lunedì 29 luglio 2024

Prenons l'exemple de la "parodie de la Cène".-Analyse de Charles Declerq* Prête et journaliste.(in francese e in italiano)

 


https://zakirova.com/portfolio-item/raoef-mamedov-series-the-last-supper/?fbclid=IwY2xjawEUm21leHRuA2FlbQIxMAABHYfEnhVGjT4G7y-_1DZDJZcDCy9nCEqDjh-0p2QrmOEPRqCmLQcK6tWYKQ_aem_71y8wj0c3klcNoWpFrE6ig

Originale in Francese


Prenons l'exemple de la "parodie de la Cène". Il ne s'agit pas d'une parodie de la dernière cène, mais une parodie de tableaux qui interprètent la dernière cène, tableaux qui sont tout aussi éloignés de ce qui a pu réellement avoir lieu, mais aussi, possiblement, une réinterprétation de mythes dionysiaques (n'oublions pas que le judéo-christianisme s'est inspiré également de (mythes) d'autres cultures). 

N'oublions pas que lorsque les auteurs évangéliques (qui n'ont pas connu Jésus et appartiennent aux 2e et 3e générations de disciples) inscrivent dans leurs récits un repas lors d'une "dernière Cène" (sauf l'auteur de l'évangile attribué à Jean), ils reportent dans leurs récits une pratique de leur communauté (elle-même issue du seder pascal juif). Difficile de pouvoir décrire "historiquement" ce repas qui est décrit dans des récits à haute valeur théologique ajoutée.

Je réagis ici comme prêtre catholique. Sur l'irrespect qui serait fait au Christ avec ce que certains ont appelé une "parodie honteuse de la dernière Cène" (surtout dans la fachosphère et l'extrême-droite hexagonale),cela témoigne d'une méconnaissance totale de la théologie de la kénose.

Je donne un exemple ll y a quelques dizaines d'années, en France, un artiste avait scandalisé des catholiques qui avaient violemment manifesté. De quoi s’agissait-il ? Il avait exposé des croix de crucifix baignant dans de l’urine. Ce à quoi l’hebdomadaire La Vie avait répondu par la voix d’un de ses théologiens que les Pères de l’Eglise y auraient vu une très symbolique et théologique représentation de la kénose (le Christ qui se vide de sa divinité pour s’abaisser dans l’humanité) et qu’il s’agissait probablement – au corps défendant de l’artiste – de la plus « vraie » représentation du Christ. Mais l’argument n’a pas été entendu (surtout par les catholiques crispés et identitaires).

Et pourtant, dans ces représentations, y compris celle d'hier, c'est le sens le plus profond du christianisme qui se donne là à voir: Jésus qui accueille les pécheurs, les publicains, les prostituées et qui leur promet de nous précéder dans le royaume. Comme chrétien, j'aime à penser que Jésus, aujourd'hui, aurait pu s'entourer de ces personnes pour son dernier repas. Au grand dam bien sûr des nouveaux pharisiens d'aujourd'hui!

C'est l'essence même du message du Christ et de l'évangile.

Et c'est une occasion de rappeler le coeur même du message de Jésus, à savoir l'amour de tous, y compris et d'abord de nos ennemis. Jésus rappelle que Dieu fait pleuvoir sur les bons et les méchants, qu'il accueille tout le monde et que nous sommes invités à en faire autant.

Et l'amour des autres n'impose aucune réciprocité de leur part, car si nous aimons qui nous aime, les païens en font autant.

Et donc oui, réjouissons nous aussi de cette "parodie" pour mettre ainsi en application le message du Christ et d'une civilisation qui veut s'en inspirer.

Et si l'on nous demande notre manteau, donnons aussi notre tunique! C'est clair, net et précis, "nos traditions", c'est une invitation à aimer tout homme, toute femme, et surtout celui ou celle qui est étranger, qui vient d'ailleurs, a une autre religion, d'autres coutumes, qui est différent.

