venerdì 8 novembre 2024

Il discorso storico di Duccio Galimberti:* “Chiediamo giustizia, non vendetta”

Il celebre intervento del partigiano a Cuneo: «La dittatura ci ha tolto la dignità. La deposizione di Mussolini non basta, la guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco»


*https://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_Galimberti



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Cittadini di Cuneo, Italiani, la notizia che da tanto tempo attendevamo è giunta. Mussolini è stato deposto o, come dice l’eufemistico comunicato di Sua Maestà il Re, ha rassegnato le dimissioni. Da giorni aspettavamo qualcosa del genere. La situazione militare e sociale dell’Italia si era fatta insostenibile. Ogni giorno nuove sconfitte si aggiungevano a quelle patite sul fronte africano e su quello russo. Metà della Sicilia è stata occupata dagli Angloamericani. Ogni giorno centinaia di soldati italiani cadono in combattimento e tanti civili muoiono sotto i bombardamenti. Molte città sono colme di macerie. Dove non si muore per armi, si rischia di morire di fame. Manca il pane, manca l’indispensabile per vivere.


Siamo arrivati a questo punto per una guerra assurda imposta al paese da una dittatura che ha distrutto non solo la vita pubblica della nostra patria, ma anche la sua dignità e il suo onore. L’iniziativa del Re è stata accolta con tripudio dal popolo italiano. Ovunque la folla festante invade le piazze, abbatte i simboli del regime, riscopre la gioia del parlare di politica, di lanciare slogan senza il terrore della denuncia e dell’arresto. Tutti noi partecipiamo a questo sentimento. Tutti noi viviamo il senso di liberazione che la caduta della dittatura suscita. Ma non lasciamoci prendere dall’entusiasmo ingenuo. La deposizione di Mussolini non riporta indietro le lancette della storia, come se vent’anni di regime non fossero mai esistiti e l’Italia potesse riavere di colpo libertà, pace e benessere. Il Duce non è stato travolto da una rivoluzione popolare, ma da una manovra di palazzo. Anche noi sentiamo gridare «Viva il Re», «Viva Badoglio», sappiamo però che la rottura tra il Re e Mussolini è giunta molto tardi, dopoché tanto sangue italiano è stato vanamente versato per soddisfare le ambizioni sfrenate di un dittatore. Ancor più siamo preoccupati per gli obiettivi che intende perseguire il nuovo governo e per i metodi con cui vuole agire. 

Il maresciallo Badoglio, ora primo ministro, nel suo messaggio alla nazione ha dichiarato: «La guerra continua a fianco dell’alleato germanico. L’Italia mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni» e ha aggiunto: «Chiunque turbi l’ordine pubblico sarà inesorabilmente colpito». Ora io mi chiedo: come può continuare la guerra a fianco dei tedeschi e come possono al contempo le millenarie, o anche solo secolari, tradizioni nazionali essere rispettate? Il balcone da cui vi parlo, affiancato da tanti amici, sinceri patrioti, di diverso orientamento politico, è quello stesso dal quale nel novembre 1918 mio padre assieme a voi cuneesi salutò la battaglia di Vittorio Veneto, la sconfitta degli Imperi centrali e, con la liberazione di Trento e Trieste, il compimento del Risorgimento. È contro il dominio austro germanico che il popolo italiano ha dovuto combattere per conquistare la sua indipendenza. E allora, se crediamo nel destino e nel senso della storia dell’Italia, noi ribattiamo che, sì, la guerra continua, ma fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana. Ma forse, potrebbe obiettare qualcuno, il Re e Badoglio agiscono in modo contraddittorio e occulto perché pensano di poter gradualmente uscire dal conflitto senza che l’Italia debba patire danni ulteriori. Come pensano di poter ingannare i tedeschi? Da quando gli Angloamericani sono sbarcati in Sicilia, molte Divisioni tedesche hanno attraversato le Alpi e non tutte si sono dirette in Sicilia a combattere, ma hanno preso posizione in altri punti strategici della penisola. L’invasione dell’Italia da parte germanica è già cominciata. Per questo non possiamo accodarci a una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani. Il Re e Badoglio con le loro mosse miopi e grette rischiano di consegnarci indifesi e impreparati nelle mani di un feroce occupante. Rischiano anche di far risorgere o lasciar vivere più rigoglioso di prima il fascismo, anche se orfano del Duce. La Milizia è stata messa al sicuro, inserendola nell’Esercito: un riconoscimento mai ottenuto neppure negli anni di maggior forza del regime. I fascisti possono continuare a camminare impettiti per le strade e esibire il loro potere. Gli antifascisti che in questi anni hanno osato sfidare il carcere o il confino restano in prigione, e molti altri sono destinati a raggiungerli in quei luoghi di sofferenza. Mentre io parlo, le autorità militari stanno traducendo in bandi le direttive di Badoglio e del generale Roatta, che impongono il coprifuoco, proibiscono ogni manifestazione e minacciano il ricorso alle armi contro i civili. Sono ordini spietati che vengono motivati con le esigenze di guerra. Ma la loro guerra è incompatibile con la volontà di liberazione e di rinnovamento del paese.

L’Italia vuole liberarsi dal giogo della dittatura e vuole anche farla finita con la barbarie nazista che tante rovine ha portato all’Europa. La guerra continuerà, perché i tedeschi e i loro complici fascisti non rinunceranno a perdere le posizioni di forza possedute in Italia. La guerra dovrà quindi continuare, ma non sarà quella di cui parla il maresciallo Badoglio: sarà guerra di Liberazione contro i tedeschi e i fascisti. Il prezzo da pagare sarà alto e andrà ad aggiungersi a quelli già pagati dall’inizio della guerra, anzi i patrioti saranno costretti a prendere le armi non solo contro i tedeschi, ma anche contro i fascisti. Sarà una pena atroce combattere contro degli italiani, ma inevitabile. Pensate: come è possibile che una nazione la quale per vent’anni ha sopportato le continue violazioni dei diritti e della dignità umana da parte di una dittatura, fino alla proclamazione delle guerre di aggressione, in poche ore ne venga liberata dall’alto da chi fino a ieri spartiva il potere con Mussolini oppure da un esercito straniero, sia pure inviato da paesi democratici? No, il Risorgimento non sarebbe stato possibile senza il sangue versato dai cospiratori di Mazzini, senza l’eroismo e l’audacia di Garibaldi. Solo una libera scelta, compiuta dal basso, di massa, può riscattare gli Italiani dalla vergogna di vent’anni di fascismo. Sarà una guerra popolare e nazionale; dunque, combattuta volontariamente dal popolo preparato e guidato da chi è consapevole della gravità del momento storico. Una guerra che esige, accetta e anzi cerca, il sacrificio non mai è sterile, mai. Soltanto essa, tramontate le menzogne e le illusioni del regime, può creare i nuovi valori morali di cui l’Italia ha bisogno. Soltanto essa può garantire all’Italia quella vera pace a cui aneliamo, contribuendo alla costruzione di un nuovo ordine europeo democratico e confederale. Non potrà essere una parte politica sola a costruire o ricostruire quei valori. Proprio qui nel mio studio, si sono or ora incontrati esponenti dei Partiti liberale, socialista e comunista, della Democrazia Cristiana e del Partito d’Azione. Assieme abbiamo costituito un Comitato provinciale provvisorio che lancerà un appello alla popolazione. Chiediamo giustizia, non vendetta. Vogliamo che le insegne fasciste siano rimosse anche dai luoghi presidiati dalle forze militari, al gen. Vasarri comandante di zona avanzeremo questa richiesta e inoltre chiederemo che le direttive sull’ordine pubblico siano applicate con prudenza e buon senso. Dodici ore fa, dopo vent’anni di oppressione, abbiamo riconquistato la libertà. Non vogliamo separarcene mai più. W l’Italia, W la libertà!



