Prima di Quaresima Domenica dell'ortodossia
Il
ciclo delle domeniche di quaresima inizia con la domenica
dell'ortodossia. Tale festa fu istituita l'11 marzo dell'843 da San
Metodio di Siracusa, Patriarca di Costantinopoli, a conclusione della
controversia iconoclasta. Tale festa ricorda ed incita gli ecclesiastici
ed i fedeli, in quanto membri e membra dell'UNA, SANTA, CATTOLICA ED
APOSTOLICA, CHIESA a difendere senza
compromessi e con fermezza la Santa Fede Ortodossa. L'iconoclasmo fu un
movimento eretico che ebbe come fondatore l'imperatore di Costantinopoli
Leone l'Isaurico, il quale godeva di un grande prestigio militare, in
quanto contribuì a scacciare gli arabi dall'Europa mediante le vittorie
riportate contro di essi tra il 717-718. Sulla base di tale prestigio
cercò di convincere l'allora Patriarca di Costantinopoli ad appoggiare
un editto che ordinasse di coprire od allontanare le icone, il Santo
Patriarca Germano si rifiutò nettamente di sostenere un tale editto, che
però lo stesso imperatore emanò nel 726. Invero, inizialmente tale
editto non poggiava su vere basi teologiche, bensì su una considerazione
contingente secondo cui i fedeli iniziavano ad adorare e non più a
venerare le icone ed il crocifisso, che a detta degli intransigenti
avrebbe portato il cristianesimo a cadere in una rozza eresia e divenire
una mistificazione. Tale pensiero fu supportato dagli ebrei, che lo
utilizzarono come tesi per condannare i cristiani all'idolatria e,
precedentemente, dai musulmani che con il califfo Yazid distrussero le
icone nelle chiese cristiane alla vigilia della guerra contro
l'imperatore Leone l'Isaurico, circa nel 723. Ed in ciò si ebbe
un'unione tra ebrei e musulmani nella comune intolleranza verso il culto
delle icone reso dai cristiani. Ma anche dall'interno del
cristianesiomo, vi furono gli eretici, in particolar modo nestoriani e
pauliciani, che sostennero con gran vigore tale tesi. Invero, il
dibattito sulla "legittimità" del culto delle icone iniziò
indirettamente qualche secolo prima con l'apertura di una questione
cristologica ovvero sull'opportunità di rappresentare o meno il Cristo.
Vi fu una prima risposta con il Concilio di Elvira del 306 che al can.
36 vietò la riproduzione di immagini sui muri che potessero essere
oggetto di culto ed adorazione, tale canone venne per la prima volta
disatteso da San Gregorio il Grande, Papa di Roma, che nell'ammonire il
Vescovo Sereno di Marsiglia, il quale nel 599 fece distruggere le
rappresentazioni sacre allora presenti nella città, scrisse la
"Litterarum tuarum primordia"* che il Papa gli inviò nell'ottobre
dell'anno successivo: "Ci era stato* riferito che* hai spezzato immagini
di santi con la scusa quasi che non dovessero essere adorate. E certo
lodiamo pienamente che tu abbia proibito di adorarle, rimproveriamo
invece che le abbia spezzate* E infatti cosa diversa adorare una pittura
e invece imparare, mediante l'immagine della pittura, che cosa si
debba adorare. Infatti ciò che è la Scrittura per quanti (sanno)
leggere, questo lo offre la pittura a quanti non istruiti (la) guardano,
giacché in essa coloro che non sono istruiti vedono che cosa debbono
seguire; in essa leggono coloro che non conoscono l'alfabeto. Onde la
pittura prende anche, particolarmente per il popolo, il posto della
lettura* Se qualcuno vuole fare un'immagine, non proibirlo affatto;
proibisci invece in ogni modo di adorare le immagini. La tua fraternità
ammonisca poi con sollecitudine, che dalla visione del fatto ci si
apra all'ardore della compunzione e ci si prostri umilmente