Le gros problème est que beaucoup qui se revendiquent de Jésus Christ n'ont pas saisi toute la profondeur, la radicalité et l'intensité de son message.

En près de 40 ans de prêtrise, j'ai découvert que nombre de fidèles avaient les mots et les gestes conformes mais n'étaient pas des disciples du Christ et de l'évangile. En revanche, j'ai découvert sur les parvis et hors des églises que nombre de personnes qui n'étaient pas chrétiennes ou pas "pratiquantes" étaient des disciples de l'Evangile sans le savoir." 

Analyse de Charles Declerq

Prête et journaliste.



PER UNA POSSIBILE TRADUZIONE IN ITALIANO 


Prendiamo l'esempio della "parodia dell'Ultima Cena". Non è una parodia dell'Ultima Cena, ma una parodia dei dipinti che interpretano l'Ultima Cena, dipinti che sono altrettanto lontani da ciò che può essere realmente avvenuto, ma anche, forse, una reinterpretazione dei miti dionisiaci (non dimentichiamo che il Giudeo-Cristianesimo si è ispirato anche a (miti) di altre culture).

Non dimentichiamo che quando gli autori evangelici (che non conoscevano Gesù e appartengono alla seconda e terza generazione di discepoli) includono nei loro resoconti un pasto in un'"Ultima Cena" (ad eccezione dell'autore del vangelo attribuito a Giovanni), stanno includendo nei loro resoconti una pratica della loro comunità (a sua volta derivata dal seder ebraico della Pasqua). È difficile descrivere questo pasto "storicamente", poiché è descritto in racconti con un alto valore teologico aggiunto.

Sto reagendo qui come sacerdote cattolico. Per quanto riguarda la presunta mancanza di rispetto nei confronti di Cristo da parte di quella che alcuni hanno definito una "vergognosa parodia dell'Ultima Cena" (soprattutto nella fachosphèr e nell'estrema destra francese), ciò dimostra una totale mancanza di comprensione della teologia della kenosi.

Vi faccio un esempio Qualche decennio fa, in Francia, un artista scandalizzò i cattolici che manifestarono violentemente. Qual era il problema? Aveva esposto dei crocifissi immersi nell'urina. Uno dei teologi del settimanale La Vie rispose dicendo che i Padri della Chiesa l'avrebbero vista come una rappresentazione altamente simbolica e teologica della kenosi (Cristo che si svuota della sua divinità per abbassarsi nell'umanità) e che probabilmente - con dispiacere dell'artista - era la rappresentazione più "vera" di Cristo. Ma l'argomento rimase inascoltato (soprattutto dai cattolici rigidi con un forte senso di identità).

Eppure, in queste rappresentazioni, compresa quella di ieri, vediamo il significato più profondo del cristianesimo: Gesù che accoglie peccatori, pubblicani e prostitute e promette di precederci nel regno. Come cristiano, mi piace pensare che Gesù, oggi, avrebbe potuto circondarsi di queste persone per il suo ultimo pasto. Con grande disappunto dei nuovi farisei di oggi, naturalmente!

Questa è l'essenza stessa del messaggio di Cristo e del Vangelo.

Ed è un'occasione per ricordare il cuore del messaggio di Gesù, che è quello di amare tutti, compresi e soprattutto i nostri nemici. Gesù ci ricorda che Dio manda la pioggia sui buoni e sui cattivi, che accoglie tutti e che noi siamo invitati a fare lo stesso.

E l'amore per gli altri non richiede alcuna reciprocità da parte loro, perché se noi amiamo coloro che ci amano, lo faranno anche i pagani.

Quindi sì, gioiamo anche di questa "parodia", per mettere in pratica il messaggio di Cristo e di una civiltà che vuole ispirarsi ad esso.

E se ci chiedono il mantello, diamogli anche la tunica! Le nostre tradizioni" è un chiaro invito ad amare tutti gli uomini e le donne, soprattutto quelli che sono stranieri, che vengono da altrove, che hanno una religione diversa, costumi diversi, che sono diversi.

