sabato 4 marzo 2017

Prima di Quaresima Domenica dell'ortodossia


Prima di Quaresima Domenica dell'ortodossia

Il ciclo delle domeniche di quaresima inizia con la domenica dell'ortodossia. Tale festa fu istituita l'11 marzo dell'843 da San Metodio di Siracusa, Patriarca di Costantinopoli, a conclusione della controversia iconoclasta. Tale festa ricorda ed incita gli ecclesiastici ed i fedeli, in quanto membri e membra dell'UNA, SANTA, CATTOLICA ED APOSTOLICA, CHIESA a difendere senza compromessi e con fermezza la Santa Fede Ortodossa. L'iconoclasmo fu un movimento eretico che ebbe come fondatore l'imperatore di Costantinopoli Leone l'Isaurico, il quale godeva di un grande prestigio militare, in quanto contribuì a scacciare gli arabi dall'Europa mediante le vittorie riportate contro di essi tra il 717-718. Sulla base di tale prestigio cercò di convincere l'allora Patriarca di Costantinopoli ad appoggiare un editto che ordinasse di coprire od allontanare le icone, il Santo Patriarca Germano si rifiutò nettamente di sostenere un tale editto, che però lo stesso imperatore emanò nel 726. Invero, inizialmente tale editto non poggiava su vere basi teologiche, bensì su una considerazione contingente secondo cui i fedeli iniziavano ad adorare e non più a venerare le icone ed il crocifisso, che a detta degli intransigenti avrebbe portato il cristianesimo a cadere in una rozza eresia e divenire una mistificazione. Tale pensiero fu supportato dagli ebrei, che lo utilizzarono come tesi per condannare i cristiani all'idolatria e, precedentemente, dai musulmani che con il califfo Yazid distrussero le icone nelle chiese cristiane alla vigilia della guerra contro l'imperatore Leone l'Isaurico, circa nel 723. Ed in ciò si ebbe un'unione tra ebrei e musulmani nella comune intolleranza verso il culto delle icone reso dai cristiani. Ma anche dall'interno del cristianesiomo, vi furono gli eretici, in particolar modo nestoriani e pauliciani, che sostennero con gran vigore tale tesi. Invero, il dibattito sulla "legittimità" del culto delle icone iniziò indirettamente qualche secolo prima con l'apertura di una questione cristologica ovvero sull'opportunità di rappresentare o meno il Cristo. Vi fu una prima risposta con il Concilio di Elvira del 306 che al can. 36 vietò la riproduzione di immagini sui muri che potessero essere oggetto di culto ed adorazione, tale canone venne per la prima volta disatteso da San Gregorio il Grande, Papa di Roma, che nell'ammonire il Vescovo Sereno di Marsiglia, il quale nel 599 fece distruggere le rappresentazioni sacre allora presenti nella città, scrisse la "Litterarum tuarum primordia"* che il Papa gli inviò nell'ottobre dell'anno successivo: "Ci era stato* riferito che* hai spezzato immagini di santi con la scusa quasi che non dovessero essere adorate. E certo lodiamo piena­mente che tu ab­bia proibito di adorarle, rimpro­veriamo invece che le abbia spezzate* E infatti cosa diversa adorare una pittura e invece im­pa­rare, mediante l'immagine della pittura, che cosa si debba adorare. Infatti ciò che è la Scrittura per quanti (sanno) leggere, questo lo offre la pittura a quanti non istruiti (la) guardano, giacché in essa coloro che non sono istruiti vedono che cosa debbono seguire; in essa leggono coloro che non conoscono l'alfabeto. Onde la pittura prende anche, particolarmente per il popolo, il posto della lettura* Se qualcuno vuole fare un'immagine, non proi­birlo affatto; proibisci invece in ogni modo di adorare le immagini. La