salve a te! Dio oltremondano della luce divina,
l’immagine più bella del bene sconosciuto:
poiché, come la luce procede dall’Uno,
il Dio degli Dei, il fiore senza paragone della bellezza,
gli Intelligibili, con occulti raggi divini,
illumina; così dai raggi di Apollo,
esultando glorioso grazie al potere dell’armonia,
il mondo della mente è colmato in esuberanza di luce che eleva,
il Sole visibile largamente diffonde attraverso il mondo dei sensi,
una luce che tutto genera, bella e divina.
A Te, come Apollo luminoso, appartiene l’unire
la moltitudine in unità,
e molte nature generare da una sola;
con vigore nella tua essenza riunire
i differenti livelli delle forme secondarie;
e attraverso una perfetta unica natura essenziale (natura/principio)
combinare tutte le varie essenze e i poteri della generazione.
Ti è proprio, tu esente dalla molteplicità, ispirare nelle forme subordinate
la verità profetica; poiché verità e pura semplicità sono un’unica cosa;
del preservare il potere incorrotto la tua essenza libera è la fonte.
Celebri mistici poeti dei tempi passati, in canti sacri,
ispirati da Te, come il Signore che scaglia la freccia
costantemente ti invocavano, come Colui dall’irresistibile dominio
poiché i tuoi raggi colmi di forza colpiscono come frecce,
e completamente, tutto ciò che il mondo privo di misura
contenga di oscuro o privo di ordine, Tu distruggi.
E infine la tua rivoluzione circolare è il segno del movimento
che armonizza in uno le varie nature di questo possente Tutto.
Dunque, la tua prima monade luminosa, oh Dio illustre,
enuncia la verità e la luce intellettuale;
quella luce che, nell’essenza degli Dei,
sussiste con raggi unificati e non conosciuti.
La seconda distrugge tutto ciò che è confuso;
e dalla tua terza l’universo è legato con perfetta simmetria e retto consenso,
attraverso splendide cause e un potere armonico.
Aggiungiamo che alla tua essenza, fra gli Dei mondani,
è assegnato un ordine sopra-mondano,
un non generato e supremo potere di comando
su tutte le categorie delle forme generate,
e nei sempre fluenti reami dei sensi
un’ intellettuale dignità di dominio.
Ti appartiene un doppio avanzamento-
uno in congiunzione con gli Dei mondani,
l’altro soprannaturale e sconosciuto:
poiché quando il Demiurgo creò il mondo
Egli fece nascere una luce nella sfera solare,
non simile allo splendore delle altre sfere celesti,
tratta dai più occulti recessi della sua natura,
un simbolo perfetto delle forme intellettuali,
apertamente annunciando, con il suo splendore,
in ogni angolo di questo incredibile Tutto,
la solitaria e arcana essenza
di tutti i sovrani Dei sopramondani.
Perciò infatti, quando i tuoi raggi adornarono il mondo,
gli Dei mondani furono rapiti dalla tua vista;
così attorno alla tua orbita, con zelo emulativo
e sinfonia divina, Essi desiderarono danzare,
e cogliere ogni abbondanza dalla tua fonte luminosa.
Attraverso il tuo calore manifesto tu spingi in alto