Il grande problema è che molte persone che si dichiarano seguaci di Gesù Cristo non hanno colto tutta la profondità, la radicalità e l'intensità del suo messaggio.

In quasi 40 anni di attività sacerdotale, ho scoperto che molti fedeli hanno le parole e i gesti giusti, ma non sono discepoli di Cristo e del Vangelo. D'altra parte, ho scoperto per strada e fuori dalle chiese che molte persone non cristiane o non 'praticanti' erano discepoli del Vangelo senza saperlo".

Analisi di Charles Declerq *

Sacerdote e giornalista.

Tradotto con DeepL.com (versione gratuita)


*https://www.catho-bruxelles.be/cinergie-portrait-du-pere-charles-declercq-pretre-et-critique-cinema/


https://www.facebook.com/wontolla52

mercoledì 17 luglio 2024

NON ESISTE SIRIA. di OSCAR NICODEMO






La Siria non è uno stato, un luogo, un popolo.

Non è terra, pietre, acqua.

La Siria non ha una storia antichissima.

Non è stata la Siria a inventare il primo alfabeto

e la parola “Europa”.

La Siria ha negato l’evoluzione del cristianesimo,

e Paolo si convertì altrove, non sulla via di Damasco.

La Siria non è mai stata culla di civiltà, tantomeno crocevia di antichi commerci.

Non le appartengono le Vie della seta e dell’incenso.

E non vi scorre l’Eufrate.

Egiziani, babilonesi, persiani e macedoni non l’hanno mai conosciuta.

I preziosi Archivi di Ebla, scoperti dall’archeologo italiano Matthiae,

non sono mai esistiti.

La Siria non ha tempo per chi vuole impadronirsene da tempo.

È solo un luogo ridotto a pretesto dalle moderne democrazie.

La si bombarda di venerdì, per non provocare scossoni in borsa.

La Siria non conta morti, né feriti, dimore demolite e villaggi distrutti.

In Siria le donne non conoscono sofferenza, i piccoli muoiono senza piangere,

e gli adulti non hanno anima.

Per la Siria l’intelligenza tace, il pensiero resta muto, la pietà si dilegua.


https://www.glistatigenerali.com/diritti-umani/non-esiste-siria/

sabato 13 luglio 2024

Wittgenstein adversus Paolo di Tarso



L’acqua che nei Vangeli scorre limpida e tranquilla sembra schiumare nelle lettere di Paolo. O, almeno, così pare a me. Forse è proprio la mia impurità a scorgervi il torbido: perché, infatti questa impurità non potrebbe inquinare la limpidezza? Per me, però, è come se qui  vedessi una passione umana, qualcosa come orgoglio o ira, che non combacia con l’umiltà dei Vangeli. Come se nonostante tutto ci fosse qui un’accentuazione della propria persona, e  proprio come atto religioso, il che è estraneo al Vangelo. Vorrei domandare – e non vorrei  che fosse una bestemmia: «Che cosa può aver detto davvero Cristo a Paolo?» […]. Nei Vangeli – così mi sembra – è tutto più schietto, più umile, più semplice. Là ci sono capanne; in  Paolo, una chiesa. Là tutto gli uomini sono uguali e Dio stesso è un uomo; in Paolo c’è già  qualcosa come una gerarchia; gradi e cariche. 

L. WITTGENSTEIN, Pensieri diversi, edizione italiana a cura di M. Ranchetti, Adelphi, Milano 1988, p. 66 (appunti del 1937).

mercoledì 10 luglio 2024

FIGLI DI UN DIO MINORE di BIAGIO RICCIO e " per tutti i bimbi e le bimbe, i ragazzi e le ragazze violati, impediti, trivializzati nelle 900 guerre regionali vigenti oggi nel pianeta Giovanni Festa)






FIGLI DI UN DIO MINORE


BIAGIO RICCIO


https://www.glistatigenerali.com/diritti-umani_geopolitica/figli-di-un-dio-minore/


9 Luglio 2024

Quel bimbo invece di vedere la luce del sole e delle stelle ha la faccia piena di lividi ed ecchimosi per la guerra stupida che stanno disputando i grandi.