 Duccio Galimberti a Cuneo 

martedì 8 ottobre 2024

Tatanga Mani-Assiniboine-(Stoney) Nakota

 Ringrazio il caro amico e fratello Antonio Marra 

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Voi non avete capito le nostre preghiere. Non avete mai cercato per una volta di capirle. Quando noi cantavamo le nostre canzoni di lode al sole, alla luna o al vento, pregavamo idoli ai vostri occhi. Senza capirci, e solo perché il nostro modo di preghiera era diverso dal vostro, ci avete condannato come anime perse.
Noi vedevamo l'opera del Grande Spirito nella sua intera Creazione: nel sole, nella luna, negli alberi, nei monti e nel vento. Talvolta ci avvicinavamo a Lui per mezzo di quello che aveva creato. Questo era forse cosi male? Io so che noi crediamo con tutto il cuore all' Essere Supremo, e la nostra fede è forse più forte di quella di tanti bianchi, che ci chiamano pagani. I selvaggi rossi furono sempre più intimamente uniti alla natura dei selvaggi bianchi. La natura è il libro di quella Grande Forza che voi chiamate Dio e che noi chiamiamo Grande Spirito.
Che gran differenza fa già un nome..

(Tatanga Mani-Assiniboine-(Stoney) Nakota)

lunedì 2 settembre 2024

Il Padre Nostro di Peter Coryllis *




La stella quacchera, utilizzata a partire dal XIX secolo e tutt'oggi ancora in uso

PREMESSA. 

Ringrazio l 'amico FB Gianluigi Quaranta  che ha condiviso il  Il Padre Nostro di Peter Coryllis citando come fonte Maurizio Benazzi (Società degli amici, quaccheri)


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Padre nostro che sei confinato nei cieli, infangato è il tuo nome. Di ogni grazia si è fatto abuso. La tua volontà è stata calpestata. Il tuo amore è stato vilipeso. In cielo tu sei glorificato ma sulla terra tu sei assassinato. Il nostro pane ammuffirà perché il nostro debito ci afferra alla gola e ci sono ancora solo debitori sulla terra perché tutti siamo ormai debitori. Nella tentazione non solo abbiamo ceduto, l’abbiamo anche apertamente e sfacciatamente coltivata. E il male è ormai senza confini.

Amen.


 * Peter Coryllisnato il 19 luglio 1909 a Hainichen / Sassonia ; † 10 luglio 1997 a Sögel / Emslandiglio di un direttore di stabilimento . Ha frequentato la scuola commerciale , poi ha completato la formazione commerciale e poi ha lavorato come apprendista presso un quotidiano . Ha viaggiato molto, anche in Africa occidentale e in Medio Oriente . Durante il Terzo Reich fu arrestato più volte e condannato a morte per disfattismo  ; trascorse complessivamente cinque anni nei campi di concentramento .

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Peter Coryllis ha lavorato come consulente economico e fiscale . Dal 1952 visse a Dülmen / Vestfalia , dove dal 1958 fu al centro del “ Circolo degli amici ”, che lo sostenne nella pubblicazione delle sue opere letterarie. Nel 1983 Coryllis si trasferì a Walchum nell'Emsland , dove visse fino alla sua morte.

L'opera letteraria di Peter Coryllis comprende opere narrative , saggi , aforismi , poesie e opere teatrali . Ha pubblicato anche numerose serie liriche, volumi di poesie di autori amici e antologie .


Peter Coryllis era membro del “ Gruppo di interesse degli autori di lingua tedesca ”, dell'associazione degli artisti Malkasten di Düsseldorf , del Gruppo internazionale degli scrittori di Ratisbona , della “ Società degli amici della poesia di Innsbruck ” e del “ Turmbund ” di Innsbruck. Ha ricevuto il primo premio al concorso letterario Malkasten nel 1973 e il premio letterario Graphicum nel 1989 .

venerdì 2 agosto 2024

Dedicata ad un noto eurodeputato alla sua prima legislatura (dal web )






Un uomo bianco benestante entra in un bar a Miami. Appena varca la soglia, nota una donna africana  seduta in un angolo. Si avvicina al bancone, tira fuori il portafoglio e grida:


"BARISTA!! Offro da bere a tutti nel bar, TRANNE che a quella donna nera laggiù!" Il barista raccoglie il denaro e inizia a servire drink gratuiti a tutti, tranne che alla donna africana.


Invece di arrabbiarsi, la donna nera alza semplicemente lo sguardo verso di lui e esclama: "Grazie!"


Questo infuria l'uomo benestante. Così, una volta ancora, estrae il portafoglio e grida: "Cameriere! Questa volta offro bottiglie di vino e cibo per tutti nel bar, tranne che per quell'africana seduta nell'angolo!" Il barista raccoglie i soldi e inizia a servire cibo e vino gratuito a tutti, tranne che all'africana.


Quando termina di servire, la donna africana sorride semplicemente all'uomo e dice: "Grazie!"


Questo lo fa infuriare ulteriormente. Così si sporge oltre il bancone e chiede al barista: "Che problemi ha quella donna nera? Ho offerto cibo e bevande a tutti, tranne che a lei, e invece di arrabbiarsi, lei resta lì, sorride e mi grida 'Grazie'. È pazza?"


Il barista sorride all'uomo benestante e risponde:


"No, non è pazza. È la PROPRIETARIA di questo locale."

mercoledì 31 luglio 2024

“La parabola della disattenzione”.



I dervisci prediligono questa storia-insegnamento, talvolta chiamata “La parabola della disattenzione”. È un racconto popolare molto diffuso, le cui origini sono andate perdute. Alcuni lo hanno attribuito ad Hadrat Ali, il Quarto Califfo. Altri affermano che questa storia è talmente importante da essere stata trasmessa segretamente dal Profeta stesso. Non la si ritrova, comunque, in nessuna delle tradizioni attribuite al Profeta.

La forma letteraria qui presentata è opera di un derviscio sconosciuto del XVII secolo, Amil-Baba, il cui manoscritto insiste sul fatto che “il vero autore è colui la cui opera è anonima, in modo che nulla possa interporsi tra lo studente e il materiale studiato”


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La Parabola della disattenzione

C’era una volta un uomo buono che aveva passato tutta la sua vita a coltivare le qualità raccomandate a coloro che vogliono guadagnarsi il paradiso. Egli era molto generoso con i poveri, amava e serviva i suoi simili. Ricordandosi della necessità di avere pazienza, aveva sopportato molte prove dolorose e imprevedibili, spesso per altruismo. Aveva viaggiato alla ricerca della conoscenza. La sua umiltà e il suo comportamento erano talmente esemplari che la sua reputazione di saggio e di buon cittadino si era diffusa ai quattro angoli della terra.

Egli esercitava effettivamente tutte queste qualità, ogni volta che se ne ricordava. Tuttavia, aveva un difetto: la disattenzione. Questa tendenza non era molto marcata in lui ed egli si diceva che, ‘in confronto a tutte le sue virtù, poteva tutt’al più essere considerata un piccolo difetto. C’erano dei poveri che trascurava di aiutare perché, di tanto in tanto, era insensibile ai loro bisogni. Anche l’amore e il servizio venivano talvolta dimenticati, quando sorgevano in lui quelli che considerava bisogni personali o, perlomeno, desideri.