le nature corporee dalla pigra terra,
ispirando un vivido potere vegetativo;
attraverso una natura segreta e divina,
liberi dai basici legami della materia,
attraverso una natura inerente nei tuoi raggi che tutto generano
Tu porti all’unione con la tua forma meravigliosa
le anime esaltate che negli oscuri domini della materia
terribilmente lottano per rivedere le dimore luminose:
Tu colmo di bellezza, dai sette raggi, Dio sopramondano!
La cui mistica essenza segretamente emette le splendide fonti della luce celeste.
Poiché fra i sovrani Dei sopramondani
un mondo solare e una luce assoluta esiste,
una luce che brilla come la fertile monade,
superiore ai tre mondi.
Sacri antichi Oracoli, così dissero, che la Tua orbita gloriosa
al di là della sfera delle stelle e nell’ultimo reame dell’etere ruota.
Ma nel tuo cammino, armoniosamente divino, la tua orbita
quattro volte attraversa questi mondi;
così rivelando (mostrando) dodici poteri di Dei luminosi,
attraverso dodici divisioni della zona obliqua.
Ancora colmo di forza creativa, ciascuna dividi in tre di differente livello.
Così, dalla quadruplice eleganza e grazia dei tempi e delle stagioni,
generate dal tuo percorso, l’umanità riceve un triplo beneficio,
il perenne dono delle Grazie che muovono in circolo.
Dio che tutto concedi, Tu che liberi l’anima
dalle oscure catene corporee della genesis,
assisti la tua stirpe, conducila sulle ali del pensiero,
al di là della stretta delle terribili (illusive) mani della Natura,
rapida nell’ascendere, per raggiungere il tuo mondo incantevole.
Il sottile abito della mia anima perfeziona,
eterea, salda e colma di luce divina,
il suo antico carro da Te assegnato;
nel quale avvolta, attraverso il cielo stellato,
spinta dall’impulso del folle desiderio,
ella precipitò fino a che, le sponde del Lete,
preda dell’oscurità, infelice, raggiunse,
e perse così ogni conoscenza del suo stato precedente.
Oh migliore degli Dei, daimon perfetto, dalla corona fiammante,
sicuro rifugio della mia anima nell’ora del dolore,
il porto paterno nelle dimore luminose,
ascoltami e libera la mia anima dalla punizione,
la punizione che è dovuta agli errori passati,
a causa dell’oscurità del Lete e del desiderio mortale.
Se per lunghi anni sarò condannato a rimanere in questi terribili domini
destinato all’esilio dal reame luminoso,
oh, concedimi presto i mezzi necessari
per raggiungere quel bene che la solitudine concede
alle anime che emergono dalle onde dolorose
del flutto impetuoso ed oscuro dell’illusoria materia.
Così che, ritirandomi dal gregge volgare
e dall’empio discorrere dell’era presente,
la mia anima possa trionfare sui mali della sua nascita;
spesso a Te congiunta in dolcissima unione
attraverso un’energia ineffabile, possa elevarsi
al di là delle più alte forme sopramondane
e nel luogo supremo contemplare,
emergente dalla profondità intelligibile,
la trascendente, solitaria bellezza del Sole.

