giovedì 20 luglio 2023

Manifesto degli Scimpanzé del futuro Contro il transumanesimo di Pièces et Main d’Oeuvre.*

Manifesto degli scimpanzé del futuro. Contro il transumanesimo - Pièces et Main d’Oeuvre - copertina


In uscita a settembre:

Manifesto degli Scimpanzé del futuro
Contro il transumanesimo 

di Pièces et Main d’Oeuvre.


Coedizione Malamente - Istrixistrix
Traduzione di Matteo Lombardi
Copertina di Paola Minelli


Fratelli umani, sorelle umane, avrete già sentito parlare del transumanesimo e dei transumanisti: una misteriosa minaccia, un gruppo di fanatici, un sodalizio di scienziati e industriali il cui obiettivo consiste nel liquidare la specie umana per sostituirla con una specie superiore, “aumentata”, risultante dall’ibridazione uomo-macchina e dall’ingegneria genetica.
Avrete già sentito parlare dell’ultimatum, cinico e provocatorio, di un ricercatore in cibernetica: «Ci saranno persone impiantate, ibridate, e queste domineranno il mondo. Le altre, non saranno tanto più utili delle nostre vacche tenute al pascolo»; e ancora: «Quelli che decideranno di restare umani e rifiuteranno di migliorarsi avranno dei seri handicap. Costituiranno una sotto-specie e saranno gli scimpanzé del futuro».
Noi siamo gli Scimpanzé del futuro e vi esortiamo alla resistenza contro questo nuovo totalitarismo frutto dei laboratori di ricerca.



***

Edizioni Malamente è una casa editrice che nasce nelle Marche nella primavera del 2021 dall’esperienza del progetto di Rivista Malamente, in stampa dal 2015.

Il nostro logo è il “gattu puzzu”, il gatto pazzo, animale sfuggente e leggendario dei boschi marchigiani, selvatico e senza padroni che ha nel suo sguardo lo stesso spirito dei gatti neri simbolo della tradizione sovversiva internazionale.

Il progetto editoriale segue questo spirito, alla scoperta e riscoperta di autori e autrici che danno voce al pensiero politico radicale, alla critica sociale, alle inchieste di attualità così come alla storia “popolare” e alle storie che raccontano i territori.

Il catalogo si sviluppa in 5 collane legate tra loro non solo dal desiderio di essere uno strumento di analisi e agitazione culturale, ma anche da un carattere riconoscibile e da uno stile “malamente”.


***

Tutto va malamente, si direbbe in questi tempi, ma a ben guardare non sempre le cose vanno così male.
A volte un bisogno comune ci fa incontrare tra simili che pensavamo estinti, altre volte una piccola lotta riesce a colpire e aprire una crepa nei muri del disastro sociale. L’incertezza e la crisi di questi tempi possono diventare possibilità, vecchie strutture che crollano, nuovi orizzonti che si dispiegano. Malamente vorremo veder cambiare il vento, malamente è un avverbio resistente, per chi lo sa leggere.


Secondo i transumanisti e i collaborazionisti della macchina, l’uomo è l’errore. L’umano è debole e imperfetto, l’umano è finito. L’umano è la loro vergogna. Aspirano alla perfezione, al funzionamento infallibile e all’infinità del sistema tecnologico; a fondersi in questa totalità autonoma.

https://edizionimalamente.it/chi-siamo/


*https://www.piecesetmaindoeuvre.com/spip.php?page=plan


in questo sito il libro è leggibile ad integrum per puntate


https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/manifesto-degli-scimpanze-del-futuro-contro-il-transumanesimo-pmo-capitoli-1-2-3-4/

Pensiamo che la critica deve trasformarsi in azione, per questo motivo ospitiamo e diamo ampio spazio anche a chi non accetta questo stato di cose e decide di opporsi concretamente, dando vita ad altre situazioni, mobilitazioni, azioni, che vanno ad infittire quella resistenza che ha origini lontane e ora più che mai si fa necessaria: perché il nanomondo è irreversibile.