Egli amava molto dormire, e quando era addormentato gli capitava di perdere delle occasioni – occasioni di cercare la conoscenza o di assimilarla, di praticare la vera umiltà, di accrescere il numero delle sue buone azioni – e queste occasioni passavano e non si ripresentavano più.

Sia le qualità che aveva esercitato, sia la caratteristica della disattenzione, lasciarono la loro impronta sulla sua essenza.

Alla fine egli morì. Quando si ritrovò nell’aldilà, sulla strada che conduce alle porte del Giardino Cintato, l’uomo si fermò un istante per esaminare la sua coscienza e concluse che aveva sufficienti probabilità di varcare le porte del paradiso.

Tuttavia, vide che le porte erano chiuse. Fu allora che una voce tuonò: “Sta’ attento, perché le porte si aprono solo una volta ogni cento anni”. Allora si sedette per aspettare, tutto eccitato da quella prospettiva, ma non avendo più occasione di esercitare le sue virtù per il bene dell’umanità, si accorse che la sua capacità di attenzione era insufficiente. Dopo aver vegliato per un tempo che gli sembrò un secolo, la testa gli cominciò a ciondolare sotto l’effetto del sonno. Le sue pupille si chiusero per un istante.

E fu proprio in quell’attimo fuggente che le porte si spalancarono. Prima ancora che i suoi occhi si fossero completamente riaperti, le porte si richiusero con un frastuono tale da risvegliare i morti.


https://www.facebook.com/iosepov/posts/pfbid07FyhANg8UYmF4xkTymiBYwx7yPrT3QhByC15jmkxSKsNdhE6hpvNqPeDJ6wNXV4Jl


lunedì 29 luglio 2024

Prenons l'exemple de la "parodie de la Cène".-Analyse de Charles Declerq* Prête et journaliste.(in francese e in italiano)

 


https://zakirova.com/portfolio-item/raoef-mamedov-series-the-last-supper/?fbclid=IwY2xjawEUm21leHRuA2FlbQIxMAABHYfEnhVGjT4G7y-_1DZDJZcDCy9nCEqDjh-0p2QrmOEPRqCmLQcK6tWYKQ_aem_71y8wj0c3klcNoWpFrE6ig

Originale in Francese


Prenons l'exemple de la "parodie de la Cène". Il ne s'agit pas d'une parodie de la dernière cène, mais une parodie de tableaux qui interprètent la dernière cène, tableaux qui sont tout aussi éloignés de ce qui a pu réellement avoir lieu, mais aussi, possiblement, une réinterprétation de mythes dionysiaques (n'oublions pas que le judéo-christianisme s'est inspiré également de (mythes) d'autres cultures). 

N'oublions pas que lorsque les auteurs évangéliques (qui n'ont pas connu Jésus et appartiennent aux 2e et 3e générations de disciples) inscrivent dans leurs récits un repas lors d'une "dernière Cène" (sauf l'auteur de l'évangile attribué à Jean), ils reportent dans leurs récits une pratique de leur communauté (elle-même issue du seder pascal juif). Difficile de pouvoir décrire "historiquement" ce repas qui est décrit dans des récits à haute valeur théologique ajoutée.

Je réagis ici comme prêtre catholique. Sur l'irrespect qui serait fait au Christ avec ce que certains ont appelé une "parodie honteuse de la dernière Cène" (surtout dans la fachosphère et l'extrême-droite hexagonale),cela témoigne d'une méconnaissance totale de la théologie de la kénose.

Je donne un exemple ll y a quelques dizaines d'années, en France, un artiste avait scandalisé des catholiques qui avaient violemment manifesté. De quoi s’agissait-il ? Il avait exposé des croix de crucifix baignant dans de l’urine. Ce à quoi l’hebdomadaire La Vie avait répondu par la voix d’un de ses théologiens que les Pères de l’Eglise y auraient vu une très symbolique et théologique représentation de la kénose (le Christ qui se vide de sa divinité pour s’abaisser dans l’humanité) et qu’il s’agissait probablement – au corps défendant de l’artiste – de la plus « vraie » représentation du Christ. Mais l’argument n’a pas été entendu (surtout par les catholiques crispés et identitaires).

Et pourtant, dans ces représentations, y compris celle d'hier, c'est le sens le plus profond du christianisme qui se donne là à voir: Jésus qui accueille les pécheurs, les publicains, les prostituées et qui leur promet de nous précéder dans le royaume. Comme chrétien, j'aime à penser que Jésus, aujourd'hui, aurait pu s'entourer de ces personnes pour son dernier repas. Au grand dam bien sûr des nouveaux pharisiens d'aujourd'hui!

C'est l'essence même du message du Christ et de l'évangile.

Et c'est une occasion de rappeler le coeur même du message de Jésus, à savoir l'amour de tous, y compris et d'abord de nos ennemis. Jésus rappelle que Dieu fait pleuvoir sur les bons et les méchants, qu'il accueille tout le monde et que nous sommes invités à en faire autant.

Et l'amour des autres n'impose aucune réciprocité de leur part, car si nous aimons qui nous aime, les païens en font autant.

Et donc oui, réjouissons nous aussi de cette "parodie" pour mettre ainsi en application le message du Christ et d'une civilisation qui veut s'en inspirer.

Et si l'on nous demande notre manteau, donnons aussi notre tunique! C'est clair, net et précis, "nos traditions", c'est une invitation à aimer tout homme, toute femme, et surtout celui ou celle qui est étranger, qui vient d'ailleurs, a une autre religion, d'autres coutumes, qui est différent.

Le gros problème est que beaucoup qui se revendiquent de Jésus Christ n'ont pas saisi toute la profondeur, la radicalité et l'intensité de son message.

En près de 40 ans de prêtrise, j'ai découvert que nombre de fidèles avaient les mots et les gestes conformes mais n'étaient pas des disciples du Christ et de l'évangile. En revanche, j'ai découvert sur les parvis et hors des églises que nombre de personnes qui n'étaient pas chrétiennes ou pas "pratiquantes" étaient des disciples de l'Evangile sans le savoir." 

Analyse de Charles Declerq

Prête et journaliste.



PER UNA POSSIBILE TRADUZIONE IN ITALIANO 


Prendiamo l'esempio della "parodia dell'Ultima Cena". Non è una parodia dell'Ultima Cena, ma una parodia dei dipinti che interpretano l'Ultima Cena, dipinti che sono altrettanto lontani da ciò che può essere realmente avvenuto, ma anche, forse, una reinterpretazione dei miti dionisiaci (non dimentichiamo che il Giudeo-Cristianesimo si è ispirato anche a (miti) di altre culture).

Non dimentichiamo che quando gli autori evangelici (che non conoscevano Gesù e appartengono alla seconda e terza generazione di discepoli) includono nei loro resoconti un pasto in un'"Ultima Cena" (ad eccezione dell'autore del vangelo attribuito a Giovanni), stanno includendo nei loro resoconti una pratica della loro comunità (a sua volta derivata dal seder ebraico della Pasqua). È difficile descrivere questo pasto "storicamente", poiché è descritto in racconti con un alto valore teologico aggiunto.

Sto reagendo qui come sacerdote cattolico. Per quanto riguarda la presunta mancanza di rispetto nei confronti di Cristo da parte di quella che alcuni hanno definito una "vergognosa parodia dell'Ultima Cena" (soprattutto nella fachosphèr e nell'estrema destra francese), ciò dimostra una totale mancanza di comprensione della teologia della kenosi.