nell'adorazione della sola onnipotente santa Trinità". Essa ebbe un
precedente già nel IV secolo con San Basilio il Grande, il quale affermò
che:"l'onore reso alle immagini va al prototipo ". Noncurante dei
Santi Padri, il Vescovo Costantino, preoccupato dell'adorazione
dell'immagine del Cristo, spinse l'imperatore Leone a dar inzio
all'iconoclastia che costituì una dolorosa vicenda che scosse la Santa
Chiesa per un secolo e mezzo circa. Una conseguenza immediata
dell'editto del 726 fu la rimozione dalle porte del palazzo imperiale
dell'immagine di Cristo, che fu sostituita con la croce, la quale
provocò un'immediata ribellione del popolo ed una pronta risposta di
Gregorio II, Papa di Roma, che scrisse la lettera "Ta grammata"* spedita
all'imperatore Leone III tra il 726 e il 730:"E dici che noi adoriamo
le pietre, Ie pareti e le tavole di legno. Non è affatto così come tu
dici, o imperatore; ma affinché la nostra memoria sia aiutata e la
nostra fedeltà e la nostra mente inesperta e debole sia guidata ed
elevata verso l'alto mediante coloro che questi nomi e queste
invocazioni e queste immagini riproducono; e non come se fossero dèi,
come tu dici: questo è ben lontano da noi! Infatti non riponiamo la
nostra speranza in essi. E se poi è un'immagine del Signore, diciamo:
Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, soccorrici e salvaci! E se (è
l'immagine) della sua santa Madre, diciamo: Santa genitrice di Dio,
Madre del Signore, intercedi presso il Figlio tuo, vero Dio nostro,
affinché faccia salve le nostre anime! Ma se (è l'immagine) del martire
(diciamo): O Santo Stefano, che hai versato il tuo sangue per il
Cristo, tu che come protomartire hai la capacità di parlare con
franchezza e fiducia, intercedi per noi! E di qualunque martire che ha
sofferto il martirio, diciamo così, innalziamo simili preghiere per
mezzo loro. E non è, come tu dici, o imperatore, che noi chiamiamo dèi i
martiri." Inoltre il Papa escluse Roma dall'autorità imperiale di
Costantinopoli, ma non nominando contestualmente un altro imperatore per
non scontrarsi militarmente con l'esercito di Costantinopoli.
Nonostante l'autorevole intervento dei Papi di Roma, figura centrale
nella lotta all'iconoclasmo deve essere riconosciuta a San Giovanni
Damasceno. Egli si basò sulla dottrina dell'Incarnazione,
precedentemente formulata da San Teodoro lo Studita, il quale affermò
che: "l'inconcepibile viene concepito nel grembo di una Vergine;
l'incommensurabile si fa alto tre cubiti; l'inqualificabile acquista
una qualità; l'indefinibile si alza, si siede e si corica; e
l'incorporeo entra in un corpo"*. Tale supporto patristico gli consentì
di scrivere un compendio sulla dottrina delle immagini e la loro
venerazione all'interno della sua opera: "la Fede ortodossa", in quanto
l'Incarnazione diede vita ad un nuovo rapporto tra Creatore e creature,
Dio e uomini, Spirito e materia. L'incarnazione del Verbo ha consentito
al medesimo di entrare nella storia dell'umanità, divenendo un uomo
concreto con il nome di Gesù di Nazareth ed un volto che ha assunto i
tratti umani del volto di Dio. Ebbene, l'intervento del Damasceno non
risolse la disputa iconoclasta, ma fu la base dottrinale su cui i Santi
Padri del VII Concilio stabilirono definitivamente la sacralità delle
icone svoltosi a Nicea nel 787 ed elevato a dogma. La disputa si
potrasse con il successore dell'imperatore Leone l'Isaurico, Costantino V
Copronimo, il quale indisse un Concilio ad Hieria nel 754 nel tentativo
di dare una definizione teologica all'iconoclasmo ed in tale Concilio
vi parteciparano circa 338 vescovi ad eccezione di tutti i Patriarchi.