https://www.resistenzealnanomondo.org/chi-siamo/


martedì 11 luglio 2023

11 LUGLIO 1995. a. Srebrenica






11 Luglio 2023


Li cercano ancora, li trovano ancora


quel poco che di loro rimane


ossa, scarpe, brandelli di camicia


 


affiorano tra i muschi e le felci


del bosco catacomba di Buljim


lì dove si erano nascosti


 


senza memoria di cosa sono stati


operai, contadini, soldati


ansiosi di vita pensosi di un domani


 


non tutti santi non tutti innocenti


ma giusti per troppa sofferenza


redenti da paura e dolore


 


figli padri mariti fidanzati


li aspettano le donne


scampate all’orrore


 


allontanate a forza


bambini tenuti per mano


di fianco anziani intorpiditi


 


straziati dalla colpa


di essersi salvati


di averli abbandonati


 


mentre loro rabbiosi


si intanano nel folto


di rami foglie erba


 


trasalendo all’ascolto


di spari crepitanti giù in paese


ordini urlati grida boati


 


vedono il fumo salire dalle case


lampi di fuoco esplosi nel buio


lontano l’odore di bruciato


 


rumore pressante più vicino


dei passi concitati pesanti


respiro affannato di chi insegue


 


povere lepri in cerca di rifugio



sbiancati tremanti di terrore


si voltano a guardare


 


le facce sudate dei boia


i ghigni feroci trionfanti


per una così facile vittoria




sorpresi da colpi di mitraglia


abbracciano la terra liberati


martiri illusi dalla grande storia


ALIDA AIRAGHI- Quotidiano online Gli Stati Generali 

Alida Airaghi è nata nel 1953 a Verona. Attualmente risiede a Garda. Ha pubblicato diversi libri di poesia e narrativa. www.alidaairaghi.com

Alfonso Berardinelli: "... Un caso di poeta realmente esistente ma quasi introvabile, perché editorialmente in esilio, è quello di Alida Airaghi... La Airaghi per dare corpo ai fantasmi con cui lotta, per dare senso al dolore, contamina mito e cronaca, diario e preghiera, trasfigura storie locali in una metafisica della solitudine



giovedì 29 giugno 2023

MOLTO TI DONA”: UN ESEMPIO DI AMORE STRUGGENTE NELLA POESIA ARABO-ISLAMICA


Poesia dell'Islam

Leyla e Majnun i Romeo e Giulietta della tradizione persiana e araba, vissero un amore struggente, passionale, contrastato e infelice che tutti (in Medio Oriente) conoscono. La storia d’amore scritta dal poeta persiano Nezami nel 1188 (tradotta in italiano nel 1985 da Giovanna Calasso per  Adelphi) esiste in numerose varianti, riadattate secondo tradizioni locali ed è stata fonte di ispirazione per tanti poeti di lingua araba, turca, persiana e urdu. Per Qawsi Tabrizi, poeta di lingua turca azerbaigiana, che compose tra il 1766 e il 1776 la poesia pubblicata nella raccolta “Poesia dell’Islam” (Sellerio editore, 2004), l’esaltazione dell’amore gentile, delicato ed assoluto per la sua Leyla lo porta a domandarle se ha bisogno di Majnun per sé.

Ecco dunque “Molto ti dona” di Qawsi Tabrizi:

 

Ti dona molto, sì, quel tuo vestito rosso;
è però il taglio perfetto
di netta ebbra statura
che oltre ogni tua veste
sapore d’artificio dona a te.

Queste labbra di zucchero e di sale
fan dir senza violenza a chi le vede:
coppiere, il vino rosso è qui concesso,
assoluta canonica licenza.

Bozzetti, aste di prova, modellini,
quei cipressi in giardino tesi in fila:
stilo divino, e stile,
su quelli hanno tracciato
snellezza di statura alta per te.

T’imploro, sfioro incanti con i toni morbidi e sottili:
la pietra intenerisce, e la magia
non per l’ombra d’una fola
ha fascino su di te.

Coltivano l’intento di vedermi
mansueto e obbediente altre gazzelle,
e tu, Leyla davvero, alla fin fine,
non hai bisogno d’un Majnun per te?

Per una notte almeno a quella luce
illumina il palazzo del mio occhio:
cielo, offerta benevola del giorno la chiarezza variegata sia per te.