I suoi occhi implorano: “ma da me cosa volete”.

Non è nella sua calda cameretta o tra le braccia dei suoi genitori, o in un cortile a giocare.

È già adulto,perché deve preoccuparsi di scansare gli ordigni che aerei di guerra in picchiata fanno piovere dal cielo.

Si è anche stufato di piangere: abbassa gli occhi ,non li solleva al cielo, muto per lui; e guarda attonito con un silenzio che rifiuta ogni parlare ridondante ed inutile, fatto di ciarpame e di frasi d’accatto che gli risultano incomprensibili, perché sanno di guerra e fanno la guerra: solo orrore, abbrutimento della ragione,di iene fameliche di odio.

Il suo cuore conosce solo l’oblio,non assapora l’amore.

Le sue orecchie ascoltano unicamente grida di dolore e pianti amari di morte.

Ma cosa sia la scuola, il mare, i fiori, l’estate, la spiaggia, il carnevale, il Natale, la domenica, il ridere, scherzare, : non gli appartengono queste cose.

È notte cupa e nera: quel bimbo che sta a Gaza ed a Kiev è figlio di un Dio minore, che si è dimenticato di lui, del perdono e della pietà.


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Per tutti i bimbi e le bimbe, i ragazzi e le ragazze  violati, impediti, trivializzati nelle 900 guerre regionali vigenti oggi nel pianeta



lunedì 10 giugno 2024

Aldo Moro. Dall' Intervento all’Assemblea Costituente - Seduta di giovedì 13 Marzo 1947 - Presidenza del Presidente Terracini - Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana

 




Diceva l'onorevole Lucifero*, nel corso del suo interessante intervento in sededi discussione generale, riprendendo un'idea lungamente espressa nella nostracordiale discussione in sede di Sottocommissione, che era suo desiderio che lanuova Costituzione  italiana fosse una Costituzione non antifascista, bensì afascista.

Io, come già ho espresso in sede di Commissione all'amico Lucifero qualcheriserva su questo punto, torno ad esprimerla, perché mi sembra che questoelementare substrato ideologico nel quale tutti quanti noi uomini della democrazia possiamo convenire, si ricolleghi appunto alla nostra comune opposizione di fronte a quella che fu la lunga oppressione fascista dei valoridella personalità umana e della solidarietà sociale. Non possiamo in questosenso fare una Costituzione afascista, cioè non possiamo prescindere da quello che è stato nel nostro Paese un movimento storico di importanza grandissima, ilquale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni. Non possiamo dimenticare quello che è stato, perché questa Costituzione oggi emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza e della guerra rivoluzionaria ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremidella dignità umana e della vita sociale. Guai a noi, se per una malintesa preoccupazione di serbare appunto pura la nostra Costituzione da una infiltrazione di motivi partigiani,  dimenticassimo questa sostanza comune che ci unisce e la necessità di un raccordo alla situazione storica nella quale questa Costituzione italiana si pone. La Costituzione nasce in un momento di agitazioni e di emozione. Quando vi sono scontri di interessi e di intuizioni, nei momenti duri e tragici, nascono le Costituzioni, e portano di questa lotta dalla quale emergono il segno caratteristico. Non possiamo, ripeto, se non vogliamo fare della Costituzione uno strumento inefficiente, prescindere da questa comune, costante rivendicazione di libertà e di giustizia. Sono queste le cose che devono essere a base della nostra Costituzione e che io trovo in qualche modo espresse negli articoli che sto per esaminare