In tale concilio furono anatemizzati il Patriarca Germano e Giovanni
Damasceno ed in risposta i monaci si ribellarono e per tal motivo furono
perseguitati mediante torture, incarcerazioni e chiusure di monasteri
ed i Patriarchi d'Oriente;Teodoro di Gerusalemme, Teodoro d'Antiochia e
Cosma di Alessandria si rifiutarono di accettare le decisioni del
concilio e chiesero al Papa di prendere l'iniziativa. Allora Stefano
III indisse un Concilio al Laterano ove parteciparono circa 50 vescovi
provenienti dall'Italia, Oriente e Stato franco, che anatemizzò a sua
volta il Concilio di Hieria, così ridimensionando notevolmente
l'importanza del medesimo. In tale contesto si inseriscono le ultime
figure chiavi della disputa iconoclasta, San Metodio di Siracusa,
Patriarca di Costantinopoli e la Santa Imperatrice Teodora. Dopo la
deposizione e condanna del Patriarca Niceforo, Metodio fu mandato a Roma
su invito di altri vescovi per informare il Papa Pasquale I
dell'accaduto e lì vi rimase sino alla morte dell'imperatore Leone. Il
Papa scrisse una lettera al nuovo imperatore Michele il Balbuziente, che
fece imprigionare il santo siciliano per 7 o 9 anni con l'accusa di
aver costretto il Papa a scrivere una lettera in cui si chiedeva che lo
stesso Metodio venisse insediato come legittimo Patriarca. La prigionìa
ridusse il suo corpo ad uno scheletro, ma non intaccò minimamente la sua
fede, infatti, quando l'imperatore iconoclasta Teofilo rinnovò
l'interdizione delle immagini sacre, il Patriarca siracusano affermò
che:"Se un'immagine è così indegna ai tuoi occhi, come mai tu che
condanni la venerazione delle immagini di Cristo allo stesso tempo non
condanni quella tributata alle raffigurazioni di te stesso?". La
risposta dell'imperatore non tardò ed il santo venne nuovamente
incarcerato, ma solo dopo esser stato pestato e fustigato violentemente
al punto da subire l'insanabile rottura della mandibola. Dopo poco
tempo, l'imperatore iconoclasta morì ed assunse il comando la vedova
imperatrice Santa Teodora per conto del figlio, ancora bambino, Michele
III, che era sostenitrice del culto delle icone e ciò mutò radicalmente
la situazione in breve tempo, al punto da far cessare le persecuzioni
contro i sostenitori del culto delle icone. Inoltre, la santa
imperatrice dopo aver venerato l'Icona della Theotokos, davanti
all'assise sinodale enunciò queste parole: "Se qualcuno non offre
rispetto al culto delle sacre icone, non adorando loro come se fossero
degli dei, ma venerandole con amore come immagini dell'archetipo, sia
anatema" e nella prima domenica di quaresima ella insieme al figlio, la
corte, il clero ed il popolo portarono in processione per le strade di
Costantinopoli le sacre icone. Mentre nel breve, ma intenso episcopato
di San Metodio,che durò circa 4 anni, fu indetto insieme alla Santa
imperatrice il VII Concilio,dopo che la stessa depose il Patriarca
Giovanni Grammatico, in cui fu ripristinato ufficialmente il culto delle
icone, istituendo altresì la festa dell'Ortodossia in cui viene letto
il synodicon scritto dal medesimo santo. Ultreriormente egli si impegnò a
riportare a Costantinopoli le reliquie del suo predecessore
addormentatosi in esilio.
http://fosilaron.tumblr.com/post/78947451331/licona-per-la-domenica-dellortodossia
Alliluia (3 volte).
Noi veneriamo,o Buono,la tua santa icona e chiediamo perdono per le nostre colpe o Cristo Dio
Di tua volontà e per la tua benevolenza sei salito nella carne sulla croce per liberare dalla schiavitù del Nemico coloro che avevi plasmato Noi grati ti cantiamo Hai riempito ogni respiro di gioia o Salvatore Nostro quando sei venuto a salvare il mondo
Di tua volontà e per la tua benevolenza sei salito nella carne sulla croce per liberare dalla schiavitù del Nemico coloro che avevi plasmato Noi grati ti cantiamo Hai riempito ogni respiro di gioia o Salvatore Nostro quando sei venuto a salvare il mondo
il
coro dei profeti ,dei santi e dei martiri oggi si rallegra pienamente La
profezia è realizzata,l'antico israele è oltrepassato Rifulge la croce
del Signore,la croce della vita e del trionfo sull'Avversario Signore
tre volte santo sia gloria a te
Il verbo del Padre, che non ha limiti, si è circoscritto prendendo umana
carne nel tuo seno, o madre di Dio; ha riportato al primitivo stato la nostra immagine
deturpata e l’ha unita alla bellezza divina. Proclamando la nostra salvezza,
noi la esprimiamo con l’azione e con la parola.
