martedì 5 maggio 2015

mercoledi di mezzapentecoste



A venti giorni dalla Pasqua si celebra la festa di Mezza Pentecoste, il Mercoledì dopo la Domenica del Paralitico. In questa festa si incorporano sia temi pasquali che anticipazioni della Pentecoste, mentre la pericope evangelica del giorno si concentra sul Cristo che si manifesta durante la Festa delle Capanne, a Gerusalemme.


L'icona della festa

 Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava. I Giudei ne erano stupiti e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». Gesù rispose: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia. Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?». Rispose la folla: «Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?». Rispose Gesù: «Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti.  Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?  Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!». Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. [Giovanni 7:14-30]

La festa della Mezza Pentecoste ci fa intravedere come esista un giudizio umano che deve essere illuminato dalla grazia, e non un giudizio basato sul pregiudizio e sull'inganno, come quello dei presenti alla sinagoga. Piuttosto, lo sforzo del cristiano dev'essere quello di non solo ascoltare la Legge e la parola di Dio, ma anche di discernere come applicarla all'oggi senza inquinarla, ma neppure senza risultare ridicolo, come gli accusatori di Cristo. I tropari della festa esplicano questa manifestazione teofanica di Cristo come Fonte della Verità e Luce che illumina coloro che credono in Lui e in Colui che lo ha mandato, difatti il tropario del giorno recita: 

Giunti nel mezzo della festa / rinfresca la sete della mia anima con la tua pietà / perché Tu, o Salvatore, a tutti hai detto: / che vengano a Me coloro che sono assetati. / o Cristo Dio, Fonte della Vita, gloria a Te. 

Il Signore Gesù Cristo si manifesta nel mondo per condurre gli esseri umani alla salvezza e ad una rinascita, una ascensione dalla povertà del corpo e dello spirito fino allo stato di liberazione totale dalle passioni e dalle cose vane di questo mondo, per ascendere con Lui nel giorno del Giudizio. Il Signore Dio è Colui che ci libera dalle tenebre dell'ignoranza spirituale per farsi conoscere e adorare in spirito di verità. 

Che la Sete della Verità, la dottrina degli Apostoli, il Cristianesimo ortodosso, possa essere sempre fonte di gioia e di ricerca per tutti noi, e che possiamo giungere alla Fonte di Vita Immortale nel giorno del nostro riposo. 


https://luceortodossamarcomannino.blogspot.com/2020/05/la-festa-della-mezza-pentecoste.html?fbclid=IwAR1fZtdWFA9u_B7INY4jgKIDkTqv0wkIcOVjqjnCBZInxs1OOPaY91cQUJU







ed   ancora   
L'icona della festa stranamente non richiama il Vangelo del giorno: Giov. VII,14-30, ma mostra il Fanciullo dodicenne che, dopo essere salito con i genitori a Gerusalemme, vi si trattiene nel tempio a discutere con i dottori della Legge.
Il Divino Fanciullo è posto al centro dell'icona, assiso tra un semicerchio di anziani che ascoltano la sua parola.
La figura di dimensioni maggiore e lo scranno più elevato, con uno sgabello per i piedi, mostrano la sua qualità di maestro.
Gli edifici sullo sfondo simboleggiano naturalmente il tempio in cui ha luogo la scena.


Tu che hai la coppa dei beni inesauribili, dammi di attingere l’acqua in remissione dei peccati, poiché sono tormentato dalla sete, o Misericordioso ed unico Generoso.
Stichirà conclusivo del Mattutino
Fratelli, essendo stati illuminati dalla Resurrezione di Cristo Salvatore, ed avendoraggiunto la metà della festa del Signore, osserviamo con sincerità totale i divini comandamenti per essere giudicati degni di festeggiare l’Ascensione ed ottenere la venuta del Santo Spirito.


Il tropario della festa 

Tropario, tono 8
A metà della festa pasquale, disseta, o Salvatore, l’anima mia assetata con l’acqua della pietà, poiché Tu stesso hai detto a tutti: Chi ha sete venga a me, e beva. Tu sei la fonte della vita, o Cristo Dio, sia gloria a Te.
 
Kontakion, tono 4
O creatore e signore di tutte le cose, o Cristo Dio, a metà della festività legale, dicevi a quelli che ti stavano attorno: Venite a me ed attingete le acque dell’immortalità. Per cui noi ci prostriamo davanti a Te e con fede gridiamo: Donaci la misericordia, Tu infatti sei la sorgente della nostra vita.
Apostolo: Atti degli apostoli 14, 6-18.