Roberto Lucifero d'Aprigliano  (Roma, 16 dicembre 1903 - Roma, 11 gennaio 1993) è stato un partigiano, avvocato, politico liberale e monarchico e giornalista italiano. Deputato all'Assemblea Costituente, poi senatore e infine deputato alla Camera


giovedì 30 maggio 2024

in onore e memoria dell'ottimismo militante di Franco Basaglia




"l’ottimismo militante di Basaglia, che ci insegna che dobbiamo riappropriarci dell’esercizio del conflitto e costituire un fronte di conflittività intransigente. Dobbiamo, dunque, mobilitare conflitti sui temi vicini alla vita quotidiana delle persone e delle comunità più deprivate, marginalizzate e private di diritti. Il coraggio di Basaglia permette di esigere e realizzare l’impossibile che diventa possibile. Esigere e realizzare non una società senza diversi, ma una società diversa. Una società dove le identità si fanno deboli per dare luogo a una cittadinanza diffusa. Una società permeata da un senso forte di cittadinanza. La cittadinanza è la certezza del diritto, è un corpo di garanzie, di istituzioni riformate e in permanente trasformazione che definiscono, o dovrebbero definire, una nuova etica, secondo cui tutti i soggetti in quanto tali hanno diritto ad accedere alle risposte appropriate ai loro bisogni. Cittadinanza è accesso alle opportunità lavorative, ai servizi sanitari, alla casa, ma anche all’ascolto, all’accoglienza, allo scambio. Quindi è certezza del diritto, ma anche tenerezza dell’umano." 


(Benedetto Saraceno, psichiatra, professore di Global Health alla Università di Lisbona appartiene al movimento della psichiatria anti-istituzionale italiana. Da sempre si occupa di approfondire i fenomeni della sofferenza urbana e, richiamandosi all’esperienza con Franco Basaglia, alla cui scuola si è formato, mette al centro della sua riflessione la cultura della deistituzionalizzazione.)


sta in 

“A società contenitive si risponde con società fondate sulla certezza del diritto”

di Valentina Rigoldi casadellacarita.org, 30 maggio 2024


https://ristretti.org/a-societa-contenitive-si-risponde-con-societa-fondate-sulla-certezza-del-diritto?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR0ZTVzG1CqoG5YKNlwKYgC2YruuF1f8yV4lQiqXKwQg9PALH9AnxOI22ws_aem_AY9NhGyVUz9v7reU6xaPoll9DEG9aJqevZsXCHD67PCRpeNe9jPChNNh8ar7L7guTTs_kBlyNiCtxAKg2sjVQB6r



«Noi, i campioni della grande civiltà occidentale che rivendica i valori dell'individuo, dello spirito e della ragione, ci troviamo indeboliti e distrutti da un sistema la cui logica sopravvive sulla nostra debolezza, sulla nostra acquiescenza e sulla manipolazione di questa debolezza e questa acquiescenza. I valori assoluti che ci sono stati sempre proposti (vanto della nostra civiltà popolata di santi e di eroi) hanno agito - nella loro irraggiungibilità e disumana perfezione - come strumento di dominio attraverso il gioco della colpa in chi non riesce a realizzarli, e come addestramento al compromesso e all'accettazione della propria impotenza negli ostinati che tentano di farlo. La distanza fra assoluto e relativo, quando il valore proposto come unico sia assoluto, serve come strumento di soggezione, dipendenza, manipolazione; serve a rendere assolutamente relativa (quindi vuota, inutile, priva di significato) ogni azione agli occhi di chi agisce; serve a far accettare supinamente e acriticamente la condizione disumana in cui si vive.»


(Franco Basaglia, Introduzione a La salute mentale in Cina, di Gregorio Bermann, Einaudi 1972)


sabato 4 maggio 2024

Claudio Tabacco. Cos'è la guerra...?



Cosa è la Guerra? Corpi smembrati, donne stuprate, bambinə mutilatə, sogni che non si realizzeranno mai, promesse di futuro che verranno sbugiardate, fame, sete, malattie mentali e fisiche, paura, Tenebra. Veramente qualcuno può pensare che la Guerra risolva qualcosa? Qualcuno può pensare che facendo carnai per gli avvoltoi vi siano da una parte eroi e dall'altra demoni? Qualcuno può pensare che l'odio non dilaghi?