Da quando aspiri a quella sola vetta, non valgono, Qawsi, mille cipressi
un verso tuo rifiutato.

https://larivistaculturale.com/2019/02/13/molto-ti-dona-un-esempio-di-amore-struggente-della-poesia-arabo-islamica-per-san-valentino/

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Poesia dell'Islam

A cura di Gianroberto Scarcia 

Componimenti di: Kumayl Ibn Ziyād, Qutayla. Hassān ibn Thābit, Jamīl, Akhtal, Jarīr, Kuthayyir, Dhū’l-Rumma, Walīd ibn Yazīd, Rābi‘a al-‘Adawiyya, al-Sayyd al-Himyarī, Bashshār ibn Burd, ‘Ulayya bint al-Mahdī, Abū’l-‘Atāhiya, Abū Nuwās, Husayn al-Dahhāk, al-‘Abbās ibn al-Ahnaf. Ibrāhīm al-Nazzām, Abū’l Haytham Khālid ibn Yazīd al-Kātib, ‘Abdallāh ibn al-‘Abbās ibn al-Fadl ibn al-Rabī‘, Abū Tammām, al-Buhturī, Ibn al-Mu‘tazz, al-Mutanabbī, Abū’l-’Alā al- Ma‘arrī, Ibn Hamdīs, ‘Abd al-Rahmān ibn Abī’l-‘Abbās al-  Kātib, IbnZaydūn, Abū Muhammad ibn Sufyān, Ibn al-Haddād, Ibn Khafāja, Ibn ‘Arabī, Ibn Zamrak, ‘Umar ibn al-Fārid, Rūdakī, Daqīqī, Farrukhī,Manūchihrī, Gurgānī, Asadī, Nāsir-i Khusraw, Mas‘ūd-i Sa‘d, Sanā’ī, Nizāmī, ’Attār, Kamāl Isfahānī, Rūmī, ‘Irāqī, Yunus Emre, Kaigusuz Sultān, Khwārazmi, Hāfiz, Nasīmī, Jāmī, Sultān Husayn Bayqara, Nawā’ī, ’Ali Harīrī, Ahmad Nishānī, Fuzūlī, Bāqī, Ghālib, Qawsī, ‘Ali Mihrī ‘Arab, Gāzī Gīray, Lisānī, Mullā Wajhī, Sā’ib, Ahmad Khānī, Khushhāl Khān, Hātif Isfahānī, Nazīr Akbarābādī, Bīdil.

«L'ordito del prodotto islamico classico è inconfondibile, così nelle belle lettere come in arte» (Gianroberto Scarcia). La prima antologia completa di poesia islamica dal VII al XVIII secolo.

«L'ordito del prodotto islamico classico è inconfondibile, così nelle belle lettere come in arte. Dal comune Ombelico del Mondo, anche in quei lidi dove l'onda mediterranea pare travolta dalla marea oceanica e il palmeto par inghiottito dalla giungla, il plettro islamico che dà voce alle corde è sempre in qualche modo inconfondibile». In un momento in cui di Islam si parla moltissimo, avendo perduto ogni buona conoscenza di esso e quasi ogni fraterno contatto, la scelta di questa prima antologia completa di poesia islamica (cioè beduina, araba, iranica, indiana, turca, dal VII secolo al XVIII) è necessaria e fortemente voluta. Pur vivendo un'epoca ormai postislamica, come postcristiana è la nostra (lo spiega il professor Scarcia, curatore del volume), essa intende restituire il senso della diversità e insieme il senso della comune origine presentando il panorama vastissimo di mille anni di visioni poetiche. Da Platone la comune origine. La diversità, in due diverse versioni della stessa illusione, la realtà. Per l'Islam è la definitiva impossibilità di conoscere ogni senso e disegno, la distanza radicale inavvicinabile tra il creatore e la creatura, e l'antirealismo che di tutto questo è figlio. Da cui la trasformazione dell'arte in quell'ardente, variopinta, enigmatica, voluttuosa, instancabile tessitura del sogno che Borges amava tanto. E questa antologia, che presenta tutti i più grandi poeti accompagnando ciascuno con una breve introduzione biobibliografica, facendo chiarezza anche dei miti e delle false immagini creati da un orientalismo occidentale di maniera, è classicamente borgesiana. 