 

 

Traduzione di Laura Mainardi


http://www.scuolaermetica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=600:inno-al-sole&catid=6:blog&Itemid=16 



«Figlio del Bene» e Re dell’univeRso:

il dio Helios di giuliano ΙmpeRatoRe Maria Carmen De Vita

(Università degli Studi di Salerno)

https://www.academia.edu/43397414/_Figlio_del_Bene_e_Re_dell_universo_il_dio_Helios_di_Giuliano_Ιmperatore_Chora_Revue_d_études_anciennes_et_médiévales_15_6_2018_pp_457_484

mercoledì 26 aprile 2023

Sara Cassandra : l'amore nel pianeta Presentismo-754 ..






Quando visitai il pianeta Presentismo-754, osservai coppie di alieni intente a scambiarsi effusioni e a chiamarsi: “Amore nonmio!”. Smarrita, domandai che cosa volesse dire quella negazione del possessivo. L’alieno mi corresse: “negazione del possesso, nonmia cara”. 

(…) Ah! Cioè?

“Come voi umani, anche noi amiamo. Ma siamo consapevoli che ciascun essere da noi amato non ci è mai appartenuto. Non è nostro. Perché, alla fine, quando gli esseri stanno per morire, abbiamo scoperto che preferiscono farsi ammaliare dalla luce in fondo al tunnel, e non dal nostro fuoco. Allora abbiamo dedotto che gli esseri appartengono a quella luce in fondo al tunnel, non certo a noi. La nostra espressione ormai lessicalmente condivisa “amore nonmio” significa “ti amo ma non vivo con la paura di perderti: non ti possiedo, dunque non ti perdo.”



sabato 15 aprile 2023

«Dove mi ha colto il buio della sera che dirada le voci». Lettera di Pier Paolo Pasolini a Luciano Serra* del 6 giugno 1942


https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2023/04/15/dove-mi-ha-colto-il-buio-della-sera-che-dirada-le-voci-lettera-di-pier-paolo-pasolini-a-luciano-serra-del-6-giugno-1924/

Caro Luciano,


ho atteso invano, finora, con ansia, i libri; quelli che ho portato ho scolato fino all’ultima goccia. Mi rimane Dedalus1, ma lo tengo per il viaggio. forse vedrai prima me di questa missiva che contiene la mia produzione poetica. Speriamo che quest’ultima abbia il peso e la statura della mia voce, così che ti giunga fedele foriera di me stesso.


Ritratto della natura


San Vito non mi è caro di memorie. I fanciulli che conducono le vacche al pascolo e le giovanette che si affacciano dai piccoli balconi non mi sono noti dall’infanzia. Tuttavia amo questi luoghi, come un uomo può amare le rocce e i boschi; ma non le oleografie. Soffia una brezza glaciale, ma è mite, ma è tiepida. Il Pelmo, su, tra le nuvole, non è solo, come sembra; è simile a un Cristo crocefisso; a un Cristo dipinto dal Beato Angelico, non atterrito, ma quasi sorridente, mentre Serdes e Senes(2), pieni di boschi, son sacri alla Vergine e al San Domenico, che, muti e genuflessi, meditano sotto la croce, nel gran silenzio.



Ora di notte


Dove mi ha colto il buio della sera


che dirada le voci, e l’infinito


digradare dei monti?


A settentrione


tutto s’inazzurra. Donde la luna


nasce, la luna si dispiega e irraggia.


Del paese alla valle vi si risponde


lugubre il grido dei fanciulli.


Dove


mi tiene il corso della vita? E quando


son giunto a questi luoghi? Al profumo


dei prati s’inabissa il bianco raggio


dell’ultima schiarita; nella sera,


dolce s’annienta; è pace che soverchia.



Nascita del giorno


L’aurora nasce con pace meridiana,


e, nella valle sgombra mattutina,


è un meriggio di verdi. La gallina,


leggera nelle penne, schiude grida


di quiete. Estivo, come da altri cieli,


sulle assolate piante cade un canto


altissimo d’uccelli. Per la strada


ecco un vecchio che passa, e non fa gesto,


assorto nel suo chiuso sogno. Quindi


dispare; già vive in altri luoghi;


di sé non lascia traccia nel silenzio


fortissimo dai prati.



Mattina a San Vito


Vitreo rischiara al soffio della brezza


il monte e le sue nevi. Si raggela


l’alto verde nei prati, e la pastura,


ora che il nembo risospinto in cielo


a lui muta colore. Ecco s’accende


il bosco, ecco s’oscura. E la paura


del bel celeste, del sereno nuovo,


nel vento e nel silenzio, quasi mura


l’uno dall’altro gli uomini. Ciascuno


è vivo in altra vita, nella cerchia


dei boschi vacillanti, delle cime


illuminate.



Non aggiungo altro perché non sono né allegro né abbattuto. Questi sono stati giorni di candida e assolata pace. Ho studiato molto e volentieri. Ma desidero la nostra vita ansiosa.


Ti abbraccio                                                                                                          

PP


.


(1) JAMES JOYCE. Dedalus, nella traduzione di Cesare Pavese. Frassinelli, Torino 1933.