Vi faccio un esempio Qualche decennio fa, in Francia, un artista scandalizzò i cattolici che manifestarono violentemente. Qual era il problema? Aveva esposto dei crocifissi immersi nell'urina. Uno dei teologi del settimanale La Vie rispose dicendo che i Padri della Chiesa l'avrebbero vista come una rappresentazione altamente simbolica e teologica della kenosi (Cristo che si svuota della sua divinità per abbassarsi nell'umanità) e che probabilmente - con dispiacere dell'artista - era la rappresentazione più "vera" di Cristo. Ma l'argomento rimase inascoltato (soprattutto dai cattolici rigidi con un forte senso di identità).

Eppure, in queste rappresentazioni, compresa quella di ieri, vediamo il significato più profondo del cristianesimo: Gesù che accoglie peccatori, pubblicani e prostitute e promette di precederci nel regno. Come cristiano, mi piace pensare che Gesù, oggi, avrebbe potuto circondarsi di queste persone per il suo ultimo pasto. Con grande disappunto dei nuovi farisei di oggi, naturalmente!

Questa è l'essenza stessa del messaggio di Cristo e del Vangelo.

Ed è un'occasione per ricordare il cuore del messaggio di Gesù, che è quello di amare tutti, compresi e soprattutto i nostri nemici. Gesù ci ricorda che Dio manda la pioggia sui buoni e sui cattivi, che accoglie tutti e che noi siamo invitati a fare lo stesso.

E l'amore per gli altri non richiede alcuna reciprocità da parte loro, perché se noi amiamo coloro che ci amano, lo faranno anche i pagani.

Quindi sì, gioiamo anche di questa "parodia", per mettere in pratica il messaggio di Cristo e di una civiltà che vuole ispirarsi ad esso.

E se ci chiedono il mantello, diamogli anche la tunica! Le nostre tradizioni" è un chiaro invito ad amare tutti gli uomini e le donne, soprattutto quelli che sono stranieri, che vengono da altrove, che hanno una religione diversa, costumi diversi, che sono diversi.

Il grande problema è che molte persone che si dichiarano seguaci di Gesù Cristo non hanno colto tutta la profondità, la radicalità e l'intensità del suo messaggio.

In quasi 40 anni di attività sacerdotale, ho scoperto che molti fedeli hanno le parole e i gesti giusti, ma non sono discepoli di Cristo e del Vangelo. D'altra parte, ho scoperto per strada e fuori dalle chiese che molte persone non cristiane o non 'praticanti' erano discepoli del Vangelo senza saperlo".

Analisi di Charles Declerq *

Sacerdote e giornalista.

Tradotto con DeepL.com (versione gratuita)


*https://www.catho-bruxelles.be/cinergie-portrait-du-pere-charles-declercq-pretre-et-critique-cinema/


https://www.facebook.com/wontolla52

mercoledì 17 luglio 2024

NON ESISTE SIRIA. di OSCAR NICODEMO






La Siria non è uno stato, un luogo, un popolo.

Non è terra, pietre, acqua.

La Siria non ha una storia antichissima.

Non è stata la Siria a inventare il primo alfabeto

e la parola “Europa”.

La Siria ha negato l’evoluzione del cristianesimo,

e Paolo si convertì altrove, non sulla via di Damasco.

La Siria non è mai stata culla di civiltà, tantomeno crocevia di antichi commerci.

Non le appartengono le Vie della seta e dell’incenso.

E non vi scorre l’Eufrate.

Egiziani, babilonesi, persiani e macedoni non l’hanno mai conosciuta.

I preziosi Archivi di Ebla, scoperti dall’archeologo italiano Matthiae,

non sono mai esistiti.

La Siria non ha tempo per chi vuole impadronirsene da tempo.

È solo un luogo ridotto a pretesto dalle moderne democrazie.

La si bombarda di venerdì, per non provocare scossoni in borsa.

La Siria non conta morti, né feriti, dimore demolite e villaggi distrutti.

In Siria le donne non conoscono sofferenza, i piccoli muoiono senza piangere,

e gli adulti non hanno anima.

Per la Siria l’intelligenza tace, il pensiero resta muto, la pietà si dilegua.


https://www.glistatigenerali.com/diritti-umani/non-esiste-siria/

sabato 13 luglio 2024

Wittgenstein adversus Paolo di Tarso



L’acqua che nei Vangeli scorre limpida e tranquilla sembra schiumare nelle lettere di Paolo. O, almeno, così pare a me. Forse è proprio la mia impurità a scorgervi il torbido: perché, infatti questa impurità non potrebbe inquinare la limpidezza? Per me, però, è come se qui  vedessi una passione umana, qualcosa come orgoglio o ira, che non combacia con l’umiltà dei Vangeli. Come se nonostante tutto ci fosse qui un’accentuazione della propria persona, e  proprio come atto religioso, il che è estraneo al Vangelo. Vorrei domandare – e non vorrei  che fosse una bestemmia: «Che cosa può aver detto davvero Cristo a Paolo?» […]. Nei Vangeli – così mi sembra – è tutto più schietto, più umile, più semplice. Là ci sono capanne; in  Paolo, una chiesa. Là tutto gli uomini sono uguali e Dio stesso è un uomo; in Paolo c’è già  qualcosa come una gerarchia; gradi e cariche. 

L. WITTGENSTEIN, Pensieri diversi, edizione italiana a cura di M. Ranchetti, Adelphi, Milano 1988, p. 66 (appunti del 1937).

mercoledì 10 luglio 2024

FIGLI DI UN DIO MINORE di BIAGIO RICCIO e " per tutti i bimbi e le bimbe, i ragazzi e le ragazze violati, impediti, trivializzati nelle 900 guerre regionali vigenti oggi nel pianeta Giovanni Festa)






FIGLI DI UN DIO MINORE


BIAGIO RICCIO


https://www.glistatigenerali.com/diritti-umani_geopolitica/figli-di-un-dio-minore/


9 Luglio 2024

Quel bimbo invece di vedere la luce del sole e delle stelle ha la faccia piena di lividi ed ecchimosi per la guerra stupida che stanno disputando i grandi.

I suoi occhi implorano: “ma da me cosa volete”.

Non è nella sua calda cameretta o tra le braccia dei suoi genitori, o in un cortile a giocare.

È già adulto,perché deve preoccuparsi di scansare gli ordigni che aerei di guerra in picchiata fanno piovere dal cielo.

Si è anche stufato di piangere: abbassa gli occhi ,non li solleva al cielo, muto per lui; e guarda attonito con un silenzio che rifiuta ogni parlare ridondante ed inutile, fatto di ciarpame e di frasi d’accatto che gli risultano incomprensibili, perché sanno di guerra e fanno la guerra: solo orrore, abbrutimento della ragione,di iene fameliche di odio.

Il suo cuore conosce solo l’oblio,non assapora l’amore.

Le sue orecchie ascoltano unicamente grida di dolore e pianti amari di morte.

Ma cosa sia la scuola, il mare, i fiori, l’estate, la spiaggia, il carnevale, il Natale, la domenica, il ridere, scherzare, : non gli appartengono queste cose.

È notte cupa e nera: quel bimbo che sta a Gaza ed a Kiev è figlio di un Dio minore, che si è dimenticato di lui, del perdono e della pietà.


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Per tutti i bimbi e le bimbe, i ragazzi e le ragazze  violati, impediti, trivializzati nelle 900 guerre regionali vigenti oggi nel pianeta



lunedì 10 giugno 2024

Aldo Moro. Dall' Intervento all’Assemblea Costituente - Seduta di giovedì 13 Marzo 1947 - Presidenza del Presidente Terracini - Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana

 




Diceva l'onorevole Lucifero*, nel corso del suo interessante intervento in sededi discussione generale, riprendendo un'idea lungamente espressa nella nostracordiale discussione in sede di Sottocommissione, che era suo desiderio che lanuova Costituzione  italiana fosse una Costituzione non antifascista, bensì afascista.

