mercoledì 29 marzo 2023

Dall'introduzione. del libro Ascetismo Metropolitano di Duccio Demetrio

 


Duccio Demetrio Ascetismo Metropolitano -
L'inquietà religiosità dei non credenti 



"..a chi scoprì che è proprio del saggio non rifuggire le tribolazioni ma affrontarle, accettando, quando le responsabilità lo impongono alla propria dirittura etica, di tornare dai luoghi eremtici, i più consoni alla vita contemplativa, per gettarsi nella mischia umana.Pur nella fedeltà a se stessi, alla propria esigenza di solitudine - imparando tuttavia ad entrare e a uscire dalle situazioni esistenziali contrapposte, a rinunciare a momenti e spazi di raccoglimento individuale..."

"...un dio dato per disperso o in fuga dal mondo,ritiratosi in silenzio, non più per disgusto dinanzi alla disobbedienza umana, ma perchè scopertosi impotente dinanzi ai risultati di cui era stato causa prima, ad eventi riconducibili al male assoluto. Infatti" Dio non può che essere incomprensibile se con la bontà assoluta gli venisse attribuita  anche l'onnipotenza. Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità Onnipotente  o è priva di bontà o  è totalmente incomprensibile...e il male c'è solo in quanto Dio non è onnipotente. Solo a questa condizione possiamo affermare che Dio è comprensibile e buono e che nonostante ciò nel mondo c'è il male...Dio tacque...non intervenne, non perchè non lo volle, ma perchè non fu in condizione di farlo avendo abdicato ad ogni potere di intervento nel corso fisico del mondo (1) ...la poetica di Rainer Maria Rilke...''Dio attraversa il tempo: come l'uomo,anch'egli è esposto a soffrire nel tempo; se l'uomo è consapevole della propria incompiutezza, altrettanto incompiuto è Dio. L'agire umano- il paziente agire del monaco...edifica Dio ,lo porta a compimento e compie insieme anche se stesso"(2)


1) H.Jonas  il concetto di Dio dopo Auscwitz.Una voce ebraica.

2) R.M.Rilke il libro d'ore .


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Note del Padre Giovanni

a) La citazione dal testo di Duccio Demetrio non poteva non essere pubblicata nel blog dedicato ad inni, cantici, tropari e modi della tradizione cristiana. Era inevitabile non perchè citazione cristiana ma proprio per la serietà e la nobiltà di non esserlo e di non volerlo essere.

b) Mi ha sempre colpito un testo di Dietrich Bonhoeffer all’inizio di Sequela, dove parla della vita monastica. Egli afferma che il monachesimo consiste nel “mettersi ai margini” per custodire “la grazia a caro prezzo”, diventando «una protesta vivente contro la mondanizzazione del cristianesimo, contro la riduzione della grazia a merce a poco prezzo». Parlando dei monaci Bonhoeffer afferma: «ai margini della chiesa, si trovava il luogo dove fu tenuta desta la cognizione della grazia a caro prezzo e del fatto che la grazia implica la sequela».

A partire dal Nuovo Testamento ci si potrebbe chiedere se lo stare “ai margini” non sia proprio una condizione del cristiano che vive la sua fede in modo autentico.

c)  "la restaurazione della chiesa verrà sicuramente solo da un nuovo tipo del monachesimo che non ha nulla in comune con l'antico, ma una totale mancanza di compromessi in una vita vissuta secondo il Discorso della Montagna nel discepolato di Cristo. Penso che sia ora di riunire le persone per fare questo"(Estratto di una lettera scritta da Dietrich Bonhoeffer a suo fratello Karl-Friedrick il 14 gennaio 1935. )

d)"Fare ed osare non una cosa qualsiasi, ma il giusto; non ondeggiare nelle possibilità, ma afferrare coraggiosamente il reale; non nella fuga dei pensieri, solo nell’azione è la libertà. Lascia il pavido esitare ed entra nella tempesta degli eventi sostenuto solo dal comandamento di Dio e dalla tua fede e la libertà accoglierà giubilando il tuo spirito. "(Dietrich Bonhoeffer)


mercoledì 15 marzo 2023

Jorge Luis Borges: Fede, poca fede e nessuna fede


In tempi lontani tre uomini partirono in pellegrinaggio; uno era un sacerdote, un altro una persona virtuosa e il terzo un vagabondo con la sua ascia. Lungo il cammino, il sacerdote parlò dei fondamenti della fede. «Vediamo le prove della nostra religione nelle opere della natura» disse, e si batté il petto. «Proprio così» disse la persona virtuosa. «Il pavone ha una voce aspra,» disse il sacerdote «come i nostri libri hanno sempre testimoniato. Quanto è incoraggiante!» esclamò come se piangesse. «Quanto è edificante!». «Non ho bisogno di prove del genere» disse la persona virtuosa. «Dunque la sua fede non è razionale» disse il sacerdote. «Grande è la giustizia e vincerà» gridò la persona virtuosa. «C’è lealtà nel mio cuore; siate certi che c’è lealtà nella mente di Odino».