In quei giorni gli apostoli si rifugiarono nelle città della Licaònia, a Listra e Dervi e nei dintorni, e là evangelizzavano. C’era a Listra un uomo incapace di stare inpiedi, zoppo sin dal ventre di sua madre, che non aveva mai camminato. Egli udì Paolo parlare e questi, guardandolo fisso e vedendo che aveva fede di esser salvato, disse a gran voce: “Alzati diritto in piedi!” Egli saltò e camminava. La folla allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, si mise a gridare in dialetto licaonio e disse: “Gli dei, fatti simili agli uomini, sono scesi da noi!”. E Barnaba lo chiamavano Zeus e Paolo Ermes, perché era lui a portare la parola. Intanto il sacerdote di Zeuss che è all’ingresso della città, recando alle porte tori e ghirlande, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: “Uomini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, deboli come voi, e vi evangelizziamo di tornare da queste cose inutili al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. Egli, nelle generazioni passate, ha permesso a ogni popolo di seguire il proprio cammino; ma non ha cessato di dar testimonianza di sé beneficando, dandovi dal cielo piogge e stagioni fruttifere, riempiendo di cibo e di letizia i vostri cuori”. E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall’offrire loro un sacrificio.
  

Evangelo: secondo Giovanni 7, 14-30.


A metà della festa Gesù salì al tempio e insegnava. I Giudei ne erano stupiti e dicevano: “Come mai costui conosce le lettere, senza essere stato a scuola?”. Gesù rispose e disse loro: “La mia dottrina non è mia, ma di chi mi ha inviato. Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà di questa dottrina se viene da Dio, o se io parlo da me stesso. Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di chi lo ha inviato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia. Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge. Perché cercate di uccidermi?”. Rispose la folla: “Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?”. Rispose Gesù e disse loro: “Un’opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti. Mosè vi ha dato la circoncisione - non che venga da Mosè, ma dai padri - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito tutto intero un uomo di sabato? Non giudicate secondo apparenza, ma giudicate con giusto giudizio!”. Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: “Non è costui quello che cercano di uccidere?Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto che egli è il vero Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove è”. Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, disse gridando: “Anche me conoscete e sapete di dove sono! Io non sono venuto da me e chi mi ha inviato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché da lui Io Sono ed egli mi ha inviato”. Allora cercavano di prenderlo, ma nessuno gli mise mano addosso, perché non era ancora giunta la sua ora 
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 La festa:Il mercoledì della IV settimana di Pasqua segna la metà del pentakostarion, il periodo che dalla Pasqua giunge alla Pentecoste.
Viene detto perciò mercoledì di mesopentikostis.
Gli inni ricordano tale collocazione, il tema della festa è invece specificatamente quella di Gesù Maestro.

Liturgia:
Nonostante non sia una delle Grandi Feste ha preortìa e meteortìa ed apodosis l'ottavo giorno.

Innografia:
TropariA metà della festa pasquale, disseta, o Salvatore, l'anima mia assetata con l'acqua della pietà, poiché Tu stesso hai detto a tutti: Chi ha sete venga a me, e beva. Tu sei la fonte della vita, o Cristo Dio, sia gloria a Te.

O creatore e signore di tutte le cose, o Cristo Dio, a metà della festività legale, dicevi a quelli che ti stavano attorno: Venite a me ed attingete le acque dell'immortalità. Per cui noi ci prostriamo davanti a Te e con fede gridiamo: Donaci la misericordia, Tu infatti sei la sorgente della nostra vita.

