"..a chi scoprì che è proprio del saggio non rifuggire le tribolazioni ma affrontarle, accettando, quando le responsabilità lo impongono alla propria dirittura etica, di tornare dai luoghi eremtici, i più consoni alla vita contemplativa, per gettarsi nella mischia umana.Pur nella fedeltà a se stessi, alla propria esigenza di solitudine - imparando tuttavia ad entrare e a uscire dalle situazioni esistenziali contrapposte, a rinunciare a momenti e spazi di raccoglimento individuale..."
"...un dio dato per disperso o in fuga dal mondo,ritiratosi in silenzio, non più per disgusto dinanzi alla disobbedienza umana, ma perchè scopertosi impotente dinanzi ai risultati di cui era stato causa prima, ad eventi riconducibili al male assoluto. Infatti" Dio non può che essere incomprensibile se con la bontà assoluta gli venisse attribuita anche l'onnipotenza. Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità Onnipotente o è priva di bontà o è totalmente incomprensibile...e il male c'è solo in quanto Dio non è onnipotente. Solo a questa condizione possiamo affermare che Dio è comprensibile e buono e che nonostante ciò nel mondo c'è il male...Dio tacque...non intervenne, non perchè non lo volle, ma perchè non fu in condizione di farlo avendo abdicato ad ogni potere di intervento nel corso fisico del mondo (1) ...la poetica di Rainer Maria Rilke...''Dio attraversa il tempo: come l'uomo,anch'egli è esposto a soffrire nel tempo; se l'uomo è consapevole della propria incompiutezza, altrettanto incompiuto è Dio. L'agire umano- il paziente agire del monaco...edifica Dio ,lo porta a compimento e compie insieme anche se stesso"(2)
1) H.Jonas il concetto di Dio dopo Auscwitz.Una voce ebraica.
2) R.M.Rilke il libro d'ore .
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Note del Padre Giovanni
a) La citazione dal testo di Duccio Demetrio non poteva non essere pubblicata nel blog dedicato ad inni, cantici, tropari e modi della tradizione cristiana. Era inevitabile non perchè citazione cristiana ma proprio per la serietà e la nobiltà di non esserlo e di non volerlo essere.
b) Mi ha sempre colpito un testo di Dietrich Bonhoeffer all’inizio di Sequela, dove parla della vita monastica. Egli afferma che il monachesimo consiste nel “mettersi ai margini” per custodire “la grazia a caro prezzo”, diventando «una protesta vivente contro la mondanizzazione del cristianesimo, contro la riduzione della grazia a merce a poco prezzo». Parlando dei monaci Bonhoeffer afferma: «ai margini della chiesa, si trovava il luogo dove fu tenuta desta la cognizione della grazia a caro prezzo e del fatto che la grazia implica la sequela».
A partire dal Nuovo Testamento ci si potrebbe chiedere se lo stare “ai margini” non sia proprio una condizione del cristiano che vive la sua fede in modo autentico.
c) "la restaurazione della chiesa verrà sicuramente solo da un nuovo tipo del monachesimo che non ha nulla in comune con l'antico, ma una totale mancanza di compromessi in una vita vissuta secondo il Discorso della Montagna nel discepolato di Cristo. Penso che sia ora di riunire le persone per fare questo"(Estratto di una lettera scritta da Dietrich Bonhoeffer a suo fratello Karl-Friedrick il 14 gennaio 1935. )
d)"Fare ed osare non una cosa qualsiasi, ma il giusto; non ondeggiare nelle possibilità, ma afferrare coraggiosamente il reale; non nella fuga dei pensieri, solo nell’azione è la libertà. Lascia il pavido esitare ed entra nella tempesta degli eventi sostenuto solo dal comandamento di Dio e dalla tua fede e la libertà accoglierà giubilando il tuo spirito. "(Dietrich Bonhoeffer)