«Questi sono giochi di parole» replicò il sacerdote. «In confronto al pavone, un sacco di queste inezie sono nulla». In quel momento passavano davanti a una fattoria, e c’era un pavone appollaiato sul recinto; l’uccello cantò e la sua voce era come quella di un usignolo. «E adesso cosa mi dice?» chiese la persona virtuosa. «Eppure non mi tocca. Grande è la verità e vincerà». «Che il demonio si porti quel pavone» disse il sacerdote, e per un paio di miglia camminò a testa bassa. Poi giunsero a un santuario, dove un fachiro faceva miracoli. «Ah,» disse il sacerdote «ecco i veri fondamenti della fede. Il pavone era solo un ammennicolo. Questa è la base della nostra religione». E si batté il petto e gemette come se soffrisse di coliche. «Per me» disse la persona virtuosa «tutto questo è insignificante quanto il pavone. Io credo perché so che la giustizia è grande e vincerà. Questo fachiro potrebbe continuare con i suoi trucchi fino al giorno del Giudizio ma non mi incanterebbe». Udendo queste parole, il fachiro si adirò tanto che gli tremò la mano e, nel bel mezzo di un miracolo, gli caddero le carte dalla manica. «E adesso cosa mi dice?» chiese la persona virtuosa. «Eppure non mi tocca». «Che il diavolo si porti quel fachiro» esclamò il sacerdote. «Non vedo davvero a cosa serva continuare questo pellegrinaggio». «Coraggio!» esclamò la persona virtuosa. «Grande è la giustizia e vincerà». «Se lei è convinto che vincerà…» disse il sacerdote. «Le do la mia parola» disse la persona virtuosa. Allora il sacerdote proseguì con migliore stato d’animo. Infine giunse uno di corsa e disse loro che tutto era perduto; i poteri delle tenebre assediavano le Dimore Celesti e Odino sarebbe morto e il male avrebbe trionfato. «Sono stato volgarmente ingannato» esclamò la persona virtuosa. «Ora tutto è perduto» disse il sacerdote. «Saremo ancora in tempo per patteggiare col diavolo?» disse la persona virtuosa. «Speriamo» disse il sacerdote. «Comunque proviamoci. Ma cosa sta facendo con la sua ascia?» chiese al vagabondo. «Morirò con Odino» rispose il vagabondo.


https://www.ilsecondomestiere.org/jorge-luis-borges-fede-poca-fede-e-nessuna-fede/

tratto da Racconti brevi e straordinari di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares che firmano nel luglio 1953 la citata introduzione. Due autori che si sono divertiti a curare un’antologia di brani provenienti da una straordinaria varietà di opere, non esitando a introdurre graziose falsificazioni e spudorati lemmi bibliografici e apocrifi, arrivando – a volte – ad attribuire le opere ad autori inesistenti, quando in realtà l’autore era lo stesso Borges.