 
LA FESTA DI MEZZO PENTECOSTE

MESOPENTIKOSTI



Pochi sono coloro che si recano in Chiesa in tale giorno e la maggior parte addirittura non conosce neanche che il Mercoledì dopo la Domenica del Paralitico, la Chiesa celebra una grande festa, la Mezza Pentecoste. Ma una volta la festa di Mesopentikostis(questo il suo nome greco) era una grande festa della Grande Chiesa di Costantinopoli e una folla immensa vi si radunava. Una prima notizia di questa festa la troviamo in una relazione del Regno d'ordine (Cap. 26) di Costantino Porfyrogenito che ci dice che tale festa veniva celebrata fin dall'anno 903 nella chiesa di San Mokiou a Costantinopoli. Vi è una descrizione dettagliata della gloriosa celebrazione, che occupa tutta la pagina ed è determinata dalla nota taxis bizantina, come l'imperatore di mattina prendeva parte alle celebrazioni ufficiali recandosi dal suo palazzo nella chiesa San Mokiou, dove si celebrava tale funzione presieduta dal Patriarca. Era usanza che l’imperatore alla fine delle celebrazioni invitasse a pranzo il Patriarca. E nei nostri odierni libri liturgici vediamo presenti le tracce del vecchio splendore di cui godeva questa festa. Infatti la festa viene presentata come despotica, con i suoi tropari e con il suo doppio canone al mattutino, opere dei grandi innografi Teofane ed Andrea di Creta, con letture proprie, con la sua permanenza tra due domeniche e soprattutto con la sua ottava diremo oggi come le altre grandi feste despotiche dell’anno liturgico. Ma quale è il tema di questa festa particolare? Non ingloba possiamo dire una realtà storicizzata dal racconto evangelico. La questione è chiaramente festiva e teorica. Il Mercoledì della Mezza Pentecoste, cade 25 giorni dopo la Pasqua e 25 giorni prima della festa di Pentecoste. Segna la metà del periodo dei 50 giorni festivi dopo la Pasqua. È cioè una sosta, una fermata. Questo lo indica molto bene il primo stichiron del vespro della festa: Eccoci giunti alla metà dei giorni che iniziano con la salvifica resurrezione e ricevono il loro sigillo con la divina pentecoste. Questo giorno risplende dai fulgori che riceve da entrambe, congiunge le due feste, ed è venerabile perché annuncia la gloria dell’ascensione del Signore. Senza avere quindi un proprio tema questo giorno unisce i temi, della Pasqua da una parte e della Discesa dello Spirito Santo dall’altra, e anticipa potremmo dire, la gloria dell’Ascensione del Signore, che si festeggerà fra 15 giorni esatti. Certamente questo stare in mezzo alle due grandi feste, ci porta alla mente anche l’aggettivo particolare del Signore in lingua ebraica e cioè Messia. Messia in greco la maggior parte delle volte è tradotto con Cristo. Ma foneticamente la parola ebraica ci riporta lo stare in mezzo in greco. Così sia nei tropari che nel sinassario del giorno, questa etimologia di cui parlavamo sopra diventa motivo di presentare Cristo, come Messia, Mediatore tra Dio e l’uomo, mediatore e riconciliatore del mondo con l’eterno Padre. Per questo motivo, osserva lo Xanthopulos nel Suo Sinassario, festeggiamo la Mezzapentecoste, inneggiando il Cristo quale Messia. Anche la lettura della pericope vangelica del giorno rinforza questo pensiero di cui sopra (Gv 7, 14-30). Nel mezzo della festa della Pasqua giudaica Cristo sale al tempio ed insegna. Il suo insegnamento provoca ammirazione, ma anche fa nascere una controversia tra lui e le persone ed i maestri del tempio. È il messia Gesù o non lo è? L’insegnamento di Gesù proviene da Dio o no? Sorge quindi una nuova questione: il Cristo è maestro. Colui che non ha mai ricevuto frequentato una scuola diremmo oggi, ha la pienezza della saggezza, perché è la Sapienza-Sofia di Dio che ha creato il mondo. Proprio questo dialogo ha ispirato gran parte dell’innografia di questa festa. Colui che insegna al tempio, nel mezzo dei maestri del popolo giudaico, nel mezzo della festa, è il Messia, è il Cristo, il Verbo di Dio. Colui che viene contraddetto dai presunti saggi del suo popolo, è la Sapienza di Dio. Prendiamo ad esempio uno dei tropari più caratteristici, il doxastikon degli aposticha del Vespro: A metà della festa, mentre tu insegnavi, o Salvatore, dicevano i giudei: Come può costui conoscere le Scritture senza aver studiato? Ignoravano che tu sei la Sapienza che ha ordinato il mondo. Gloria a Te!
Poche righe più in basso nel Vangelo di Giovanni, subito dopo la pericope che contiene il dialogo del Signore con i Giudei nel mezzo della festa, segue un simile dialogo, che ebbe luogo tra Cristo ed i Giudei, l’ultimo giorno della grande festa, cioè a Pentecoste. Questo inizia con una grande frase del Signore Se qualcuno ha sete venga a me e beva, chi crede in me come dice la Scrittura, dal suo grembo scorreranno fiumi d’acqua viva ( Gv, 7, 37-38). E continua l’evangelista questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui ( Gv, 7, 39). Non ha importanza che queste parole il Signore non le ha preferite durante la Mezzopentecoste ma alcuni giorni dopo. Grazie ad una figura poetica sono state messe in bocca al Signore nel discorso di Mezzopentecoste. D’altronde l’attinenza con il discorso della festa è molto evidente. Non potrebbe trovarsi più caratteristica l’immagine dell’opera di insegnamento di Cristo. Nell’assetato genere umano l’insegnamento di Cristo viene come acqua viva, come fiume di grazia che ristora la faccia della terra. Cristo è la fonte della grazia, dell’acqua della vita eterna, che ristora e disseta le anime provate degli uomini, che cambia gli assetati in fonti, da cui scorreranno fiumi di acqua viva. Anzi, diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna ( Gv 4,14) disse alla Samaritana. Che ha cambiato il deserto del mondo in un paradiso piantato da Dio di alberi sempreverdi irrorati dalle acque dello Spirito Santo. Questo tema ha ispirato anche la poesia ecclesiastica ed ha ornato la festa odierna con inni ineguagliabili. Ne scegliamo uno, tra i più caratteristici, il kathisma dopo la terza ode del Mattutino: Stando nel mezzo del tempio, a metà della festa con voce ispirata gridavi: Chi ha sete venga a me e beva, perché chi beve alla mia divina sorgente farà sgorgare dal suo seno i fiumi delle mie dottrine. Chi crede in me, inviato dal divino Genitore, con me sarà glorificato. Per questo a te acclamiamo: Gloria a Te, o Cristo Dio, perché hai copiosamente riversato sui tuoi servi i flutti del tuo amore per gli uomini. Questa in sintesi è la festa di Mezzopentecoste
(nessun problema ma proprio nessuno a citare le riflessioni dei fratelli e delle sorelle  dell'eparchia greco cattolica di piana degli albanesi) d'altra parte   il testo risultaLiberamente tradotto dal greco dal diacono Rosario S., e preso dalla rivista della Metropoli di Kesariani