(2) Frazione e rifugio alpino sopra San Vito


*https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Serra

mercoledì 29 marzo 2023

Dall'introduzione. del libro Ascetismo Metropolitano di Duccio Demetrio

 


Duccio Demetrio Ascetismo Metropolitano -
L'inquietà religiosità dei non credenti 



"..a chi scoprì che è proprio del saggio non rifuggire le tribolazioni ma affrontarle, accettando, quando le responsabilità lo impongono alla propria dirittura etica, di tornare dai luoghi eremtici, i più consoni alla vita contemplativa, per gettarsi nella mischia umana.Pur nella fedeltà a se stessi, alla propria esigenza di solitudine - imparando tuttavia ad entrare e a uscire dalle situazioni esistenziali contrapposte, a rinunciare a momenti e spazi di raccoglimento individuale..."

"...un dio dato per disperso o in fuga dal mondo,ritiratosi in silenzio, non più per disgusto dinanzi alla disobbedienza umana, ma perchè scopertosi impotente dinanzi ai risultati di cui era stato causa prima, ad eventi riconducibili al male assoluto. Infatti" Dio non può che essere incomprensibile se con la bontà assoluta gli venisse attribuita  anche l'onnipotenza. Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità Onnipotente  o è priva di bontà o  è totalmente incomprensibile...e il male c'è solo in quanto Dio non è onnipotente. Solo a questa condizione possiamo affermare che Dio è comprensibile e buono e che nonostante ciò nel mondo c'è il male...Dio tacque...non intervenne, non perchè non lo volle, ma perchè non fu in condizione di farlo avendo abdicato ad ogni potere di intervento nel corso fisico del mondo (1) ...la poetica di Rainer Maria Rilke...''Dio attraversa il tempo: come l'uomo,anch'egli è esposto a soffrire nel tempo; se l'uomo è consapevole della propria incompiutezza, altrettanto incompiuto è Dio. L'agire umano- il paziente agire del monaco...edifica Dio ,lo porta a compimento e compie insieme anche se stesso"(2)


1) H.Jonas  il concetto di Dio dopo Auscwitz.Una voce ebraica.

2) R.M.Rilke il libro d'ore .


***

Note del Padre Giovanni

a) La citazione dal testo di Duccio Demetrio non poteva non essere pubblicata nel blog dedicato ad inni, cantici, tropari e modi della tradizione cristiana. Era inevitabile non perchè citazione cristiana ma proprio per la serietà e la nobiltà di non esserlo e di non volerlo essere.

b) Mi ha sempre colpito un testo di Dietrich Bonhoeffer all’inizio di Sequela, dove parla della vita monastica. Egli afferma che il monachesimo consiste nel “mettersi ai margini” per custodire “la grazia a caro prezzo”, diventando «una protesta vivente contro la mondanizzazione del cristianesimo, contro la riduzione della grazia a merce a poco prezzo». Parlando dei monaci Bonhoeffer afferma: «ai margini della chiesa, si trovava il luogo dove fu tenuta desta la cognizione della grazia a caro prezzo e del fatto che la grazia implica la sequela».

A partire dal Nuovo Testamento ci si potrebbe chiedere se lo stare “ai margini” non sia proprio una condizione del cristiano che vive la sua fede in modo autentico.

c)  "la restaurazione della chiesa verrà sicuramente solo da un nuovo tipo del monachesimo che non ha nulla in comune con l'antico, ma una totale mancanza di compromessi in una vita vissuta secondo il Discorso della Montagna nel discepolato di Cristo. Penso che sia ora di riunire le persone per fare questo"(Estratto di una lettera scritta da Dietrich Bonhoeffer a suo fratello Karl-Friedrick il 14 gennaio 1935. )

d)"Fare ed osare non una cosa qualsiasi, ma il giusto; non ondeggiare nelle possibilità, ma afferrare coraggiosamente il reale; non nella fuga dei pensieri, solo nell’azione è la libertà. Lascia il pavido esitare ed entra nella tempesta degli eventi sostenuto solo dal comandamento di Dio e dalla tua fede e la libertà accoglierà giubilando il tuo spirito. "(Dietrich Bonhoeffer)