https://sellerio.it/it/catalogo/Poesia-Islam/-/718 


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La storia di Layla e Majnun

https://www.grammelotmag.it/2022/02/14/la-storia-di-layla-e-majnun/

mercoledì 21 giugno 2023

IL MONOTEISMO SOLARE DELL’IMPERATORE FLAVIO CLAUDIO GIULIANO




il canto del cigno del “paganesimo” mediterraneo e del pensiero sacro antico nell’estremo tentativo dell’ultimo imperatore di Roma, che pagò la sua personale Resistenza venendo marchiato come «Apostata»



https://axismundi.blog/2018/01/12/il-monoteismo-solare-dellimperatore-flavio-claudio-giuliano/


INNO AL SOLE. di Flavio Claudio Giuliano Imperatore 


Canto la gloria del risplendente Dio del Sole,
la bellissima progenie del possente Giove,
Colui che, attraverso la vivificante fonte solare,
nella sua mente creatrice nascose
la forma di una triade di splendidi Dei solari;
da cui le multiformi forme del mondo emersero
dalla mistica tenebra nella magnifica luce,
perfetta e ricolma di beni della sfera intellettiva.
Salve a te! Dio oltremondano della luce divina,
l’immagine più bella del bene sconosciuto:
poiché, come la luce procede dall’Uno,
il Dio degli Dei, il fiore senza paragone della bellezza,
gli Intelligibili, con occulti raggi divini,
illumina; così dai raggi di Apollo,
esultando glorioso grazie al potere dell’armonia,
il mondo della mente è colmato in esuberanza di luce che eleva,
il Sole visibile largamente diffonde attraverso il mondo dei sensi,
una luce che tutto genera, bella e divina.
A Te, come Apollo luminoso, appartiene l’unire
la moltitudine in unità,
e molte nature generare da una sola;
con vigore nella tua essenza riunire
i differenti livelli delle forme secondarie;
e attraverso una perfetta unica natura essenziale (natura/principio)
combinare tutte le varie essenze e i poteri della generazione.
Ti è proprio, tu esente dalla molteplicità, ispirare nelle forme subordinate
la verità profetica; poiché verità e pura semplicità sono un’unica cosa;
del preservare il potere incorrotto la tua essenza libera è la fonte.
Celebri mistici poeti dei tempi passati, in canti sacri,
ispirati da Te, come il Signore che scaglia la freccia
costantemente ti invocavano, come Colui dall’irresistibile dominio
poiché i tuoi raggi colmi di forza colpiscono come frecce,
e completamente, tutto ciò che il mondo privo di misura
contenga di oscuro o privo di ordine, Tu distruggi.
E infine la tua rivoluzione circolare è il segno del movimento
che armonizza in uno le varie nature di questo possente Tutto.
Dunque, la tua prima monade luminosa, oh Dio illustre,
enuncia la verità e la luce intellettuale;
quella luce che, nell’essenza degli Dei,
sussiste con raggi unificati e non conosciuti.
La seconda distrugge tutto ciò che è confuso;
e dalla tua terza l’universo è legato con perfetta simmetria e retto consenso,
attraverso splendide cause e un potere armonico.
Aggiungiamo che alla tua essenza, fra gli Dei mondani,
è assegnato un ordine sopra-mondano,
un non generato e supremo potere di comando
su tutte le categorie delle forme generate,
e nei sempre fluenti reami dei sensi
un’ intellettuale dignità di dominio.
Ti appartiene un doppio avanzamento-
uno in congiunzione con gli Dei mondani,
l’altro soprannaturale e sconosciuto:
poiché quando il Demiurgo creò il mondo
Egli fece nascere una luce nella sfera solare,
non simile allo splendore delle altre sfere celesti,
tratta dai più occulti recessi della sua natura,