Io, come già ho espresso in sede di Commissione all'amico Lucifero qualcheriserva su questo punto, torno ad esprimerla, perché mi sembra che questoelementare substrato ideologico nel quale tutti quanti noi uomini della democrazia possiamo convenire, si ricolleghi appunto alla nostra comune opposizione di fronte a quella che fu la lunga oppressione fascista dei valoridella personalità umana e della solidarietà sociale. Non possiamo in questosenso fare una Costituzione afascista, cioè non possiamo prescindere da quello che è stato nel nostro Paese un movimento storico di importanza grandissima, ilquale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni. Non possiamo dimenticare quello che è stato, perché questa Costituzione oggi emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza e della guerra rivoluzionaria ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremidella dignità umana e della vita sociale. Guai a noi, se per una malintesa preoccupazione di serbare appunto pura la nostra Costituzione da una infiltrazione di motivi partigiani,  dimenticassimo questa sostanza comune che ci unisce e la necessità di un raccordo alla situazione storica nella quale questa Costituzione italiana si pone. La Costituzione nasce in un momento di agitazioni e di emozione. Quando vi sono scontri di interessi e di intuizioni, nei momenti duri e tragici, nascono le Costituzioni, e portano di questa lotta dalla quale emergono il segno caratteristico. Non possiamo, ripeto, se non vogliamo fare della Costituzione uno strumento inefficiente, prescindere da questa comune, costante rivendicazione di libertà e di giustizia. Sono queste le cose che devono essere a base della nostra Costituzione e che io trovo in qualche modo espresse negli articoli che sto per esaminare


Roberto Lucifero d'Aprigliano  (Roma, 16 dicembre 1903 - Roma, 11 gennaio 1993) è stato un partigiano, avvocato, politico liberale e monarchico e giornalista italiano. Deputato all'Assemblea Costituente, poi senatore e infine deputato alla Camera


giovedì 30 maggio 2024

in onore e memoria dell'ottimismo militante di Franco Basaglia




"l’ottimismo militante di Basaglia, che ci insegna che dobbiamo riappropriarci dell’esercizio del conflitto e costituire un fronte di conflittività intransigente. Dobbiamo, dunque, mobilitare conflitti sui temi vicini alla vita quotidiana delle persone e delle comunità più deprivate, marginalizzate e private di diritti. Il coraggio di Basaglia permette di esigere e realizzare l’impossibile che diventa possibile. Esigere e realizzare non una società senza diversi, ma una società diversa. Una società dove le identità si fanno deboli per dare luogo a una cittadinanza diffusa. Una società permeata da un senso forte di cittadinanza. La cittadinanza è la certezza del diritto, è un corpo di garanzie, di istituzioni riformate e in permanente trasformazione che definiscono, o dovrebbero definire, una nuova etica, secondo cui tutti i soggetti in quanto tali hanno diritto ad accedere alle risposte appropriate ai loro bisogni. Cittadinanza è accesso alle opportunità lavorative, ai servizi sanitari, alla casa, ma anche all’ascolto, all’accoglienza, allo scambio. Quindi è certezza del diritto, ma anche tenerezza dell’umano." 


(Benedetto Saraceno, psichiatra, professore di Global Health alla Università di Lisbona appartiene al movimento della psichiatria anti-istituzionale italiana. Da sempre si occupa di approfondire i fenomeni della sofferenza urbana e, richiamandosi all’esperienza con Franco Basaglia, alla cui scuola si è formato, mette al centro della sua riflessione la cultura della deistituzionalizzazione.)


sta in 

“A società contenitive si risponde con società fondate sulla certezza del diritto”

di Valentina Rigoldi casadellacarita.org, 30 maggio 2024


https://ristretti.org/a-societa-contenitive-si-risponde-con-societa-fondate-sulla-certezza-del-diritto?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR0ZTVzG1CqoG5YKNlwKYgC2YruuF1f8yV4lQiqXKwQg9PALH9AnxOI22ws_aem_AY9NhGyVUz9v7reU6xaPoll9DEG9aJqevZsXCHD67PCRpeNe9jPChNNh8ar7L7guTTs_kBlyNiCtxAKg2sjVQB6r



«Noi, i campioni della grande civiltà occidentale che rivendica i valori dell'individuo, dello spirito e della ragione, ci troviamo indeboliti e distrutti da un sistema la cui logica sopravvive sulla nostra debolezza, sulla nostra acquiescenza e sulla manipolazione di questa debolezza e questa acquiescenza. I valori assoluti che ci sono stati sempre proposti (vanto della nostra civiltà popolata di santi e di eroi) hanno agito - nella loro irraggiungibilità e disumana perfezione - come strumento di dominio attraverso il gioco della colpa in chi non riesce a realizzarli, e come addestramento al compromesso e all'accettazione della propria impotenza negli ostinati che tentano di farlo. La distanza fra assoluto e relativo, quando il valore proposto come unico sia assoluto, serve come strumento di soggezione, dipendenza, manipolazione; serve a rendere assolutamente relativa (quindi vuota, inutile, priva di significato) ogni azione agli occhi di chi agisce; serve a far accettare supinamente e acriticamente la condizione disumana in cui si vive.»


(Franco Basaglia, Introduzione a La salute mentale in Cina, di Gregorio Bermann, Einaudi 1972)


sabato 4 maggio 2024

Claudio Tabacco. Cos'è la guerra...?



Cosa è la Guerra? Corpi smembrati, donne stuprate, bambinə mutilatə, sogni che non si realizzeranno mai, promesse di futuro che verranno sbugiardate, fame, sete, malattie mentali e fisiche, paura, Tenebra. Veramente qualcuno può pensare che la Guerra risolva qualcosa? Qualcuno può pensare che facendo carnai per gli avvoltoi vi siano da una parte eroi e dall'altra demoni? Qualcuno può pensare che l'odio non dilaghi?

lunedì 29 aprile 2024

Claudio Tabacco Compianto per Gaza



Giuro, città di dolore, che il tuo nome mi sarà sacro


Giuro, città dei morti, che vengo in pellegrinaggio a te come alla Kaba


Giuro, città degli ancora vivi, che camminerò ogni giorno riconoscendo il tuo diritto


Giuro, città dei bimbi mutilati, che non permetterò la mutilazioni delle vostre grida


Giuro per il deserto l’acqua kamsin e il fuoco sacro che tu sei segno di contrafdizione


E segno di contraddizione è l’uomo di Dio.

venerdì 5 aprile 2024

A ‘NONCONFORMING MINORITY’ CAN DEFEAT CHRISTIAN NATIONALISM



In his newest book, Jim Wallis addresses what far too many white pastors ignore:
nationalism in the church and autocracy in politics

per una traduzione possibile in Italiano 


UNA "MINORANZA NON CONFORME" PUÒ SCONFIGGERE IL NAZIONALISMO CRISTIANO


Nei miei viaggi, predicando nelle chiese e parlando alle conferenze, mi capita spesso di parlare con pastori e leader di chiese di tutti gli Stati Uniti delle questioni che stanno loro a cuore. 

Ultimamente, queste conversazioni hanno quasi sempre incluso la preoccupazione dei pastori per la crescente polarizzazione della nostra politica e della nostra cultura.

 Molti di questi pastori vedono in prima persona la presenza egemonica  di un crescente nazionalismo cristiano nelle loro comunità con molti  membri della loro congregazione che credono che gli Stati Uniti siano stati fondati come nazione cristiana o convinti , tramite i  messaggi basati sulla paura diffusa dai media di collocazione  cristiano- conservatrice, i che il cristianesimo negli Stati Uniti sia "sotto attacco".