mercoledì 15 marzo 2023

Jorge Luis Borges: Fede, poca fede e nessuna fede


In tempi lontani tre uomini partirono in pellegrinaggio; uno era un sacerdote, un altro una persona virtuosa e il terzo un vagabondo con la sua ascia. Lungo il cammino, il sacerdote parlò dei fondamenti della fede. «Vediamo le prove della nostra religione nelle opere della natura» disse, e si batté il petto. «Proprio così» disse la persona virtuosa. «Il pavone ha una voce aspra,» disse il sacerdote «come i nostri libri hanno sempre testimoniato. Quanto è incoraggiante!» esclamò come se piangesse. «Quanto è edificante!». «Non ho bisogno di prove del genere» disse la persona virtuosa. «Dunque la sua fede non è razionale» disse il sacerdote. «Grande è la giustizia e vincerà» gridò la persona virtuosa. «C’è lealtà nel mio cuore; siate certi che c’è lealtà nella mente di Odino».

«Questi sono giochi di parole» replicò il sacerdote. «In confronto al pavone, un sacco di queste inezie sono nulla». In quel momento passavano davanti a una fattoria, e c’era un pavone appollaiato sul recinto; l’uccello cantò e la sua voce era come quella di un usignolo. «E adesso cosa mi dice?» chiese la persona virtuosa. «Eppure non mi tocca. Grande è la verità e vincerà». «Che il demonio si porti quel pavone» disse il sacerdote, e per un paio di miglia camminò a testa bassa. Poi giunsero a un santuario, dove un fachiro faceva miracoli. «Ah,» disse il sacerdote «ecco i veri fondamenti della fede. Il pavone era solo un ammennicolo. Questa è la base della nostra religione». E si batté il petto e gemette come se soffrisse di coliche. «Per me» disse la persona virtuosa «tutto questo è insignificante quanto il pavone. Io credo perché so che la giustizia è grande e vincerà. Questo fachiro potrebbe continuare con i suoi trucchi fino al giorno del Giudizio ma non mi incanterebbe». Udendo queste parole, il fachiro si adirò tanto che gli tremò la mano e, nel bel mezzo di un miracolo, gli caddero le carte dalla manica. «E adesso cosa mi dice?» chiese la persona virtuosa. «Eppure non mi tocca». «Che il diavolo si porti quel fachiro» esclamò il sacerdote. «Non vedo davvero a cosa serva continuare questo pellegrinaggio». «Coraggio!» esclamò la persona virtuosa. «Grande è la giustizia e vincerà». «Se lei è convinto che vincerà…» disse il sacerdote. «Le do la mia parola» disse la persona virtuosa. Allora il sacerdote proseguì con migliore stato d’animo. Infine giunse uno di corsa e disse loro che tutto era perduto; i poteri delle tenebre assediavano le Dimore Celesti e Odino sarebbe morto e il male avrebbe trionfato. «Sono stato volgarmente ingannato» esclamò la persona virtuosa. «Ora tutto è perduto» disse il sacerdote. «Saremo ancora in tempo per patteggiare col diavolo?» disse la persona virtuosa. «Speriamo» disse il sacerdote. «Comunque proviamoci. Ma cosa sta facendo con la sua ascia?» chiese al vagabondo. «Morirò con Odino» rispose il vagabondo.


https://www.ilsecondomestiere.org/jorge-luis-borges-fede-poca-fede-e-nessuna-fede/

tratto da Racconti brevi e straordinari di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares che firmano nel luglio 1953 la citata introduzione. Due autori che si sono divertiti a curare un’antologia di brani provenienti da una straordinaria varietà di opere, non esitando a introdurre graziose falsificazioni e spudorati lemmi bibliografici e apocrifi, arrivando – a volte – ad attribuire le opere ad autori inesistenti, quando in realtà l’autore era lo stesso Borges.