un simbolo perfetto delle forme intellettuali,
apertamente annunciando, con il suo splendore,
in ogni angolo di questo incredibile Tutto,
la solitaria e arcana essenza
di tutti i sovrani Dei sopramondani.
Perciò infatti, quando i tuoi raggi adornarono il mondo,
gli Dei mondani furono rapiti dalla tua vista;
così attorno alla tua orbita, con zelo emulativo
e sinfonia divina, Essi desiderarono danzare,
e cogliere ogni abbondanza dalla tua fonte luminosa.
Attraverso il tuo calore manifesto tu spingi in alto
le nature corporee dalla pigra terra,
ispirando un vivido potere vegetativo;
attraverso una natura segreta e divina,
liberi dai basici legami della materia,
attraverso una natura inerente nei tuoi raggi che tutto generano
Tu porti all’unione con la tua forma meravigliosa
le anime esaltate che negli oscuri domini della materia
terribilmente lottano per rivedere le dimore luminose:
Tu colmo di bellezza, dai sette raggi, Dio sopramondano!
La cui mistica essenza segretamente emette le splendide fonti della luce celeste.
Poiché fra i sovrani Dei sopramondani
un mondo solare e una luce assoluta esiste,
una luce che brilla come la fertile monade,
superiore ai tre mondi.
Sacri antichi Oracoli, così dissero, che la Tua orbita gloriosa
al di là della sfera delle stelle e nell’ultimo reame dell’etere ruota.
Ma nel tuo cammino, armoniosamente divino, la tua orbita
quattro volte attraversa questi mondi;
così rivelando (mostrando) dodici poteri di Dei luminosi,
attraverso dodici divisioni della zona obliqua.
Ancora colmo di forza creativa, ciascuna dividi in tre di differente livello.
Così, dalla quadruplice eleganza e grazia dei tempi e delle stagioni,
generate dal tuo percorso, l’umanità riceve un triplo beneficio,
il perenne dono delle Grazie che muovono in circolo.
Dio che tutto concedi, Tu che liberi l’anima
dalle oscure catene corporee della genesis,
assisti la tua stirpe, conducila sulle ali del pensiero,
al di là della stretta delle terribili (illusive) mani della Natura,
rapida nell’ascendere, per raggiungere il tuo mondo incantevole.
Il sottile abito della mia anima perfeziona,
eterea, salda e colma di luce divina,
il suo antico carro da Te assegnato;
nel quale avvolta, attraverso il cielo stellato,
spinta dall’impulso del folle desiderio,
ella precipitò fino a che, le sponde del Lete,
preda dell’oscurità, infelice, raggiunse,
e perse così ogni conoscenza del suo stato precedente.
Oh migliore degli Dei, daimon perfetto, dalla corona fiammante,
sicuro rifugio della mia anima nell’ora del dolore,
il porto paterno nelle dimore luminose,
ascoltami e libera la mia anima dalla punizione,
la punizione che è dovuta agli errori passati,
a causa dell’oscurità del Lete e del desiderio mortale.
Se per lunghi anni sarò condannato a rimanere in questi terribili domini
destinato all’esilio dal reame luminoso,
oh, concedimi presto i mezzi necessari
per raggiungere quel bene che la solitudine concede
alle anime che emergono dalle onde dolorose
del flutto impetuoso ed oscuro dell’illusoria materia.
Così che, ritirandomi dal gregge volgare
e dall’empio discorrere dell’era presente,
la mia anima possa trionfare sui mali della sua nascita;
spesso a Te congiunta in dolcissima unione
attraverso un’energia ineffabile, possa elevarsi
al di là delle più alte forme sopramondane
e nel luogo supremo contemplare,
emergente dalla profondità intelligibile,
la trascendente, solitaria bellezza del Sole.