 Tuttavia, la maggior parte dei pastori si sente poco attrezzata e poco supportata per affrontare questa crescente minaccia, temendo di dividere ulteriormente le proprie congregazioni se tentano di affrontare di petto il nazionalismo cristiano.


Jim Wallis è uno dei leader religiosi che comprende perfettamente la minaccia del crescente nazionalismo nella Chiesa e dell'autocrazia nella nostra politica e il ruolo che i cristiani devono svolgere per fermarla. 


Nel suo ultimo libro, Il falso vangelo bianco: Rejecting Christian Nationalism, Reclaiming True Faith, and Refounding Democracy, si propone di ispirare ed equipaggiare "tutti coloro che possono essere persuasi a resistere e contribuire a smantellare un falso vangelo che propaga la supremazia bianca e l'autocrazia politica".


Per Jim - fondatore ed ex presidente di Sojourners, che ora dirige il Center on Faith and Justice dell'Università di Georgetown - il "nazionalismo bianco cristiano" è "idolatria perché è un culto della nazione [piuttosto che di Dio], "... ed è un'eresia perché allontana i cristiani da Cristo", e così mi ha detto quando abbiamo parlato recentemente del libro. O come scrive nell'introduzione: "Il razzismo di oggi è la rinascita della vecchia ideologia combinata con il ritorno di una vecchia eresia. È il falso vangelo del nazionalismo cristiano bianco. Il nome stesso della sua eresia: bianco invece della piena  vocazione umana che il messaggio del Vangelo propone; cristiano ma che implica il dominio invece del servizio; e nazionalismo che è contrario al Grande Mandato di Gesù".


La minaccia di una fede nazionalista che è cieca nei confronti della giustizia razziale e sociale e che mette la politica davanti agli insegnamenti di Gesù non è nuova qui negli Stati Uniti. Ma ciò che Jim vede - e che credo troppi altri leader religiosi non prendano abbastanza sul serio - è il grado in cui il nazionalismo cristiano bianco sta sostenendo e rafforzando il crescente pericolo di autoritarismo all'interno della nostra politica. 


L'ultimo progetto di raccolta fondi dell'ex presidente Donald Trump - una Bibbia da 60 dollari che combina le Scritture con il Pledge of Allegiance e la Carta dei Diritti - è solo l'ultimo esempio di questa pericolosa alleanza. Sia i sondaggi che i resoconti hanno mostrato come coloro che hanno un certo grado di fede nazionalista cristiana siano più propensi a sostenere leader autoritari, violenza politica o cospirazioni elettorali.


Tuttavia, mentre il nazionalismo cristiano alimenta le forze antidemocratiche nella nostra politica, troppi pastori bianchi e leader di chiesa sono rimasti in silenzio. Dalle mie conversazioni con i pastori, so che alcuni di loro rimangono in silenzio per paura di dividere ulteriormente le congregazioni o di diventare un bersaglio dell'estremismo. Temono che la loro voce venga soffocata dal megafono dei media sociali e conservatori.


Altri tacciono perché si sentono disillusi dallo stato della nostra democrazia, compreso il modo in cui è spesso di natura oligarchica  e non è riuscita a mantenere la sua piena promessa di libertà e giustizia per tutti. Ammetto di essere in empatia con coloro che si sentono frustrati dalla nostra democrazia in questo momento. Ma anche se è rotta, dobbiamo innanzitutto proteggere la nostra fragile democrazia se speriamo di trasformarla in una democrazia che funzioni per tutti. O come ha detto Jim: "Dobbiamo proteggere ciò che è per trasformarla  in ciò che non è ancora".


Ed è qui che entra in gioco la Chiesa. Nel suo libro, sono stato attratto da quella che Jim delinea come la sua visione di ciò che chiama "una chiesa residua" che potrebbe aiutare a salvare e infine trasformare la democrazia statunitense tramite l'esercizio autentico e pubblico del  discepolato cristiano  

Quando gli ho chiesto cosa intendesse per "chiesa residua", mi ha raccontato di una recente conversazione avuta con i pastori su Dietrich Bonhoeffer.


Bonhoeffer era un pastore tedesco che ha contribuito a guidare un movimento cristiano nella Germania nazista che rifiutava di adattarsi all'ideologia ultranazionalista ed escludente dello Stato. Quel movimento, noto come "Chiesa confessante", insisteva su una fede fedele agli insegnamenti di Gesù. 

Jim ritiene che una nuov modalità della Chiesa confessante sia necessaria oggi negli Stati Uniti


 "Solo una minoranza di credenti bianchi si unirà a una chiesa americana residua, ma si tratta di credenti più giovani", ha detto, "e vogliono unirsi ai leader neri e delle altre etnie  della chiesa in questa nazione e per una  nuova chiesa fedele al Vangelo negli USA ". 


Per molti versi, la Chiesa nera è stata una chiesa residua nella storia della nostra nazione, una potente forza democratizzante che ha proclamato un Vangelo che fonde il rinnovamento spirituale con la giustizia sociale, fornendo la forza spirituale e l'infrastruttura organizzativa durante il Movimento per i diritti civili e oltre. 

E come persona ordinata all'interno della tradizione battista nera, sento che parte della mia vocazione è quella di portare avanti questa coraggiosa testimonianza, insieme a tutti gli altri cristiani e persone di fede e coscienza che si uniranno a noi.


Jim e io continuiamo a lavorare a stretto contatto con Barbara Williams-Skinner attraverso Faiths United to Save Democracy per costruire un movimento multirazziale, multireligioso e intergenerazionale di leader religiosi in tutto il Paese, impegnati a proteggere la libertà di voto e la nostra democrazia. Ma la campagna non mira semplicemente a proteggere la nostra democrazia imperfetta; il nostro obiettivo finale è costruire la volontà morale e politica di trasformarla.


Una delle mie citazioni preferite del reverendo Martin Luther King Jr. è che non salveremo il mondo da un "destino incombente" attraverso "il compiacente adattamento di una maggioranza conforme, ma attraverso il creativo disadattamento di una minoranza non conforme". 


Penso che questa minoranza non conforme sia simile a quella che Jim chiama "la chiesa residua". Questa chiesa residua deve rifiutarsi di conformarsi alle forze del nazionalismo e dell'autocrazia cristiana, trasformando il circolo vizioso dell'odio, della paura e del dolore in un circolo virtuoso di speranza, dignità e amore. Una chiesa residua deve anche dimostrare un impegno a dire la verità in uno spirito di amore che incoraggi altri a mostrare maggiore coraggio di fronte all'autoritarismo. 


Tradotto con DeepL.com (versione gratuita)


testo in lingua inglese 


https://sojo.net/articles/nonconforming-minority-can-defeat-christian-nationalism

Autore Adam Russell Taylor


PS 

Jim Wallis fa riferimento alla sinistra cristiana vicina alla sinistra del partito democratico USA 

E' nato il 4 giugno 1948),  è un teologo, scrittore, insegnante e attivista politico statunitense. È noto soprattutto come fondatore ed editore della rivista Sojourners e come fondatore dell'omonima comunità cristiana con sede a Washington. Nel 2021, Wallis è entrato a far parte dell'Università di Georgetown come titolare della cattedra di fede e giustizia dedicata all'arcivescovo Desmond Tutu. È inoltre a capo del Center on Faith and Justice della Georgetown. Wallis è noto per la sua attività di advocacy sui temi della pace e della giustizia sociale. Pur rifuggendo attivamente dalle etichette politiche, Wallis si definisce evangelico e viene spesso associato alla sinistra evangelica e alla più ampia sinistra cristiana. Ha lavorato come consigliere spirituale del presidente Barack Obama. È anche un leader del movimento cristiano delle Red-Letter


***

Al momento non ho riscontrato niente su questo

Red-Letter Christian movement.[



martedì 2 aprile 2024

Gianluigi Quaranta: Invettiva contro gli Amici di Giobbe



INVETTIVA CONTRO GLI AMICI DI GIOBBE 

Non ho mai odiato taluni patriarchi, pastori, vescovi, rabbini e imam araldi del castigo "divino" dei peccati del mondo come in  questi giorni.