RISVOLTO
Secondo una leggenda, un dio dell’Indostan chiese a un altro dio di cedergli una delle sue 14.516 mo­gli. «Prenditi quella che trovi libera» fu la benevola risposta. Ma in tutti i 14.516 palazzi la moglie giace­va col suo signore, che «si era sdoppiato 14.516 vol­te» affinché ciascuna credesse di essere la favorita. La fonte di questo «racconto breve e straordinario», un libro apparso a Goa nel 1887, è in realtà il­lusoria. E grazie a Bioy Casares sappiamo come so­no andate le cose: «Domani compro il libro dove l’ho letta» gli aveva detto Borges riferendosi alla leggenda. E Bioy: «No, raccontiamola noi e attribuia­mola a un autore qualsiasi» – nella fattispecie, un gesuita portoghese. Così, con estro sfrenato e gio­coso, hanno lavorato i due appassionati antologisti: ritagliando brani da una sbalorditiva molteplicità di opere (dal taoista Trattato del Vuoto Perfetto a Max Ja­cob), ricorrendo ad amene falsificazioni, inventan­do spudorati lemmi bibliografici e apocrifi: come le Memorie di un bibliotecario di Francisco Acevedo, a­lias Borges, o la magnifica Storia dei due re e dei due labirinti, sempre di Borges malgrado la depistante attribuzione. Senza peritarsi di manipolare le fonti: in un’iscrizione che evoca la verginità di Iside, un semplice «(finora)» aggiunge al referto di Plutar­co una maliziosa connotazione: «nessun mortale (finora) ha sollevato il mio velo». Ma l’obiettivo è uno solo: mostrare come un’antologia di vertigino­sa varietà possa racchiudere «l’essenziale di ciò che è narrazione» – vale a dire uno dei grandi piaceri che la letteratura può offrire.




mercoledì 1 marzo 2023

dalla bacheca fb del fratello e compagno Claudio TabaccoQuesta generazione perversa non avrà altro segno che il Segno di Giona.






Dal Vangelo secondo secondo Luca capitolo 11,29-32. 

Giona. 

Questa generazione perversa non avrà altro segno che il Segno di Giona. 

Noi siamo il "Segno di Giona". Giona che fu inghiottito dal Mostro Leviathan e dopo tre giorni fu sputato sulla "spiaggia di Ninive". Ecco il segno di Giona. Giona "la Colomba" Leviathan "l'Attorcigliato". Lo Spirito di Di@ sotto emblema di Colomba ha posto il suo nido laddove regna l'Attorcigliato. Noi generazione di tempi perversi, generati in tempi perversi, ci siamo affidati al Leviathan affinché fosse per noi Salvatore. E lui, il Mostro Attorcigliato ci ha salvati quando stavamo affogando e già i nostri occhi terrorizzati contemplavano le radici dei monti, e l'acqua di morte ci annegava. L'Attorcigliato ci inghiottì nel suo ventre. E lì morimmo alla vita per esistere come suoi schiavi. 

Questo è Buon Annuncio per Anarchici e folli Gesuani… Ma il Mostro dovette restituirci alla Vita. Perché anche lui è nido dello Spirito. Ci sputò sulla spiaggia del nostro più grande terrore. Sulle rive della Tecnopoli Globale della Finanza, dell'immenso Città dove le sorti di ogni donna, di ogni uomo, di ogni, bambino si decidono. E cominciammo a percorrerla camminando giorni e giorni con la calura e con il gelo, con la pioggia che ci in fradicia a le ossa e con il vento che faceva in brandelli vestiti e pelle. Gridavamo come folli e come ebbri che il Giorno della Vendetta sarebbe presto giunto, ancora un albeggiare ed ancora un tramonto e un'altra alba e un altro tramonto ed il Popolo dei barconi, ed il Popolo degli straccioni, sarebbe giunto con le nere bandiere e con le rosse bandiere e nulla di nulla si sarebbe salvato. Mille fuochi e ancora mille più che nella notte di Los Angeles si sarebbero accesi, nulla si sarebbe salvato. E quelli si stracciarono le vesti, bruciarono le banche e le galere, rimisero i debiti dei defraudati, liberarono gli oppressi d'Africa dalla catena monetaria, chiesero perdono i mercanti d'armi e fabbricarono aratri e vomeri e falci, ed i padroni della salute bruciarono i brevetti sui farmaci e li regalarono ai malati. E tutti tutti insieme danzarono sino allo sfinimento e si coprirono di cenere. E Dio si commosse e pianse con loro, e tutti si abbracciarlo o anche con Dio. E l'Attorcigliato sparì nelle antiche leggende che si narrano ai bambini per farli star buoni la notte. 