 

 

Traduzione di Laura Mainardi


http://www.scuolaermetica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=600:inno-al-sole&catid=6:blog&Itemid=16 



«Figlio del Bene» e Re dell’univeRso:

il dio Helios di giuliano ΙmpeRatoRe Maria Carmen De Vita

(Università degli Studi di Salerno)

https://www.academia.edu/43397414/_Figlio_del_Bene_e_Re_dell_universo_il_dio_Helios_di_Giuliano_Ιmperatore_Chora_Revue_d_études_anciennes_et_médiévales_15_6_2018_pp_457_484

mercoledì 26 aprile 2023

Sara Cassandra : l'amore nel pianeta Presentismo-754 ..






Quando visitai il pianeta Presentismo-754, osservai coppie di alieni intente a scambiarsi effusioni e a chiamarsi: “Amore nonmio!”. Smarrita, domandai che cosa volesse dire quella negazione del possessivo. L’alieno mi corresse: “negazione del possesso, nonmia cara”. 

(…) Ah! Cioè?

“Come voi umani, anche noi amiamo. Ma siamo consapevoli che ciascun essere da noi amato non ci è mai appartenuto. Non è nostro. Perché, alla fine, quando gli esseri stanno per morire, abbiamo scoperto che preferiscono farsi ammaliare dalla luce in fondo al tunnel, e non dal nostro fuoco. Allora abbiamo dedotto che gli esseri appartengono a quella luce in fondo al tunnel, non certo a noi. La nostra espressione ormai lessicalmente condivisa “amore nonmio” significa “ti amo ma non vivo con la paura di perderti: non ti possiedo, dunque non ti perdo.”



sabato 15 aprile 2023

«Dove mi ha colto il buio della sera che dirada le voci». Lettera di Pier Paolo Pasolini a Luciano Serra* del 6 giugno 1942


https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2023/04/15/dove-mi-ha-colto-il-buio-della-sera-che-dirada-le-voci-lettera-di-pier-paolo-pasolini-a-luciano-serra-del-6-giugno-1924/

Caro Luciano,


ho atteso invano, finora, con ansia, i libri; quelli che ho portato ho scolato fino all’ultima goccia. Mi rimane Dedalus1, ma lo tengo per il viaggio. forse vedrai prima me di questa missiva che contiene la mia produzione poetica. Speriamo che quest’ultima abbia il peso e la statura della mia voce, così che ti giunga fedele foriera di me stesso.


Ritratto della natura


San Vito non mi è caro di memorie. I fanciulli che conducono le vacche al pascolo e le giovanette che si affacciano dai piccoli balconi non mi sono noti dall’infanzia. Tuttavia amo questi luoghi, come un uomo può amare le rocce e i boschi; ma non le oleografie. Soffia una brezza glaciale, ma è mite, ma è tiepida. Il Pelmo, su, tra le nuvole, non è solo, come sembra; è simile a un Cristo crocefisso; a un Cristo dipinto dal Beato Angelico, non atterrito, ma quasi sorridente, mentre Serdes e Senes(2), pieni di boschi, son sacri alla Vergine e al San Domenico, che, muti e genuflessi, meditano sotto la croce, nel gran silenzio.



Ora di notte


Dove mi ha colto il buio della sera


che dirada le voci, e l’infinito


digradare dei monti?


A settentrione


tutto s’inazzurra. Donde la luna


nasce, la luna si dispiega e irraggia.


Del paese alla valle vi si risponde


lugubre il grido dei fanciulli.


Dove


mi tiene il corso della vita? E quando


son giunto a questi luoghi? Al profumo


dei prati s’inabissa il bianco raggio


dell’ultima schiarita; nella sera,


dolce s’annienta; è pace che soverchia.



Nascita del giorno


L’aurora nasce con pace meridiana,


e, nella valle sgombra mattutina,


è un meriggio di verdi. La gallina,


leggera nelle penne, schiude grida


di quiete. Estivo, come da altri cieli,


sulle assolate piante cade un canto


altissimo d’uccelli. Per la strada


ecco un vecchio che passa, e non fa gesto,


assorto nel suo chiuso sogno. Quindi


dispare; già vive in altri luoghi;


di sé non lascia traccia nel silenzio


fortissimo dai prati.



Mattina a San Vito


Vitreo rischiara al soffio della brezza


il monte e le sue nevi. Si raggela


l’alto verde nei prati, e la pastura,


ora che il nembo risospinto in cielo


a lui muta colore. Ecco s’accende


il bosco, ecco s’oscura. E la paura


del bel celeste, del sereno nuovo,


nel vento e nel silenzio, quasi mura


l’uno dall’altro gli uomini. Ciascuno


è vivo in altra vita, nella cerchia


dei boschi vacillanti, delle cime


illuminate.



Non aggiungo altro perché non sono né allegro né abbattuto. Questi sono stati giorni di candida e assolata pace. Ho studiato molto e volentieri. Ma desidero la nostra vita ansiosa.


Ti abbraccio                                                                                                          

PP


.


(1) JAMES JOYCE. Dedalus, nella traduzione di Cesare Pavese. Frassinelli, Torino 1933.