Non ho mai detestato le false "consolazioni" della "religione" come in questo tempo di pellegrinaggio nel deserto di rovi, spine e serpenti velenosi.

Taceranno mai i molesti amici di Giobbe, i custodi dell'ortodossia e della reputazione di Dio?

Taceranno mai, in questi tempi apocalittici, gli amatori di Dio odiatori degli esseri umani?

Taceranno gli stolti, i folli, i falsi sapienti che hanno spiegazioni per tutto?

Io tacerò, Dio tacerà, ma che il silenzio dei sofferenti li raggiunga e distrugga tutte le loro dottrine e la loro morale.

Che quell'urlo muto innalzato fino al cielo renda loro il cuore di carne che hanno vilmente barattato con il cuore di pietra indurito dai loro dogmi stereotipati senza amore, che le lacrime prosciughino loro tutta la superbia della falsa verità e della conoscenza senza amore...


https://www.facebook.com/gianluigi.quaranta.397/posts/pfbid027mUoApbDJFJWmpKs3iNfbmTuuVdbdDANtmFzwFsHxfJLUFhiMMcLdeBgvJNjjwjl?notif_id=1712085625283048&notif_t=close_friend_activity&ref=notif

sabato 30 marzo 2024

Dalla COREIS(Comunità Religiosa Islamica Italiana) gli auguri ai cristiani per la Pasqua 2024. (e siamo tutti nei lombi di Abramo e quindi fratelli e sorelle) )




Cari fratelli e sorelle,

questa settimana, durante le preghiere serali comunitarie nella nostra Moschea centrale al-Wahid  di Milano, l’imam ha recitato alcuni versetti del Corano che ricordano la Pace di Gesù figlio di Maria. I maestri musulmani interpretano questa Pace come una qualità dello Spirito ma anche come una Parola di Verità e un annuncio dell’Ora di cui Gesù figlio di Maria è maestro del soffio.

I tempi che viviamo ci sembrano esprimere segnali di grave dimenticanza di questa qualità, comunicazione e richiamo che Gesù rappresenta anche per i musulmani. L’oscuramento della ragione e la confusione delle lingue e della propaganda profana, privano i credenti di una chiarezza d’intenzione e di un servizio per il bene comune, mentre esasperano le animosità e le contrapposizioni faziose.

Siamo forse chiamati insieme ad una reazione da questo martirio intellettuale verso la preparazione

congiunta di una nuova fratellanza e alleanza basata sulla virtù della fede. Temiamo che non ci possaessere una pace autentica se non si cambia questa involuzione diffusa della mentalità e se non si faprevalere una prospettiva di conoscenza metafisica e di saggezza simbolica nelle letture delle nostrebenedette fonti dottrinali, un riconoscimento del mistero di Gesù.La Quaresima per voi cristiani e il Ramadan per noi musulmani possono favorire questa purificazione equesta auspicabile rinascita verso Dio. Rinnoviamo e ringraziamo i gesuiti del JRS per l’appello cheabbiamo realizzato due settimane fa e che pensiamo abbia persino contribuito ad ispirare la più recentedecisione per il cessate il fuoco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite:

https://jrs.net/en/news/interfaith-call-for-a-ceasefire-and-lasting-peace-in-the-middle-east/

La storia ci insegna che dall’incontro tra San Francesco e il sultano al-Malik al-Kamil Muhammad Ayubi si producono miracoli che possono determinare una conversione dei cuori e un nuovo ciclo di rapportitra i popoli e i credenti. Preghiamo di far parte di questa storia sacra!

Che sia per voi tutti davvero una Pasqua Santa!

Pace e Bene!

Abu Bakr Moretta, Presidente

Abd al-Ghafur Masotti, responsabile dialogo interreligioso


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ringrazio il Prof Michael Mocci  (ءبد اَلله) per avermi inoltrato la lettera. Mi sono permesso di ricordargli che entrambi siamo nei lombi di Abramo.


martedì 26 marzo 2024

Dalla parte dei vinti-Darcy Ribeiro (Scrittore, antropologo e politico brasiliano) – Trad. di Milton Fernández


Renato Guttuso, “Occupazione delle terre incolte in Sicilia”, 1949


“Mi misi dalla parte degli indios, e mi sconfissero.

Mi misi dalla parte dei neri, e mi sconfissero.

Mi misi dalla parte dei contadini, e mi sconfissero.

Mi misi dalla parte degli operai, e mi sconfissero.

Mi misi dalla parte dei poveri e mi sconfissero.

Mi misi dalla parte dei perseguitati, e mi sconfissero.

Mi misi dalla parte dei discriminati, e mi sconfissero.

Mi misi dalla parte dei deboli, e mi sconfissero.


Ma non mi sono mai messo dalla parte dei vincitori.

Questa è la mia vittoria.”


PS  ringrazio il caro amico e fratello Antonio Marra per aver pubblicato il testo nella sua bacheca fb 



mercoledì 20 marzo 2024

L'equinozio di primavera nella Tradizione della Gentilitas dando evidenza alla Gentilitas dei Celti






L'Equinozio di primavera, come quello d’autunno, è uno dei due momenti dell’anno in cui giorno e notte sono in perfetto equilibrio (la parola equinozio deriva dal latino “aequus nox”, notte uguale).  Astronomicamente l’equinozio di primavera  (in gallese “Alban Eiler”, luce della Terra) è il momento in cui il sole si trova al di sopra dell’equatore celeste. L’Equinozio d’autunno segna l’inizio della metà oscura dell’anno e quello di primavera l’esatto opposto: è l’inizio della metà luminosa, quando le ore di luce superano le ore di buio. E’ il primo giorno della primavera, la stagione della rinascita, associata presso varie culture a concetti come fertilità, resurrezione, inizio, o meglio, nuovo inizio.



Alban Eiler è il momento della rinascita anche dei nuovi progetti, è il momento in cui è possibile realizzare quei sogni che sono nati nel periodo freddo. E’ il momento adatto per aprirsi ai sentimenti e viverli nella loro totalità,rinascere con la Natura e fondersi con la Madre Terra, celebrarla e gioire della Vita che sboccia e si manifesta in tutte le sue forme. Non dimentichiamo che le festività avevano sempre una duplice valenza: la prima riferita ai mutamenti ciclici stagionali della terra ai quali corrispondeva un ugual simbologia per i mutamenti nell’animo dell’umano.


Le antiche tradizioni ci offrono infatti tutta una serie di miti legati alla primavera, che hanno al loro centro l'idea di un sacrificio a cui succede una rinascita o resurrezione.


Un mito che mostra bene l'idea di un sacrificio e di una successiva rinascita è quello frigio di Attis e Cibele: Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna mortale. Cibele lo fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato. Dal suo sangue nacquero viole e mammole. Gli dei, non potendolo resuscitare, lo trasformarono in un pino sempreverde.Dopo l'Equinozio, si svolgevano nel mondo ellenico le Adonìe, feste della resurrezione di Adone, bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite che venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito).