Questo è il Segno di Giona, Buon Annuncio di Anarchici e Folli Gesuani. 

Fu sufficiente la Parola, non usammo né pistola né bomba. Uccidere è la seduzione dell'Attorcigliato non si dice forse da parte dei suoi servi che solo lo Stato usa legittimamente la violenza? Noi che annunciamo con Amore e Rabbia il giorno della vendetta non siamo Stato e neppure vogliamo il Potere. Noi annunciamo l'Uragano, non siamo l'Uragano. Chi arma la mano e prima ancora anima e cuore appartiene a Ninive. 

Amen.


domenica 22 gennaio 2023

dalla bacheca fb del fratello e compagno Claudio Tabacco :Oggi riconosciamo le epifanie attuali del Peccato del Mondo





Sermoni del Tempo Ordinario (Domenica della III settimana. Oggi riconosciamo le epifanie attuali del Peccato del Mondo: a) Lamin giovane gambiano accolto quando era un adolescente, orfano, dalla Comunità di Accoglienza di Vicofaro, Pistoia, guidata da don Massimo Biancalani, verrà espulso il 1 Febbraio ed intanto rimarrà detenuto nel CPR di Potenza in isolamento esterno. La prima immagine, epifania, da riconoscere del Peccato - Male del Mondo è il rifiuto dell'Altro, è la demonizzazione dell'Altro, a fini di propaganda politica. Così operò il nazismo con gli Ebrei, così opera il Potere, in ogni tempo ed in particolare nei tempi di crisi: individuare il Nemico da gettare in pasto alle masse stremate dalla crisi e dalla paura indotta. b) Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il regime carcerario del 41bis e l'ergastolo ostativo dal 20 Ottobre 2022. Alfredo non è un "martire" e neppure un nichilista innamorato della bella morte, è un militante politico radicale, anarchico, che di fronte alla prospettiva di essere sepolto vivo ha trasformato il suo corpo in uno strumento di lotta politica e dunque di vita. La seconda immagine del Peccato del Mondo è un Potere Debole incapace di rispondere ai bisogni strutturali dei cittadini, che nega i presupposti su cui esso stesso si fonda: la Costituzione. Uno stato che seppellisce vivi i suoi cittadini e le sue cittadine per torturarli e torturarle affinché divengano delatori e delatrici è uno Stato Totalitario che non pago di reprimere punisce con la tortura a morte. c) la terza immagine del Peccato del Mondo è un dato: nel 2022 ogni quattro giorni e mezzo un detenuto, dunque un uomo o una donna alla totale mercé del Potere Statale si è tolto la vita per le spaventose condizioni di vita in carcere. La Comunità Civile - Politica come la Comunità Essenziale dei e delle credenti non può accettare il Male, soprattutto se il Male ha la sua fonte nelle Istituzioni che dovrebbero garantire il Bene Comune. Memoria di Vivi e Memoria di Morti).



PS. non a caso ma volutamente ho inserito la meditazione di Claudio nel blog relativo agli inni e ai canti della tradizione  del Vangelo (ormai soffocato) quello della Grazie e della Libertà 
Padre Giovanni Festa