RISVOLTO
Secondo una leggenda, un dio dell’Indostan chiese a un altro dio di cedergli una delle sue 14.516 mo­gli. «Prenditi quella che trovi libera» fu la benevola risposta. Ma in tutti i 14.516 palazzi la moglie giace­va col suo signore, che «si era sdoppiato 14.516 vol­te» affinché ciascuna credesse di essere la favorita. La fonte di questo «racconto breve e straordinario», un libro apparso a Goa nel 1887, è in realtà il­lusoria. E grazie a Bioy Casares sappiamo come so­no andate le cose: «Domani compro il libro dove l’ho letta» gli aveva detto Borges riferendosi alla leggenda. E Bioy: «No, raccontiamola noi e attribuia­mola a un autore qualsiasi» – nella fattispecie, un gesuita portoghese. Così, con estro sfrenato e gio­coso, hanno lavorato i due appassionati antologisti: ritagliando brani da una sbalorditiva molteplicità di opere (dal taoista Trattato del Vuoto Perfetto a Max Ja­cob), ricorrendo ad amene falsificazioni, inventan­do spudorati lemmi bibliografici e apocrifi: come le Memorie di un bibliotecario di Francisco Acevedo, a­lias Borges, o la magnifica Storia dei due re e dei due labirinti, sempre di Borges malgrado la depistante attribuzione. Senza peritarsi di manipolare le fonti: in un’iscrizione che evoca la verginità di Iside, un semplice «(finora)» aggiunge al referto di Plutar­co una maliziosa connotazione: «nessun mortale (finora) ha sollevato il mio velo». Ma l’obiettivo è uno solo: mostrare come un’antologia di vertigino­sa varietà possa racchiudere «l’essenziale di ciò che è narrazione» – vale a dire uno dei grandi piaceri che la letteratura può offrire.




mercoledì 1 marzo 2023

dalla bacheca fb del fratello e compagno Claudio TabaccoQuesta generazione perversa non avrà altro segno che il Segno di Giona.






Dal Vangelo secondo secondo Luca capitolo 11,29-32. 

Giona. 

Questa generazione perversa non avrà altro segno che il Segno di Giona. 

Noi siamo il "Segno di Giona". Giona che fu inghiottito dal Mostro Leviathan e dopo tre giorni fu sputato sulla "spiaggia di Ninive". Ecco il segno di Giona. Giona "la Colomba" Leviathan "l'Attorcigliato". Lo Spirito di Di@ sotto emblema di Colomba ha posto il suo nido laddove regna l'Attorcigliato. Noi generazione di tempi perversi, generati in tempi perversi, ci siamo affidati al Leviathan affinché fosse per noi Salvatore. E lui, il Mostro Attorcigliato ci ha salvati quando stavamo affogando e già i nostri occhi terrorizzati contemplavano le radici dei monti, e l'acqua di morte ci annegava. L'Attorcigliato ci inghiottì nel suo ventre. E lì morimmo alla vita per esistere come suoi schiavi. 

Questo è Buon Annuncio per Anarchici e folli Gesuani… Ma il Mostro dovette restituirci alla Vita. Perché anche lui è nido dello Spirito. Ci sputò sulla spiaggia del nostro più grande terrore. Sulle rive della Tecnopoli Globale della Finanza, dell'immenso Città dove le sorti di ogni donna, di ogni uomo, di ogni, bambino si decidono. E cominciammo a percorrerla camminando giorni e giorni con la calura e con il gelo, con la pioggia che ci in fradicia a le ossa e con il vento che faceva in brandelli vestiti e pelle. Gridavamo come folli e come ebbri che il Giorno della Vendetta sarebbe presto giunto, ancora un albeggiare ed ancora un tramonto e un'altra alba e un altro tramonto ed il Popolo dei barconi, ed il Popolo degli straccioni, sarebbe giunto con le nere bandiere e con le rosse bandiere e nulla di nulla si sarebbe salvato. Mille fuochi e ancora mille più che nella notte di Los Angeles si sarebbero accesi, nulla si sarebbe salvato. E quelli si stracciarono le vesti, bruciarono le banche e le galere, rimisero i debiti dei defraudati, liberarono gli oppressi d'Africa dalla catena monetaria, chiesero perdono i mercanti d'armi e fabbricarono aratri e vomeri e falci, ed i padroni della salute bruciarono i brevetti sui farmaci e li regalarono ai malati. E tutti tutti insieme danzarono sino allo sfinimento e si coprirono di cenere. E Dio si commosse e pianse con loro, e tutti si abbracciarlo o anche con Dio. E l'Attorcigliato sparì nelle antiche leggende che si narrano ai bambini per farli star buoni la notte. 

Questo è il Segno di Giona, Buon Annuncio di Anarchici e Folli Gesuani. 

Fu sufficiente la Parola, non usammo né pistola né bomba. Uccidere è la seduzione dell'Attorcigliato non si dice forse da parte dei suoi servi che solo lo Stato usa legittimamente la violenza? Noi che annunciamo con Amore e Rabbia il giorno della vendetta non siamo Stato e neppure vogliamo il Potere. Noi annunciamo l'Uragano, non siamo l'Uragano. Chi arma la mano e prima ancora anima e cuore appartiene a Ninive. 

Amen.