tua frater­nità ammonisca poi con sollecitu­dine, che dalla vi­sione del fatto ci si apra all'ar­dore della compunzione e ci si prostri umilmente nell'a­dorazione della sola onni­potente santa Trinità". Essa ebbe un precedente già nel IV secolo con San Basilio il Grande, il quale affermò che:"l'o­nore reso alle immagini va al proto­tipo ". Noncurante dei Santi Padri, il Vescovo Costantino, preoccupato dell'adorazione dell'immagine del Cristo, spinse l'imperatore Leone a dar inzio all'iconoclastia che costituì una dolorosa vicenda che scosse la Santa Chiesa per un secolo e mezzo circa. Una conseguenza immediata dell'editto del 726 fu la rimozione dalle porte del palazzo imperiale dell'immagine di Cristo, che fu sostituita con la croce, la quale provocò un'immediata ribellione del popolo ed una pronta risposta di Gregorio II, Papa di Roma, che scrisse la lettera "Ta grammata"* spedita al­l'imperatore Leone III tra il 726 e il 730:"E dici che noi adoriamo le pietre, Ie pareti e le tavole di legno. Non è af­fatto così come tu dici, o imperatore; ma affinché la nostra memoria sia aiutata e la nostra fedeltà e la nostra mente inesperta e debole sia guidata ed elevata verso l'alto me­diante coloro che questi nomi e queste invocazioni e queste im­magini ri­producono; e non come se fossero dèi, come tu dici: questo è ben lon­tano da noi! Infatti non ri­po­niamo la nostra speranza in essi. E se poi è un'im­magine del Signore, diciamo: Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, soccorrici e sal­vaci! E se (è l'immagine) della sua santa Madre, diciamo: Santa genitrice di Dio, Ma­dre del Signore, inter­cedi presso il Figlio tuo, vero Dio nostro, affinché faccia salve le nostre anime! Ma se (è l'im­magine) del martire (diciamo): O Santo Stefano, che hai versato il tuo sangue per il Cristo, tu che come protomartire hai la capacità di parlare con franchezza e fiducia, intercedi per noi! E di qualunque martire che ha sofferto il martirio, diciamo così, innalziamo simili preghiere per mezzo loro. E non è, come tu dici, o imperatore, che noi chia­miamo dèi i mar­tiri." Inoltre il Papa escluse Roma dall'autorità imperiale di Costantinopoli, ma non nominando contestualmente un altro imperatore per non scontrarsi militarmente con l'esercito di Costantinopoli. Nonostante l'autorevole intervento dei Papi di Roma, figura centrale nella lotta all'iconoclasmo deve essere riconosciuta a San Giovanni Damasceno. Egli si basò sulla dottrina dell'Incarnazione, precedentemente formulata da San Teodoro lo Studita, il quale affermò che: "l'inconcepibile viene concepito nel grembo di una Vergine; l'incom­men­su­ra­bile si fa alto tre cubiti; l'inqualificabile acquista una qualità; l'indefinibile si alza, si siede e si corica; e l'in­corporeo entra in un corpo"*. Tale supporto patristico gli consentì di scrivere un compendio sulla dottrina delle imma­gini e la loro venerazione all'interno della sua opera: "la Fede ortodossa", in quanto l'Incarnazione diede vita ad un nuovo rapporto tra Creatore e crea­ture, Dio e uomini, Spirito e materia. L'incarnazione del Verbo ha consentito al medesimo di entrare nella storia dell'umanità, divenendo un uomo concreto con il nome di Gesù di Nazareth ed un volto che ha assunto i tratti umani del volto di Dio. Ebbene, l'intervento del Damasceno non risolse la disputa iconoclasta, ma fu la base dottrinale su cui i Santi Padri del VII Concilio stabilirono definitivamente la sacralità delle icone svoltosi a Nicea nel 787 ed elevato a