(2) Frazione e rifugio alpino sopra San Vito


*https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Serra

mercoledì 29 marzo 2023

Dall'introduzione. del libro Ascetismo Metropolitano di Duccio Demetrio

 


Duccio Demetrio Ascetismo Metropolitano -
L'inquietà religiosità dei non credenti 



"..a chi scoprì che è proprio del saggio non rifuggire le tribolazioni ma affrontarle, accettando, quando le responsabilità lo impongono alla propria dirittura etica, di tornare dai luoghi eremtici, i più consoni alla vita contemplativa, per gettarsi nella mischia umana.Pur nella fedeltà a se stessi, alla propria esigenza di solitudine - imparando tuttavia ad entrare e a uscire dalle situazioni esistenziali contrapposte, a rinunciare a momenti e spazi di raccoglimento individuale..."

"...un dio dato per disperso o in fuga dal mondo,ritiratosi in silenzio, non più per disgusto dinanzi alla disobbedienza umana, ma perchè scopertosi impotente dinanzi ai risultati di cui era stato causa prima, ad eventi riconducibili al male assoluto. Infatti" Dio non può che essere incomprensibile se con la bontà assoluta gli venisse attribuita  anche l'onnipotenza. Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità Onnipotente  o è priva di bontà o  è totalmente incomprensibile...e il male c'è solo in quanto Dio non è onnipotente. Solo a questa condizione possiamo affermare che Dio è comprensibile e buono e che nonostante ciò nel mondo c'è il male...Dio tacque...non intervenne, non perchè non lo volle, ma perchè non fu in condizione di farlo avendo abdicato ad ogni potere di intervento nel corso fisico del mondo (1) ...la poetica di Rainer Maria Rilke...''Dio attraversa il tempo: come l'uomo,anch'egli è esposto a soffrire nel tempo; se l'uomo è consapevole della propria incompiutezza, altrettanto incompiuto è Dio. L'agire umano- il paziente agire del monaco...edifica Dio ,lo porta a compimento e compie insieme anche se stesso"(2)


1) H.Jonas  il concetto di Dio dopo Auscwitz.Una voce ebraica.

2) R.M.Rilke il libro d'ore .


***

Note del Padre Giovanni

a) La citazione dal testo di Duccio Demetrio non poteva non essere pubblicata nel blog dedicato ad inni, cantici, tropari e modi della tradizione cristiana. Era inevitabile non perchè citazione cristiana ma proprio per la serietà e la nobiltà di non esserlo e di non volerlo essere.

b) Mi ha sempre colpito un testo di Dietrich Bonhoeffer all’inizio di Sequela, dove parla della vita monastica. Egli afferma che il monachesimo consiste nel “mettersi ai margini” per custodire “la grazia a caro prezzo”, diventando «una protesta vivente contro la mondanizzazione del cristianesimo, contro la riduzione della grazia a merce a poco prezzo». Parlando dei monaci Bonhoeffer afferma: «ai margini della chiesa, si trovava il luogo dove fu tenuta desta la cognizione della grazia a caro prezzo e del fatto che la grazia implica la sequela».

A partire dal Nuovo Testamento ci si potrebbe chiedere se lo stare “ai margini” non sia proprio una condizione del cristiano che vive la sua fede in modo autentico.

c)  "la restaurazione della chiesa verrà sicuramente solo da un nuovo tipo del monachesimo che non ha nulla in comune con l'antico, ma una totale mancanza di compromessi in una vita vissuta secondo il Discorso della Montagna nel discepolato di Cristo. Penso che sia ora di riunire le persone per fare questo"(Estratto di una lettera scritta da Dietrich Bonhoeffer a suo fratello Karl-Friedrick il 14 gennaio 1935. )

d)"Fare ed osare non una cosa qualsiasi, ma il giusto; non ondeggiare nelle possibilità, ma afferrare coraggiosamente il reale; non nella fuga dei pensieri, solo nell’azione è la libertà. Lascia il pavido esitare ed entra nella tempesta degli eventi sostenuto solo dal comandamento di Dio e dalla tua fede e la libertà accoglierà giubilando il tuo spirito. "(Dietrich Bonhoeffer)