carne nel tuo seno, o madre di Dio; ha riportato al primitivo stato la nostra immagine
deturpata e l’ha unita alla bellezza divina. Proclamando la nostra salvezza,
noi la esprimiamo con l’azione e con la parola.
Trionfo dell'Ortodossia, icona costantinopolitana 1400 ca.
L'icona della festa rappresenta la grande processione svoltasi l' 11 marzo 843 dalla chiesa delle Blacherne a S. Sofia.
Al centro due angeli sorreggono l'Odigitria, la veneratissima icona del monastero di Odegon, palladio della Città.
A sinistra è raffigurata l'imperatrice Teodora con il figlio Michele III.
A destra è il patriarca Metodio. Nelle icone è raffigurato anche il patriarca Tarasio su cui richiesta l'imperatrice Irene nel 787 aveva convocato il concilio di Nicea in cui si era avuto la prima condanna dell'eresia.
L'icona della festa rappresenta la grande processione svoltasi l' 11 marzo 843 dalla chiesa delle Blacherne a S. Sofia.
Al centro due angeli sorreggono l'Odigitria, la veneratissima icona del monastero di Odegon, palladio della Città.
A sinistra è raffigurata l'imperatrice Teodora con il figlio Michele III.
A destra è il patriarca Metodio. Nelle icone è raffigurato anche il patriarca Tarasio su cui richiesta l'imperatrice Irene nel 787 aveva convocato il concilio di Nicea in cui si era avuto la prima condanna dell'eresia.
http://tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/santita.htm
Domenica dell'Ortodossia
In
questo giorno si fa memoria del ripristino della dignità delle sante
Icone e dell'onore che ad esse deve essere dato, ossia di Venerazione.
La vittoria dell'ortodossia sull'eresia iconoclasta, che negava il culto
a Dio per mezzo delle immagini sacre e la possibilità dell'esistenza
stessa delle immagini, avvenne nel VII Concilio Ecumenico, detto
Concilio di Nicea II. In questo Concilio i Santi Padri condannarono
l'iconoclastia e confermarono le condanne delle dottrine eretiche
affrontate nei precedenti Concili Ecumenici, segnando la fine delle
controversie teologiche e cristologiche. L'11 marzo 843 avvenne la
solenne liturgia per la restaurazione del culto dell'Icona all'interno
della Chiesa di Santa Sofia in Costantinopoli e da allora si celebra
tale festa nella prima domenica di Quaresima. "Definiamo
con ogni accuratezza e diligenza che, a somiglianza della preziosa e
vivificante Croce, le venerande e sante immagini, sia dipinte che in
mosaico, di qualsiasi altra materia adatta, debbono essere esposte nelle
sante chiese di Dio, nelle sacre suppellettili e nelle vesti, sulle
pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie; siano esse l'immagine del
Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, o quella della immacolata
Signora nostra, la santa madre di Dio, degli angeli degni di onore, di
tutti i santi e pii uomini. Infatti, quanto più continuamente essi
vengono visti nelle immagini, tanto più quelli che le vedono sono
portati al ricordo e al desiderio di quelli che esse rappresentano e a
tributare ad essi rispetto e venerazione... L'onore reso all'immagine
passa a colui che essa rappresenta; e chi adora l'immagine, adora la
sostanza di chi in essa è riprodotto".
sta in
http://fosilaron.tumblr.com/post/78947451331/licona-per-la-domenica-dellortodossia
qui il testo integrale (compresi gli anatema) del Synodikòn Conciliare
http://www.sentiericona.it/public/icone/?p=11902
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