dogma. La disputa si potrasse con il successore dell'imperatore Leone l'Isaurico, Costantino V Copronimo, il quale indisse un Concilio ad Hieria nel 754 nel tentativo di dare una definizione teologica all'iconoclasmo ed in tale Concilio vi parteciparano circa 338 vescovi ad eccezione di tutti i Patriarchi. In tale concilio furono anatemizzati il Patriarca Germano e Giovanni Damasceno ed in risposta i monaci si ribellarono e per tal motivo furono perseguitati mediante torture, incarcerazioni e chiusure di monasteri ed i Patriarchi d'Oriente;Teodoro di Gerusalemme, Teodoro d'Antio­chia e Cosma di Alessandria si rifiutarono di accet­tare le deci­sioni del concilio e chiesero al Papa di prendere l'ini­ziativa. Allora Stefano III indisse un Concilio al Laterano ove parteciparono circa 50 vescovi provenienti dall'Italia, Oriente e Stato franco, che anatemizzò a sua volta il Concilio di Hieria, così ridimensionando notevolmente l'importanza del medesimo. In tale contesto si inseriscono le ultime figure chiavi della disputa iconoclasta, San Metodio di Siracusa, Patriarca di Costantinopoli e la Santa Imperatrice Teodora. Dopo la deposizione e condanna del Patriarca Niceforo, Metodio fu mandato a Roma su invito di altri vescovi per informare il Papa Pasquale I dell'accaduto e lì vi rimase sino alla morte dell'imperatore Leone. Il Papa scrisse una lettera al nuovo imperatore Michele il Balbuziente, che fece imprigionare il santo siciliano per 7 o 9 anni con l'accusa di aver costretto il Papa a scrivere una lettera in cui si chiedeva che lo stesso Metodio venisse insediato come legittimo Patriarca. La prigionìa ridusse il suo corpo ad uno scheletro, ma non intaccò minimamente la sua fede, infatti, quando l'imperatore iconoclasta Teofilo rinnovò l'interdizione delle immagini sacre, il Patriarca siracusano affermò che:"Se un'immagine è così indegna ai tuoi occhi, come mai tu che condanni la venerazione delle immagini di Cristo allo stesso tempo non condanni quella tributata alle raffigurazioni di te stesso?". La risposta dell'imperatore non tardò ed il santo venne nuovamente incarcerato, ma solo dopo esser stato pestato e fustigato violentemente al punto da subire l'insanabile rottura della mandibola. Dopo poco tempo, l'imperatore iconoclasta morì ed assunse il comando la vedova imperatrice Santa Teodora per conto del figlio, ancora bambino, Michele III, che era sostenitrice del culto delle icone e ciò mutò radicalmente la situazione in breve tempo, al punto da far cessare le persecuzioni contro i sostenitori del culto delle icone. Inoltre, la santa imperatrice dopo aver venerato l'Icona della Theotokos, davanti all'assise sinodale enunciò queste parole: "Se qualcuno non offre rispetto al culto delle sacre icone, non adorando loro come se fossero degli dei, ma venerandole con amore come immagini dell'archetipo, sia anatema" e nella prima domenica di quaresima ella insieme al figlio, la corte, il clero ed il popolo portarono in processione per le strade di Costantinopoli le sacre icone. Mentre nel breve, ma intenso episcopato di San Metodio,che durò circa 4 anni, fu indetto insieme alla Santa imperatrice il VII Concilio,dopo che la stessa depose il Patriarca Giovanni Grammatico, in cui fu ripristinato ufficialmente il culto delle icone, istituendo altresì la festa dell'Ortodossia in cui viene letto il synodicon scritto dal medesimo santo. Ultreriormente egli si impegnò a riportare a Costantinopoli le reliquie del suo predecessore addormentatosi in esilio.