Era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo "Adon" (Signore).Egli dimorava sei mesi all'anno negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell'equatore celeste (autunno e inverno). Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quando si ricongiungeva alla dea Ishtar, l'equivalente dell'Afrodite greca. Allo stesso modo si festeggiava Persefone che ritorna nel mondo dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti.


Tutti questi miti ci mostrano la morte, più o meno simbolica, del Dio e la sua rinascita/resurrezione ad un nuovo ciclo vitale nonché l'unione di un simbolismo celeste (il cammino del sole nel cielo) e un simbolismo terrestre (il risveglio della Natura) in cui riecheggia il tema del matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna.


La primavera era infatti la stagione degli  accoppiamenti rituali, delle nozze sacre in cui il Dio e la Dea (personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa) si accoppiavano per propiziare la fertilità. Venivano accesi dei fuochi rituali sulle colline e, secondo la tradizione, che peraltro è rimasta ancora oggi nel folklore europeo, più a lungo rimanevano accesi, più fruttifera sarebbe stata la terra. Come per altre festività stagionali antiche, questo giorno è stato in parte assorbito dalla chiesa cristiana ed associato a due giorni santi cristiani: il primo è la festività dell’annunciazione della Vergine benedetta Maria, che cade il 25 marzo.






Il secondo, naturalmente, è la Pasqua. Il termine "Easter" con cui in inglese si designa la Pasqua ci riporta ad una antica divinità pagana dei popoli nordici, la dea Eostre, assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar, la quale presiedeva ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e alla fertilità dei campi. I popoli Celti denominavano l’equinozio di Primavera “Eostur-Monath” e successivamente “Ostara”. Il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, e infatti si tratta di una divinità legata al sole nascente, anzi “risorto” e al suo calore. E del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell’astro sarà un tema ricorrente nel prosieguo delle tradizioni pasquali.



A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità e animale sacro in molte tradizioni. I Britanni associavano la lepre alle divinità della luna e della caccia e i Celti la consideravano un animale divinatorio. Nella tradizione buddhista le leggende narrano di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, balzando nel fuoco. In segno di gratitudine il Buddha impresse l'immagine dell'animale sulla luna. In Cina la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio con cui prepara un elisir di immortalità. Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre che si diceva avesse creato la Terra. Nell'antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre.


La lepre di Eostre, che deponeva l'uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno, è diventata l'odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova, altro simbolo di fertilità. Così le uova pasquali si ricollegano alle tradizioni pagane in cui si celebrava il ritorno della dea andando a scambiarsi uova “sacre” sotto l’albero ritenuto “magico” del villaggio, usanza che collega Eostre alle divinità arboree della fertilità.





E l’UOVO non è scelto a caso ma è da sempre e per qualsiasi cultura, simbolo di vita, di creazione, di  rinascita.


Per il primitivo raccoglitore e cacciatore la primavera portava gli uccelli a deporre le proprie uova e dunque ad avere un nuovo sostentamento dopo l’austerità dell’inverno. E la nascita del mondo da un uovo cosmico è un'idea universalmente diffusa che veniva celebrata presso molte civiltà alla festa equinoziale di primavera, quando la natura risorge. Infatti in numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos: è l'"Uovo del mondo" covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L'Equinozio è il giorno in cui si commemora la discesa della giovane Dea nel mondo sotterraneo e il suo ritorno trionfante alla superficie della terra, portando con sé i doni della luce, del calore e della fertilità per tutta l’umanità, e cio’ fa pensare alle Dee Persephone, Kore, Blodeuwedd, Eostre, Aphrodite, Athena, Cybele, Gaia, Hera, Iside, Ishtar, Minerva e Venere.


E’ inoltre la stagione del giovane dio che fa pensare ad Herne il cacciatore, il pettirosso del bosco, l’uomo verde, Cernunno, il signore della natura, Dagda, Attis, Tammuz, il dio cornuto, Mithras, Odino, Thoth, Osiride.

Il motivo del sacrificio e della rinascita hanno un significato profondo per i cristiani, ma non solo, che commemorano la crocifissione, morte e resurrezione di Cristo con la Pasqua. Qualunque sia la nostra credenza, questo è un periodo in cui celebriamo il trionfo della luce sul buio e sulla morte, la rinascita a nuova vita.


sul rito della danza delle uova 

https://terreceltiche.altervista.org/luovo-dellequinozio-di-primavera-e-la-danza/

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sui rituali di celebrazione per Ostara

https://templumdianae.com/ostara-equinozio/

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https://www.celtical.it/2014/11/ostara-eostre-equinozio-primavera.html

https://geabracciali.com/calendario-celtico/ostara/


https://laviadelfuoco.com/ostara/


https://www.visionealchemica.com/il-significato-esoterico-dellequinozio/


https://www.meteoweb.eu/2016/03/equinozio-primavera-storia-epica-miti-sacrifici-simbolismi-rinascite/654430/


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L’Equinozio di Primavera è il primo dei due momenti dell’anno solare in cui luce e tenebra si trovano perfettamente alla pari. Contrariamente a quanto accade nell’Equinozio d’autunno però, in questo caso la Luce tornerà a splendere sulla Terra che ne sarà scaldata e risvegliata. In tutto il mondo, l’Equinozio è salutato da feste e riti legati a leggende sulla morte e rinascita, ogni religione ha la sua Festa di Primavera sebbene ogni fede religiosa dia ad essa un nome differente. Nel Neopaganesimo, la primavera è Ostara, festa della rinascita e il rinnovamento sia dal punto di vista fisico, ma soprattutto spirituale. Vi proponiamo di seguito qualche idea per la sua celebrazione.


I popoli anglo-sassoni chiamavano il mese lunare corrispondente “Eostre-monath”, e in questo periodo celebravano feste in onore della Dea Eostre associata a vari aspetti connessi col rinnovarsi della vita quali la primavera, la fertilità e la lepre. I popoli dell'Europa settentrionale, celti compresi, pregavano perché il Sole riuscisse a superare questo momento di parità con le tenebre notturne, poiché erano preoccupati che esso ricominciasse a scendere, così che sarebbe stata la fine. Per i popoli che si affacciano sul Mediterraneo questa è la festa della primavera. Nelle tradizioni druidiche odierne questa festa è detta “Alban Eiler”, tradotto “Luce della Terra”, è chiamata così perché il Sole si trova sopra l’equatore celeste e quindi da questo momento il giorno domina la notte in durata.

E’ la celebrazione dell’ Equinozio di Primavera, la giornata in cui Luce e Buio sono in equilibrio, La vita si rinnova , l’inverno è definitivamente passato, e tutto ciò che è vecchio lascia spazio al nuovo .La natura si risveglia e con lei la nostra Spiritualità. In questa giornata molte delle decorazioni e dei rituali implicano l’utilizzo di uova.





Ostara, è infatti il nome germanico della Dea odinista Eostre simboleggiata dall’uovo, patrona della fertilità. che contiene in sé il principio della vita e il bipolarismo maschile-femminile del divino. La Dea celebrata nella veste di fanciulla è quasi pronta all’unione con il Dio che verrà celebrata a Beltane. La divinità si diffuse, con relativo culto e usanze festive, a tutta l'Europa. In Grecia prese il nome di Estia, e in seguito in tutto l'impero romano venne venerata con il nome di Vesta, e al suo culto fu dedicato l'ordine sacerdotale delle vergini Vestali. Nell'antichità, per l'occasione, le Vestali celebravano un particolare rito che involveva l'accensione di un cero simboleggiante la fiamma eterna dell'esistenza.


Il cero, all'interno dei templi dedicati alla dea, veniva spento solo all'alba del giorno seguente.

https://lantrodellemagie.blogspot.com/p/oestara-ostara-equinozio-di-primavera.html