Noi veneriamo,o Buono,la tua santa icona e chiediamo perdono per le nostre colpe o Cristo Dio
Di tua volontà e per la tua benevolenza sei salito nella carne sulla croce per liberare dalla schiavitù del Nemico coloro che avevi plasmato Noi grati ti cantiamo Hai riempito ogni respiro di gioia o Salvatore Nostro quando sei venuto a salvare il mondo


il coro dei profeti ,dei santi e dei martiri oggi si rallegra pienamente La profezia è realizzata,l'antico israele è oltrepassato Rifulge la croce del Signore,la croce della vita e del trionfo sull'Avversario Signore tre volte santo sia gloria a te



http://www.calendariobizantino.it/misc/calendario/icons/-42.jpg
Il verbo del Padre, che non ha limiti, si è circoscritto prendendo umana
carne nel tuo seno, o madre di Dio; ha riportato al primitivo stato la nostra immagine
deturpata e l’ha unita alla bellezza divina. Proclamando la nostra salvezza,
noi la esprimiamo con l’azione e con la parola.
 
 




Trionfo dell'Ortodossia, icona costantinopolitana 1400 ca.
L'icona della festa rappresenta la grande processione svoltasi l' 11 marzo 843 dalla chiesa delle Blacherne a S. Sofia.
Al centro due angeli sorreggono l'Odigitria, la veneratissima icona del monastero di Odegon, palladio della Città.
A sinistra è raffigurata l'imperatrice Teodora con il figlio Michele III.
A destra è il patriarca Metodio. Nelle icone è raffigurato anche il patriarca Tarasio su cui richiesta l'imperatrice Irene nel 787 aveva convocato il concilio di Nicea in cui si era avuto la prima condanna dell'eresia.  


http://tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/santita.htm 

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Domenica dell'Ortodossia

In questo giorno si fa memoria del ripristino della dignità delle sante Icone e dell'onore che ad esse deve essere dato, ossia di Venerazione. La vittoria dell'ortodossia sull'eresia iconoclasta, che negava il culto a Dio per mezzo delle immagini sacre e la possibilità dell'esistenza stessa delle immagini, avvenne nel VII Concilio Ecumenico, detto Concilio di Nicea II. In questo Concilio i Santi Padri condannarono l'iconoclastia e confermarono le condanne delle dottrine eretiche affrontate nei precedenti Concili Ecumenici, segnando la fine delle controversie teologiche e cristologiche. L'11 marzo 843 avvenne la solenne liturgia per la restaurazione del culto dell'Icona all'interno della Chiesa di Santa Sofia in Costantinopoli e da allora si celebra tale festa nella prima domenica di Quaresima. "Definiamo con ogni accuratezza e diligenza che, a somiglianza della preziosa e vivificante Croce, le venerande e sante immagini, sia dipinte che in mosaico, di qualsiasi altra materia adatta, debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, nelle sacre suppellettili e nelle vesti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie; siano esse l'immagine del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, o quella della immacolata Signora nostra, la santa madre di Dio, degli angeli degni di onore, di tutti i santi e pii uomini. Infatti, quanto più continuamente essi vengono visti nelle immagini, tanto più quelli che le vedono sono portati al ricordo e al desiderio di quelli che esse rappresentano e a tributare ad essi rispetto e venerazione... L'onore reso all'immagine passa a colui che essa rappresenta; e chi adora l'immagine, adora la sostanza di chi in essa è riprodotto".
 
sta  in 

http://fosilaron.tumblr.com/post/78947451331/licona-per-la-domenica-dellortodossia 
 
 

 
 qui il testo integrale (compresi gli anatema) del Synodikòn Conciliare 
 
 http://www.sentiericona.it/public/icone/?p=11902
 
 

Vespro (sabato sera), Mattutino - Liturgia (Domenica mattina) e Vespro (Domenica sera) della Domenica dell'Ortodossia (italiano)

sta in

http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=1998:vespro-sabato-sera-mattutino-liturgia-domenica-mattina-e-vespro-domenica-sera-della-domenica-dell-ortodossia-italiano&catid=246:prima-settimana&lang=it

 

Prokimenon e Lettura Apostolica alla Divina Liturgia


Apostolo (Ebrei 11,24-26,32-40)

- Benedetto sei tu, o Signore, Dio dei Padri nostri,
e lodato e glorificato è il tuo nome nei secoli. (Dan. 3,26)
- Poiché sei giusto in tutto ciò che hai fatto; e tutte
le tue opere sono vere e rette le tue vie. (Dan. 3,27)


Lettura dalla lettera di San Paolo agli Ebrei.

Fratelli, per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di essere chiamato figlio
Della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato.
Questo perché stimava l’obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto; guardava infatti alla ricompensa.
E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, li Lefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri.
Alcune donne riacquistarono i loro morti risuscitati. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! - vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.

 

Canto dell'Alliluia e del Vangelo alla Divina Liturgia

Alliluia (3 volte).

- O Dio, abbiamo ascoltato con i nostri orecchi. I nostri antenati
ci hanno trasmesso i prodigi da Te compiuti nei tempi antichi.

Alliluia (3 volte).

- Invocavano il Signore ed egli rispondeva, parlava loro
da una colonna di nubi.

Alliluia (3 volte).

Vangelo (Gv 1, 43-52))

Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».

 

 http://www.ortodossia.it/w/media/com_form2content/documents/c17/a2938/f255/Domenica%20dell'Ortodossia-%205.3.2017.pdf

http://www.episcopia-italiei.it/diocesioortodossa/wwwroot/merinde/2017/DOMENICA%20%20DELL'ORTODOSSIA.pdf



 

 

 

 
 

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